Sta arrivando l’estate oppure è già arrivata? Dipende dalle regioni d’Italia, ma una cosa è certa: a breve le temperature saliranno, probabilmente fin troppo, e con esse la voglia di vacanza, che porta con sé, come ogni anno, l’allarme per le protezioni solari.
Più che un allarme, è un consiglio, quello che gli esperti hanno lanciato per quest’estate al popolo dei vacanzieri (e non solo a loro).
Con le temperature mondiali che hanno raggiunto i noti livelli record, è buona cosa riconsiderare le nostre abitudini sulle creme solari. Naturalmente per potenziarne l’effetto e assicurarci una protezione più alta e completa.
Premessa: le creme solari non sono tutte uguali. Ve ne sono di due tipologie fondamentalmente diverse: quelle minerali e quelle chimiche. Poiché le due categorie di prodotti gestiscono i raggi ultravioletti (UV) del sole in modo diverso, bisogna considerare con attenzione le differenze, soprattutto in condizioni di caldo estremo come quelle di oggi.
I filtri solari a base minerale possono contenere ossido di zinco o biossido di titanio, i quali creano una barriera che riflette la luce UV prima che penetri nella pelle. Le creme minerali non vengono assorbite, perciò soprattutto le formulazioni più vecchie lasciavano la classica sensazione untuosa e lo strato bianco. Oggi, però, la ricerca ha messo a disposizione del pubblico creme realizzate con nanoparticelle minerali, che hanno la caratteristica di strofinarsi molto meglio sull’epidermide.
Le persone che non amano la consistenza e l’untuosità dei filtri solari minerali si rivolgono ai filtri solari chimici, in creme o spray. Anche in questi prodotti, gli ingredienti formano un sottile film protettivo che non solo assorbe i raggi UV, ma ne modifica anche la struttura, convertendoli in calore prima che penetrino nella pelle.
Attenzione però. Le sostanze chimiche utilizzate vengono assorbite nella circolazione sanguigna. Non è infrequente, soprattutto in questi ultimi anni, leggere di autorità sanitarie che esprimono dubbi sui reali impatti per l’organismo di questo assorbimento, in particolare riguardo al lungo periodo.
Cosa fa davvero la differenza?
Scrive l’AAD (American Academy of Dermatology) sul proprio sito web: “Il miglior tipo di protezione solare è quello che userai ancora e ancora”.
Veniamo dunque ai consigli di questa importante associazione di dermatologi. Prima di tutto la raccomandazione è di usare una crema solare resistente all’acqua, e con un fattore di protezione solare (SPF) di 30 almeno o superiore; che assicuri una protezione ad ampio spettro sia contro i raggi UVA che contro i raggi UVB (quelli responsabili delle scottature).
Attenzione però. Questo è valido in condizioni “normali” di caldo e di esposizione al sole. Durante le sempre più frequenti ondate di caldo estremo (e gli Stati Uniti ne sanno qualcosa, quest’anno) i dermatologi indicano come preferibili i filtri solari minerali. Questo perché i filtri solari chimici possono perdere le loro capacità di filtraggio se esposti a temperature estremamente elevate.
Inoltre, si sottolinea il ruolo del sudore che, aumentando con l’aumentare delle temperature e combinandosi con gli ingredienti dei filtri solari chimici, provoca prurito ed eruzioni cutanee (cosa che abbiamo sperimentato in molti, in queste ultime estati).
In ogni caso, anche in assenza di caldo estremo, le persone con pelle sensibile – secondo l’AAD – dovrebbero preferire i filtri solari minerali.
Altre raccomandazioni. Quanta crema darsi?
L’AAD stima che la maggior parte delle persone applichi solo circa il 20% -50% della quantità di protezione solare necessaria per ottenere la quantità di SPF sufficiente.
Un adulto ha bisogno di un’oncia di crema solare (circa 28 grammi), che equivale a un bicchierino pieno. E dunque conviene portarsi un misurino sotto l’ombrellone, o un bicchierino – senza curarsi delle eventuali ironie dei vicini.
Il consiglio è poi di applicare un doppio strato di crema solare sulle zone del corpo più esposte al sole come viso, petto e spalle.
Si sa, poi – ma è bene ricordarlo – che i filtri solari devono essere riapplicati almeno ogni due ore e dopo aver nuotato o sudato. Durante un’ondata di caldo si suda di più, dunque sarà necessario applicarli ancora più spesso.
Tenere le creme lontane dal calore eccessivo
Benché la raccomandazione possa sembrare banale, non è da sottovalutare.
Le temperature all’interno delle auto o delle borse da spiaggia possono essere molto più elevate che all’aperto. Otto ore di esposizione a temperature da 30 a 50 C° e più – nelle auto lasciate al sole si raggiungono – possono alterare irreversibilmente le caratteristiche fisiche di una protezione solare chimica e diminuirne fortemente l’efficacia.
La protezione solare va conservata in ambiente fresco e buio. Se la stanza o il luogo dovessero essere troppo caldi, vanno messe vicino al frigorifero, o alla borsa del ghiaccio.