Quando scegliamo frutta e verdura al supermercato, siamo, si spera, ormai abituati a considerare la stagionalità del prodotto, a non acquistare fragole a dicembre o arance ad agosto, ma facciamo lo stesso quando compriamo il pesce?
La stagionalità legata al pesce non è, purtroppo, ancora un argomento sdoganato, eppure è fondamentale per tutelare il mare e i suoi ecosistemi. A questo concetto sono legate pratiche che ci riguardano nel quotidiano, quali il fermo pesca, ad esempio. Tuttavia, non c’è molta informazione a riguardo.
Pesca sostenibile: un pilastro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite
Eppure, il tema della pesca sostenibile è, senza esagerare, un imperativo per il futuro. Ce lo testimonia l’Agenda 2030 dell’ONU, dove l’argomento è ampiamente incluso. Adottata nel 2015 e ormai nota anche ai più, l’Agenda 2030 è un piano d’azione globale per la sostenibilità che include 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).
La pesca sostenibile è strettamente collegata all’SDG numero 14: “Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. Il tema è, in effetti, cruciale per la salvaguardia degli ecosistemi marini e per garantire la sicurezza alimentare delle future generazioni.
Come si legge sul sito delle Nazioni Unite , gli oceani coprono i tre quarti della superficie terrestre e più di tre miliardi di persone dipendono da essi per il proprio sostentamento. Per quanto riguarda la biodiversità, in essi vivono circa 200.000 specie identificate, ma quelle a noi non note potrebbero raggiungere l’ordine dei milioni. Inoltre, l’impatto sul clima è fondamentale, poiché gli oceani assorbono circa il 30% della Co2 da noi prodotta, attenuando in questo modo il riscaldamento globale.
Tuttavia, nonostante l’importanza degli oceani per noi e per il nostro pianeta, il loro sfruttamento è diventato preoccupante poiché la pesca sta contribuendo all’estinzione di numerose specie di pesce, all’inquinamento dei mari e alla perdita degli habitat naturali lungo le coste.
Ecco, dunque, che la conservazione degli ecosistemi marini, la pesca sostenibile e la sua necessità per la sicurezza alimentare entrano prepotentemente nelle linee guida dell’ONU per un futuro migliore. Le Nazioni Unite, inoltre, si muovono in prima persona collaborando con vare nazioni per implementare regolamentazioni che limitano la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (la cosiddetta pesca INN); sostenendo l’istituzione di aree marine protette e la promozione di tecniche di pesca a basso impatto ambientale; infine, lanciando programmi per educare le comunità di pescatori e i consumatori sull’importanza della pesca sostenibile.
L’importanza di mangiare pesce di stagione
Tre sono i motivi principali che dovrebbero spingerci a scegliere sempre pesce pescato in maniera sostenibile, locale e di stagione. Il primo è certamente l’impatto ambientale, poiché consumare pesce in modo corretto aiuta a ridurre il sovrasfruttamento degli stock ittici, ed evita di spingere verso il collasso popolazioni marine, causando effetti devastanti sull’intero ecosistema.
Pratiche di pesca sostenibile includono, ad esempio, il noto fermo biologico, che consente al pesce di riprodursi e mantenere l’equilibrio ecologico.
I periodi di fermo pesca variano a seconda delle normative nazionali e regionali, possono variare ogni anno e sono stabilite dalle autorità competenti in base a studi scientifici e alle condizioni locali degli stock ittici. In generale, nel Mediterraneo, il fermo biologico è frequente nei mesi estivi, anche se sui siti delle Regioni costiere italiane è possibile trovare notizie più specifiche.
La nostra salute è il secondo motivo per cui conviene mangiare pesce sostenibile che, provenendo da ambienti meno inquinati e non essendo esposto a pratiche di allevamento intensivo che spesso utilizzano antibiotici e altre sostanze chimiche, tende ad essere più sano.
Infine, acquistare pesce locale e di stagione supporta l’economia italiana e i piccoli pescatori che seguono pratiche rispettose dell’ambiente. Oltretutto, questo contribuisce a mantenere viva la tradizione della pesca nella nostra Penisola, che varia da area ad area ed è, talvolta, ancora caratterizzata da pratiche secolari e da rituali antichi, che contribuiscono ad arricchire il nostro patrimonio storico e culturale.
Consumare pesce locale e di stagione è, dunque, un aspetto chiave della sostenibilità. La stagionalità del pesce, chiaramente, varia in base alla specie e alla regione. Nel Mediterraneo, le stagioni di pesca sono determinate dal ciclo di vita delle specie ittiche e dalle normative locali che mirano a proteggere le risorse marine durante i periodi di riproduzione.
Ma vediamole un po’ più nel dettaglio, seguendo le indicazioni di ANDID (Associazione Nazionale Dietisti):
1. Inverno: in questa stagione, si può trovare la vongola verace, il fragolino, la seppia, la triglia e il polpo;
2. Primavera: in primavera, abbondano l’alice, la gallinella, la razza, il sarago e la spigola;
3. Estate: tra le specie estive ci sono l’alice, l’orata, la ricciola, la sogliola e la sardina;
4. Autunno: in autunno, si possono trovare il tonno, il sarago e nuovamente la triglia, la spigola e la ricciola.
Consumare pesce di stagione, in definitiva, ci permette di avere un prodotto più fresco e saporito, di rispettare la natura e i suoi cicli, e di favorire i pescatori locali, riducendo la dipendenza dalle importazioni. Certamente, sta a tutti noi fare la differenza, per far sì che l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 sia sempre più vicino, e che le generazioni future possano continuare a godere dei benefici che gli oceani ci offrono.