“Chiare, fresche et dolci acque, dove pose il suo corpo l’unica che a me sembra degna di essere definita donna…”, decantava Francesco Petrarca in una delle sue più famose poesie del Canzoniere. Oggi, a secoli di distanza, le “fresche acque” sono contaminate con sostanze chimiche costruite in laboratorio, definite PFAS. La contaminazione diffusa in molte parti del mondo, sembrerebbe coinvolgere anche regioni italiane come il Veneto e la Lombardia secondo i dati rilevati da Greenpeace e non solo.
La notizia sale ogni tanto alle “luci della ribalta”, grazie all’indagine di qualche media nazionale, nonostante il problema sia conosciuto da decenni. Ma stavolta c’è qualcosa di più.
Precisiamo che quando ci occupiamo di “PFAS” (sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) stiamo considerando una classe di composti chimici artificiali, che comprende migliaia di sostanze, alcune delle quali sono ampiamente utilizzate in vari processi industriali e prodotti di consumo già dagli anni ’40.
Alla sbarra degli imputati ci sono due di queste molecole: il PFOA e il PFOS. Il primo è infatti stato dichiarato colpevole dall’OMS di essere cancerogeno per l’uomo ed è stato inserito nel Gruppo 1 (in questo gruppo vengono collocate secondo lo Iarc le sostanze cancerogene per l’uomo) con la motivazione che riportiamo testualmente:
“sulla base di prove sufficienti per il cancro negli animali da esperimento e di una forte evidenza meccanicistica che il PFOA presenta caratteristiche chiave di agenti cancerogeni negli esseri umani esposti. C’erano prove limitate nell’uomo per il cancro del testicolo e per il carcinoma a cellule renali.”
Il PFOS rimane un osservato speciale con la motivazione testuale: “possibilmente cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B) sulla base di forti prove meccanicistiche. C’erano prove limitate di cancro negli animali da esperimento e prove inadeguate di cancro negli esseri umani per PFOS.” Maggiori informazioni si possono trovare sulla pagina della World Health Organization pubblicata in data primo dicembre 2023.
Perché vengono utilizzate queste sostanze e da chi?
Queste sostanze hanno caratteristiche uniche. La loro composizione chimica conferisce loro una notevole stabilità, resistenza e durata nel tempo. Caratteristiche che rendono queste sostanze utili in una gamma di applicazioni industriali notevoli.
Tra queste vi sono la produzione di tessuti e tappeti resistenti a macchie e acqua, imballaggi per alimenti, pentole antiaderenti, abbigliamento tecnico, schiume antincendio e molti altri prodotti. Le caratteristiche oleo e idrorepellenti dei PFAS sono fondamentali per svariati tipi di lavorazioni.
Come avviene la loro diffusione?
La loro diffusione nell’ambiente può avvenire attraverso diversi canali:
Il principale, come già anticipato, è la produzione e l’uso industriale: durante la produzione e l’utilizzo di prodotti contenenti PFAS, questi composti possono essere rilasciati nell’ambiente attraverso le acque di scarico industriali e le emissioni atmosferiche. Alla ribalta mediatica ci sono i casi accaduti in Veneto e in Lombardia, dove si sono trovate alte percentuali di sostanze cancerogene rilasciate nelle acque. Stanno emergendo casi anche dal Piemonte.
Altra fonte di diffusione può essere lo smaltimento di prodotti di uso quotidiano contenenti PFAS che possono portare alla loro liberazione nell’ambiente. Ad esempio, i prodotti che si degradano in discarica mal gestita possono rilasciare PFAS, che possono poi percolare nel suolo e nelle acque sotterranee.
Impianti di trattamento delle acque reflue: le acque reflue domestiche e industriali possono contenere PFAS, che possono non essere completamente rimossi dagli impianti di trattamento delle acque reflue.
In generale, non dobbiamo sottovalutare che la persistenza dei PFAS nell’ambiente e la loro capacità di viaggiare attraverso l’acqua e l’aria significano che possono diffondersi su vaste aree, lontano dai punti di origine iniziali. La loro resistenza alla degradazione naturale li rende particolarmente problematici, poiché possono accumularsi nell’ambiente e negli organismi viventi, portando a potenziali effetti nocivi sulla salute umana e sugli ecosistemi.
Le conseguenze sulla salute
L’OMS ha decretato che il PFOA è cancerogeno per gli uomini e per gli animali perché presenta caratteristiche chiave di agenti cancerogeni negli esseri umani esposti, con marginali carichi dei reni e testicoli. Su questo, ad oggi, non ci sono discussioni.
In generale, ci sono numerosi studi che evidenziano che le sostanze possono provocare alterazioni a livello del fegato, della tiroide, del sistema immunitario, del sistema riproduttivo e dello sviluppo fetale, e alcuni tipi di neoplasie.
Quando parliamo di PFAS, facciamo riferimento a migliaia di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS). Queste sostanze sono ancora oggi ampiamente utilizzate nonostante sia dimostrato che, nel corso del tempo, si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente. Sono «sostanze chimiche permanenti», in quanto sono estremamente persistenti nel nostro ambiente e organismo e, soprattutto, è difficile e costoso fare azioni di bonifica.