Siria nel caos. Il dramma è anche ambientale

Inquinamento da petrolio, intossicazioni da materiale bellico, crisi idrica. Nelterritorio siriano la natura soffre insieme agli esseri umani. E’ l’eredità di ogni guerra. E serve un coinvolgimento internazionale

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Team GreentomeetSiria nel caos. Il dramma è anche ambientale

La situazione drammatica della Siria nelle ultime settimane è sotto l’occhio di tutti i
media internazionali, delle diplomazie occidentali e arabe, oltre che dell’opinione
pubblica.
Che cosa stia realmente accadendo nel grande Paese mediorientale – uno dei luoghi
più “caldi” e strategici del mondo, crocevia tra Iran, Iraq, Turchia, Libano Giordania e
naturalmente Israele – non è chiaro nemmeno agli osservatori più esperti.

Il nuovo regime – perché di regime si deve ancora parlare, in quanto uscito da un
golpe militare e con incertissime prospettive di una qualche evoluzione in senso
democratico-rappresentativo – dovrebbe teoricamente porre fine a 13 anni di
guerra civile, oltre che ai 24 di quello sanguinario (non c’era bisogno certo delle
scoperte shock di fosse comuni di questi giorni per saperlo) di Bashar al-Assad.

L’offensiva in armi partita il 27 novembre - per giungere l’8 dicembre alla presa della
capitale Damasco – reca la firma e la regia di Hay’at Tahrir al-Sham, formazione
militare islamica sunnita erede del Fronte al-Nusra e (perlomeno fino al 2015)
affiliata diretta di al-Qaeda.

Nel quadro politico altamente incerto e drammatico del Medioriente odierno, le
guerre e le tensioni hanno, oltre che un costo enorme e tragico di vite umane, un
costo ambientale di notevolissime proporzioni.

E’ bene ricordare, dunque, che anche in Siria, come in tutte le regioni del mondo
sotto conflitti armati, una parte non certo trascurabile del dramma delle popolazioni
è dato dai danni e dai pericoli ambientali. Vediamo nel caso siriano quali sono i
principali.

Inquinamento

A livello di Inquinamento, il territorio siriano, campo di battaglia ormai da decenni
degli scontri fra eserciti e milizie, registra un tasso di inquinamento significativo
delle falde acquifere e del suolo. La causa principale è appunto dovuta allo
sversamento di petrolio e di rifiuti bellici (con i loro materiali altamente tossici)
conseguente allo stato di guerra permanente.

Sversamenti

A questo si aggiunge lo stato delle raffinerie, che in Siria non risultano adeguatamente attrezzate.
Gli incidenti causa di sversamenti sono molteplici. Il più grave è stato probabilmente
quello della raffineria di Baniyas (Siria nordoccidentale) nel 2021, che ha riversato in
mare circa 15mila metri cubi di carburante, generando una marea nera di 800
chilometri quadrati (l’estensione di New York) con gravi danni all’ecosistema marino
e delle coste, anche di Cipro e Turchia.

Crisi idrica

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La crisi idrica. Il Paese siriano affronta da anni una crisi idrica che negli ultimi tempi
si è fatta acuta, per il combinato di siccità prolungata e distruzione delle
infrastrutture idriche causata dal conflitto.
L'accesso all'acqua potabile è un problema gravissimo, a volte un miraggio, per
milioni di persone. Si stima che il 42% della popolazione siriana faccia affidamento
su fonti d'acqua non sicure. Le conseguenze sulla salute pubblica sono evidenti, a
detta delle organizzazioni umanitarie internazionali che operano nella zona.

Erosione del suolo

L’erosione del Suolo e la deforestazione. La guerra permanente ha portato
all’abbandono di vastissime aree di terreno agricolo. Come conseguenza, il
fenomeno dell’erosione del suolo è aumentato paurosamente. Questo in un Paese
già dalla scarsa capacità agricola (attuale).

Deforestazione

La cronica mancanza di elettricità ha costretto la popolazione all’utilizzo della legna
per il riscaldamento e la cucina, causando un significativo fenomeno di
deforestazione in aree un tempo rigogliose di verde. Negli ultimi anni, si stima che il
20% delle foreste siriane sia andato perduto.

La paurosa crisi economica determinata dal conflitto ha portato ad un aumento dei
prezzi alimentari insostenibile per la popolazione. L’insicurezza alimentare – cui va
detto contribuiscono anche le sanzioni internazionali - si stima colpisca oltre 16
milioni di siriani.

Le malattie. Correlate ai fattori sopra esposti, ci sono le malattie e la loro diffusione
crescente tra la popolazione. La presenza sempre maggiore di campi per sfollati
favorisce le epidemie e la circolazione degli agenti patogeni. Fra tutte, il colera,
come sta denunciando da diversi anni Medecins sans Frontieres.
Ultimo ma non ultimo, il fattore terremoti.

Risalgono al febbraio 2023 i più recenti eventi sismici che hanno causato danni
ingenti alle infrastrutture. Avendo colpito aree già vulnerabili e fragili, i terremoti si
sono abbattuti su una popolazione di sfollati, complicando ulteriormente gli sforzi di
recupero e assistenza umanitaria.

L’area siriana è dunque una di quelle più critiche anche sul piano ambientale
dell’intero pianeta, oggi. Le organizzazioni non governative non bastano a
soccorrere una popolazione che, con la fine della guerra (se così sarà), non vedrà
certamente risolti i propri gravissimi problemi. Il coinvolgimento della comunità
politica internazionale è più che mai necessario e urgente.

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Direttore Editoriale. Alessandro Di Nuzzo è giornalista, scrittore e responsabile editoriale di Aliberti editore dal 2001. Ha curato diversi volumi sulla letteratura italiana e straniera, come Leopardi. Ricette per la felicità (2015); Poeti francesi del vino (2016); Dante e la medicina (2021). Il suo primo romanzo, La stanza del principe (Wingsbert House-Aliberti, 2015), ha vinto il Premio Mazara del Vallo Opera prima. È autore con Alessandro Scillitani del docufilm Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci (2019). Tra i suoi libri: Francesco da Buenos Aires. La rivoluzione dell'uguaglianza.
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