Presto che è tardi. Il Rapporto SDSN 2022

Il Rapporto SDSN 2022 fotografa un’Europa in ritardo nella realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030

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Euteni AI

Rapporto SDSN 2022 : “I progressi degli SDG in Europa sono in fase di stallo dal 2020”.
E’ con questa laconica frase che si apre, in buona sostanza, il Report 2022 dell’SDSN, il Sustainable Development Solutions Network, l’organizzazione promossa dalle Nazioni Unite nel 2012 per l’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile a livello nazionale e internazionale.

Gli SDG – ovvero gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, di cui abbiamo già parlato più volte – vengono misurati e monitorati nel tempo, attraverso un sistema di 169 sotto-obiettivi e 244 indicatori. L’indice di misurazione di questo sistema fornisce dunque lo stato della realizzazione e dell’avanzamento dei goals nei Paesi delle Nazioni Unite, e in questo caso, nelle nazioni europee.

“L’indice SDG per l’Europa di quest’anno mostra che l’UE ha fatto in media pochissimi progressi rispetto agli obiettivi dal 2020” dice il Report 2022. La pandemia di COVID-19 e altre crisi internazionali hanno infatti portato a inversioni di tendenza in atto in molti paesi europei. “In particolare su SDG 1 (Niente povertà), SDG 3 (Buona salute e benessere) e SDG 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica)”.

Anche i progressi registrati, sono da considerarsi, per il Report, limitati a pochi indicatori, o addirittura in direzione sbagliata, in qualche caso.

“L’UE ha raggiunto, o è sulla buona strada per raggiungere, circa il 66% degli obiettivi di sviluppo sostenibile inclusi nel Report sullo sviluppo sostenibile europeo, ma i progressi sono stati limitati al 20% degli indicatori e stanno andando nella direzione sbagliata al 13%”.
Le maggiori sfide per sono ancora nei settori del consumo e della produzione responsabili e dei sistemi alimentari sostenibili (SDG 2 e SDG 12-15). Importanti lacune si registrano anche nelle performance sull’SDG 9 (Industria, innovazione e infrastrutture).

Un altro aspetto poco confortante è che, secondo il report, le disuguaglianze all’interno dei paesi sono aumentate negli ultimi anni in diverse nazioni, “come dimostra la mancanza di progressi a livello dell’UE su molte dimensioni dell’indice leave no one behind (non lasciare indietro nessuno)”.

Infine, se è vero che i Paesi europei sono in cima all’indice SDG globale grazie alle migliori prestazioni sugli SDG socioeconomici, questo primato ha un effetto di ricaduta sul resto del mondo non certamente positivo, che si manifesta in particolare nelle catene di approvvigionamento non-sostenibili.

Il settore di consumi e delle materie prime, infatti, insieme a quello dei rifiuti esportati da parte dell’Unione europea causano ancora, secondo il Report, sfruttamento della manodopera, deforestazione e danni ambientali in altri Paesi. Dunque provocano un effetto di rallentamento nel raggiungimento degli obiettivi a livello globale. Un fenomeno, questo, che viene definito international spillover, e sul quale la UE cerca di intervenire a livello legislativo, promulgando ad esempio la legge sulla “deforestazione incorporata” (esternalità della produzione e del consumo di prodotti e servizi) approvata dal Parlamento europeo.


E l’Italia?


Scendendo nello specifico delle prestazioni dei singoli Paesi, si rilevano ancora ampi divari territoriali tra i Paesi del Nord e il Sud Europa e tra gli Stati dell’Ue e i candidati membri, in particolare per il Goal 9 “Imprese, innovazione e infrastrutture” e il Goal 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide”. E tuttavia può stupire il fatto che il report sottolinei come siano stati i Paesi dell’Europa centrale e orientale e gli Stati aspiranti membri dell’Ue a ottenere i progressi maggiori negli ultimi anni.

Qual è in questo scenario la situazione dell’Italia, secondo il Report?

Con un punteggio di 70,5 l’Italia migliora la sua posizione, che passa dalla 23esima del 2021 alla 19esima nel 2022. Rimane critica la situazione per il Goal 2, il Goal 13, il Goal 14 e il Goal 15.

Le azioni prioritarie

Si tratta dunque di invertire al più presto la tendenza, secondo il Report, e di dare un’accelerazione allo sforzo per il raggiungimento degli Obiettivi, a livello europeo e internazionale.
Sono cinque le azioni che vengono individuate come più urgenti ed efficaci:

  • includere nella voluntary-review, (cioè la presentazione dei progressi compiuti nell’attuazione dell’Agenda 2030, compreso il raggiungimento dei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e l’impegno al leave no one behind) che l’Unione europea ha l’impegno di presentare alle Nazioni Unite a luglio 2023, i temi principali quali le priorità interne, l’international spillover e la diplomazia per l’Agenda 2030;
  • pubblicare, entro luglio, una dichiarazione congiunta del Consiglio, del Parlamento e della Commissione europea per riaffermare l’impegno dell’Ue;
  • redigere una comunicazione della Commissione europea che indichi dettagliatamente modalità e tempistiche con cui l’Ue intende realizzare gli Obiettivi;
  • rafforzare gli impegni presi al G20 di Bali e alla Cop27 a Sharm El Sheikh e incentivare l’adozione di un meccanismo globale per condividere i costi delle conseguenze della crisi climatica;
  • sviluppare un nuovo sistema o rinnovare il mandato della piattaforma multi-stakeholder per coinvolgere la società civile, le organizzazioni e le imprese.

Qui puoi leggere il rapporto:

https://resources.unsdsn.org/europe-sustainable-development-report-2022

Da G.T.M.
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