La strage dei delfini rosa. Un dramma naturalistico dalle cause ancora misteriose

Gli scienziati si interrogano se il riscaldamento globale abbia causato la morte dei rari delfini di fiume, “gioielli” naturali dell’Amazzonia tra Brasile e Perù

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immagine by : [thomaseder] © 123RF.com

E’ stata la più lunga siccità che abbia mai colpito la foresta amazzonica, quella dell’autunno-inverno 2023.
L’incubo della mancanza d’acqua, in un territorio che ne ha ingentissimo bisogno per nutrire la sua natura straordinariamente rigogliosa, ha riguardato in particolar modo alcune aree: come quella intorno al lago Tefé, le cui acque hanno raggiunto nell’ottobre scorso i 40,9°C, più di 10 gradi in più rispetto alla media del periodo dell’anno.

E’ proprio in questa zona che si è verificato uno dei disastri naturali più gravi, di certo il più impressionante e, per certi versi, perfino toccante. La strage dei delfini rosa.

Fra le migliaia di pesci che sono morti nei corsi d’acqua amazzonici a causa della siccità e della relativa mancanza di ossigeno nell’acqua, il ritrovamento delle carcasse dei delfini di fiume è stato uno shock – non solo per i naturalisti – le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.

Il meccanismo che ha portato alla strage è descritto dagli esperti come piuttosto semplice. Sono stati i bassi livelli dei fiumi durante la siccità dello scorso anno a far sì che l’acqua si riscaldasse a temperature probabilmente intollerabili per i delfini. Questa è ipotesi prevalente, anche se non si escludono altre cause o concause come agenti tossici e/o inquinanti.

Il delfino rosa (o “boto”) prende il nome dal colore unico e straordinario della sua epidermide. Si tratta di una specie d’acqua dolce (una delle poche rimaste sull’intero pianeta) che si trova solo nei fiumi del Sud America.

Amatissimo dai turisti che giungono da tutto il mondo per visitare l’Amazzonia, è una creatura considerata addirittura mitica nella cultura locale, venerata e vituperata in base alle credenze.

L’Inia geffrensis, questo il suo nome scientifico, si distingue chiaramente dai delfini di fiume grigi o tuxuci (Sotalia fluviatilis), più simili agli esemplari marini sia per la conformazione sia per le abitudini.

In realtà, i rosa non vengono al mondo con quel tipicissimo e straordinario colore. Nascono grigi, diventando lentamente rosa con l’età. Poiché i delfini maschi sono nettamente più rosa degli esemplari femminili, i naturalisti pensano che la colorazione sia il prodotto di un tessuto cicatriziale, prodotto da giochi violenti o da lotte per le conquiste. Ma anche il comportamento, la posizione dei capillari, la dieta e l’esposizione alla luce solare influiscono sulla loro colorazione. Di fatto, gli esemplari che possono sfoggiare un rosa più brillante sono anche quelli che attirano maggiormente l’attenzione delle femmine.

E non è tutto. Quando i delfini sono eccitati, possono arrossire di un rosa più acceso: proprio come gli esseri umani.

Essendo le vertebre del loro collo non fuse insieme a differenza di altri delfini, i rosa hanno un’estrema agilità. Possono girare la testa fino a 90 gradi: questo consente loro di aggirare i tronchi d’albero, le rocce e gli altri ostacoli.
Sanno nuotare in avanti con una pinna mentre remano all’indietro con l’altra, e così compiono straordinarie rotazioni. Spesso nuotano a testa in giù, si pensa per vedere meglio il fondo del fiume.

La loro vista sopra e sott’acqua è ottima: questo consente loro di orientarsi nelle acque limacciose dell’Amazzonia per catturare le loro prede, anche grazie a un eccellente senso di ecolocalizzazione.


Per scongiurare la perdita e addirittura l’estinzione di questa meraviglia del mondo animale, è sceso in campo l’Istituto per lo Sviluppo Sostenibile di Mamirauá (IDSM). Si tratta di un’organizzazione sociale finanziata e supervisionata dal Ministero della Scienza, Tecnologia e Innovazione brasiliano (MCTI), che svolge le sue attività nelle riserve di sviluppo sostenibile di Mamirauá e Amanã, nello Stato brasiliano di Amazonas.

I ricercatori dell’Istituto sono impegnati in questi mesi in uno strenuo lavoro di ricerca, affinché la strage dell’ottobre 2023 non si ripeta. Prelevano campioni biologici per verificare la risposta dei delfini al calore. Studiano esemplari della specie a rischio di estinzione, effettuando analisi del sangue e altri esami prima di riportarli nel loro habitat nel lago.

L’obiettivo è quello di non farsi trovare più impreparati qualora la siccità dovesse nuovamente minacciare il territorio amazzonico e i suoi rari delfini.

Un evento, purtroppo, il cui verificarsi è prevedibile: gli scienziati hanno concluso che la siccità da record dell’anno scorso è stata resa 30 volte più probabile dal riscaldamento globale.

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Da G.T.M.
Greentomeet
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