Lo Zen e l’arte di salvare il pianeta

Lo zen può aiutarci a salvare il pianeta? Messa così, la domanda potrebbe sembrare ironica. In realtà il rapporto fra le religioni, la spiritualità e l'ambiente è un argomento molto serio e affascinante.

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Lo zen può aiutarci a salvare il pianeta?

Messa così, la domanda potrebbe sembrare bizzarra e quasi irriverente. Si tratta, in realtà, di una questione piuttosto seria: quella che riguarda il rapporto fra le religioni e il loro credo da una parte, e il credo più “laico” della battaglia ambientalista dall’altra.

Non v’è dubbio che la spiritualità orientale, il buddismo in particolare, abbia sviluppato nei secoli un pensiero speciale, e probabilmente unico fra tutte le grandi religioni mondiali, sulla relazione essenziale fra gli esseri umani e tutto ciò che sta intorno a loro mentre vivono il loro ciclo di vite, il samsara.
Fra le personalità religiose contemporanee del mondo buddista, quella che forse più di ogni altra si è impegnata nella sensibilizzazione sui temi ambientali è stato il monaco Thich Nhat Hanh.

Thay, come lo chiamano I suoi numerosissimi seguaci sparsi in tutte le parti del mondo, è stato un maestro zen buddista di origine vietnamita, poeta, autore, studioso e attivista per il cambiamento sociale. Capofila già negli anni Sessanta di quello che venne definito buddismo engaged, cioè impegnato nelle grandi questioni politiche e sociali del mondo contemporaneo, Thich Nhat Hanh venne proposto nel 1968 per il premio Nobel per la pace nientemeno che da Martin Luther King, con cui strinse in quegli anni una solida amicizia.

Dopo aver fondato in Francia il Plum Village, divenuto il più grande monastero buddista in Europa, oltre che meta di moltissimi praticanti “laici” che condividono seminari e ritiri con i 200 monaci della struttura, Thich Nhat Hahn è stato autore di molti libri di successo: La pace è ogni passo e The Art of Living sono forse i più famosi.

Nel 2008 Thich Nhat Hanh ha pubblicato The World We Have. A Buddhist Approach to Peace and Ecology (in italiano L’unico mondo che abbiamo).

Un volumetto agile, com’è nello stile del monaco vietnamita, ma capace di suscitare – quando uscì una quindicina di anni fa, in un momento in cui il dibattito sull’ambiente era certo diverso da quello odierno – una notevole eco. Thich Nhat Hanh vi offriva una visione drammatica del futuro del pianeta, surriscaldato per l’azione dei combustibili fossili, degradato da un massiccio consumo eccessivo, sconfitto da una crescita demografica insostenibile.

La novità introdotta da Hanh nel dibattito era una proposta di tipo spirituale e pratico al tempo stesso. La possibile soluzione alla crisi, sostiene Thay, sta tutta nell’insegnamento buddista dell’impermanenza di tutte le cose. Questo principio spirituale, etico e pratico ci offre la pace interiore necessaria per poter poi usare l’intelligenza e la tecnologia collettive al fine di ripristinare l’equilibrio della Terra.

Mescolando intuizioni stimolanti con strategie effettive, Thay descrive in questo libro i progetti che la sua stessa comunità monastica ha intrapreso per la cura dell’ambiente, e che possono servire da modello per qualsiasi comunità o gruppo di condivisione di interessi comuni. Si scopre così che da anni il Plum Village promuove un “No Car Day”, osservato una volta alla settimana, e che ha stilato un “Foglio di impegno del trattato di pace sulla terra”.

A coronamento del libro, poi, un bellissimo (e piuttosto sorprendente per un monaco, buddista o no) discorso di Thich Nhat Hanh tenuto all’assemblea dell’UNESCO nell’ottobre 2006, che illustrava, appunto, la sua proposta per una “Giornata senza auto” globale!

Un altro testo che ben esprime tutto l’impegno del maestro buddista verso i drammi ambientali del millennio è A Love Letter to the Planet del 2012 (in italiano Lettera d’amore alla Madre Terra). Si tratta, ancora una volta, di un volume breve, di poco più di cento pagine. Questa volta, come si intuisce dallo splendido titolo, quello che lancia Thay è un appello. Un appello appassionato e attraversato da un senso di amorosa urgenza, rivolto a tutti coloro che hanno a cuore “il destino della nostra casa comune, e ancora credono nella possibilità di costruire un futuro di serenità per i nostri figli e per tutte le specie viventi”.

Anche in questa pagine, la “dottrina” del monaco vietnamita è semplice e chiara. La salvezza può passare solo attraverso una vera e propria rivoluzione spirituale, di cui Thay traccia i passi concreti già nel sommario dei capitoli: Noi siamo la Terra. Passi risanatori. Bentornato a casa. Ampliare il nostro potere. Pratiche per innamorarsi della Terra. Lettera D’amore al pianeta.

Ancora in The Bells of Mindfulness del 2013, un’antologia di passi tratti dai libri e dai discorsi di Thich Nhat Hahn sull’ambiente, l’accento è posto sul concetto chiave dell’Interessere. “Ogni cosa, e ognuno di noi, è collegato a tutto ciò che esiste e non può esistere separatamente”, afferma il monaco attingendo ai fondamenti della dottrina buddista. E’ in nome di questo interessere, dunque, che non possiamo non avvertire la profonda sofferenza del pianeta come una sofferenza nostra, e condividerla pienamente e consapevolmente.

“Quando ti svegli e vedi che la terra non è solo l’ambiente, che la terra siamo noi, tocchi la natura dell’interessere. E in quel momento puoi avere una vera comunicazione con la Terra… Dobbiamo svegliarci insieme. E se ci svegliamo insieme, allora abbiamo una possibilità. Il nostro modo di vivere la nostra vita e di progettare il nostro futuro ci ha portato in questa situazione.
E ora dobbiamo guardare in profondità per trovare una via d’uscita, non solo come individui, ma come collettività, come specie”.
In questa prospettiva, lo zen può diventare, tra le tante cose, anche l’arte di salvare il pianeta, come recita il titolo di un altro libro del monaco uscito nel 2022. Un’arte basata prima di tutto sulla pratica meditativa, come premessa indispensabile per realizzare quel cambiamento interiore e personale che sta alla base di tutti i successivi cambiamenti del mondo esterno.

Modificare il nostro modo di pensare, liberarci dalle nozioni che ci bloccano la strada, trovare la verità e toccare la realtà così com’è. Abbandonando le vecchie abitudini (prima di tutto mentali), otteniamo secondo Thich Nhat Hahn l’intuizione e l’energia di cui abbiamo bisogno per intraprendere la difficile strada che porta alla salvezza del pianeta – e di noi con lui.

Direttore Editoriale. Alessandro Di Nuzzo è giornalista, scrittore e responsabile editoriale di Aliberti editore dal 2001. Ha curato diversi volumi sulla letteratura italiana e straniera, come Leopardi. Ricette per la felicità (2015); Poeti francesi del vino (2016); Dante e la medicina (2021). Il suo primo romanzo, La stanza del principe (Wingsbert House-Aliberti, 2015), ha vinto il Premio Mazara del Vallo Opera prima. È autore con Alessandro Scillitani del docufilm Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci (2019). Tra i suoi libri: Francesco da Buenos Aires. La rivoluzione dell'uguaglianza.
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