L'edizione numero 29 della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP29) si terrà a Baku, Azerbaigian, dall'11 al 22 novembre 2024. In preparazione di questo incontro cruciale, i piccoli stati insulari (SIDS), tra cui Maldive, Fiji, e Seychelles, stanno spingendo per un impegno più deciso sui finanziamenti climatici, sottolineando l'urgenza di fondi per mitigare i danni causati dal cambiamento climatico.
La vulnerabilità delle piccole isole
Questi stati sono tra i più colpiti dal riscaldamento globale, pur contribuendo in minima parte alle emissioni di gas serra. L'innalzamento del livello del mare, le tempeste più violente e le condizioni meteorologiche estreme stanno mettendo in pericolo non solo le infrastrutture, ma anche l'esistenza stessa di queste nazioni. Le Maldive, con un'altitudine media di soli 1,5 metri sopra il livello del mare, rischiano di essere sommerse, mentre le Fiji hanno già iniziato a spostare comunità dalle coste a causa dell'erosione.
Il presidente delle Seychelles, Wavel Ramkalawan durante la cop28, ha sottolineato che per queste nazioni non si tratta solo di una questione economica, ma di sopravvivenza. Per questi paesi, quindi, la COP29 potrebbe rappresentare una delle ultime speranze di ottenere i finanziamenti promessi per affrontare le sfide climatiche.
Le richieste dei SIDS
I piccoli stati insulari chiedono finanziamenti per l'adattamento e la mitigazione, oltre a risarcimenti per le perdite e danni già subiti. Il concetto di "giustizia climatica" è centrale nelle loro richieste: le nazioni che hanno storicamente contribuito di più al riscaldamento globale devono assumersi la responsabilità di sostenere quelle che stanno soffrendo di più a causa degli impatti climatici.
I fondi per l'adattamento sono destinati a sostenere progetti come la costruzione di infrastrutture resilienti, la protezione delle coste e la gestione delle risorse idriche. I fondi per la mitigazione, invece, mirano a ridurre le emissioni di gas serra attraverso l'adozione di energie rinnovabili e tecnologie pulite. Ma la battaglia più dura riguarda i finanziamenti per perdite e danni, che dovrebbero risarcire i paesi che subiscono conseguenze irreversibili del cambiamento climatico, come la perdita di terre abitabili e risorse vitali.
Il contesto della COP29
La COP29 rappresenta un momento critico per la comunità internazionale, chiamata a rendere operativo l'Accordo di Parigi del 2015 e a mantenere l'obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi Celsius. Tra i punti chiave della conferenza ci sarà la mobilitazione dei fondi promessi ai paesi in via di sviluppo, un impegno che ammonta a 100 miliardi di dollari all’anno. Tuttavia, nonostante la promessa risalga al 2009 durante la COP15, questi fondi non sono ancora stati pienamente stanziati, alimentando frustrazione e incertezza tra i piccoli stati insulari.
Le nazioni insulari stanno anche spingendo per la creazione di un fondo per perdite e danni che sia accessibile rapidamente e direttamente, senza i ritardi che hanno caratterizzato le precedenti promesse di aiuto. La Alliance of Small Island States (AOSIS), un gruppo che rappresenta gli interessi delle piccole isole, ha sottolineato che, senza un’azione rapida, molte di queste nazioni potrebbero non essere in grado di garantire la sopravvivenza delle loro comunità.
Le sfide politiche
Nonostante la crescente attenzione internazionale sui SIDS, le sfide politiche restano elevate. Questi paesi, pur essendo tra i più vulnerabili, hanno poco potere contrattuale nei negoziati globali, soprattutto in confronto alle grandi economie. Tuttavia, grazie a coalizioni come AOSIS, le isole stanno cercando di amplificare la loro voce nei negoziati e spingere le grandi economie ad assumersi maggiori responsabilità.
Uno degli aspetti più controversi della COP29 sarà probabilmente il dibattito sul fondo per le perdite e i danni. Gli Stati Uniti e altre economie avanzate hanno storicamente mostrato riluttanza a impegnarsi su questo fronte, temendo richieste di risarcimento crescenti. Tuttavia, i piccoli stati insulari non intendono arretrare, sostenendo che il fondo per perdite e danni è una questione di giustizia e di equità.
Speranze e prospettive per la COP29
Con la COP29 alle porte, le speranze dei piccoli stati insulari sono alte, ma sono consapevoli che il risultato non è garantito. Come ha dichiarato Jacynta Fa'amau, attivista del Pacifico per l’organizzazione globale 350.org, "Questa COP sarà decisiva non solo per le piccole isole, ma per il futuro dell’intero pianeta. Non possiamo più permetterci compromessi o ritardi".
Il destino delle piccole isole dipende in gran parte dalla capacità della comunità internazionale di prendere decisioni coraggiose e di impegnarsi concretamente nel sostenere i paesi più vulnerabili. Mentre l’attenzione si sposta su Baku, il mondo attende di vedere se i leader globali saranno all'altezza della sfida.
Fonti:
- Intervista con Jacynta Fa'amau, Pacific Campaigner, 350.org(Global Issues)
- Documenti preparatori della COP29
- OASIS
- unep