E se Babbo Natale fosse green?

E se dietro la figura di Babbo Natale ci fosse molto di più del consumismo e dei regali? Scopriamone insieme il lato green

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Cari grandi e piccini, vi siete mai chiesti quale sia la storia di Babbo Natale? La conoscete già? O non vi interessa perché l’unica cosa importante è ricevere i regali sotto l’albero la mattina del 25 dicembre? Eh già… i regali. Non è facile immaginare Babbo Natale senza il suo sacco pieno di pacchettini colorati, la barba bianca e il vestito rosso. Ma siamo sicuri che Babbo Natale sia solo questo? La sua storia è molto più antica di quanto immaginiamo, e negli anni è cambiata tantissimo!

Parecchi secoli fa, nel Medioevo, visse infatti un vescovo dal nome San Nicola (Santa Klaus), che amava aiutare i bisognosi e portare doni. Un giorno venne a sapere di una famiglia caduta in disgrazia: il padre aveva perso tutti i suoi averi e non sapeva come aiutare le sue tre figlie, talmente povere che nessuno le avrebbe volute sposare. San Nicola, allora, prese tre sacchettini e li riempì di monete d’oro: durante la notte li poggiò sul davanzale della camera delle fanciulle, di modo che esse, al risveglio, avrebbero avuto una bellissima sorpresa. Vi ricorda qualcuno? 

Nell’Ottocento, negli Stati Uniti, fu lo scrittore Washington Irving a raccontare la storia di Babbo Natale che oggi conosciamo meglio, descrivendolo come un piccolo uomo che viaggiava su un carro, volando tra gli alberi. Fu poi Clement C. Moore, altro poeta ottocentesco, a svelarci in una sua poesia, Twas the Night Before Christmas, che Babbo Natale viaggiava con otto renne, ognuna con un nome, e che portava regali a tutti i bambini che si erano comportati bene.

Nel corso del tempo, insomma, Babbo Natale divenne sempre più simile a quello che conosciamo oggi, soprattutto grazie ai disegni di un artista tedesco di nome Thomas Nast, che ce lo mostrò paffuto, pieno di doni, con la barba lunga e del vischio in testa, vestito di rosso con la pelliccia bianca.

L’idea di Nast fu ripresa, negli anni trenta del Novecento, dalla Coca-Cola: sì, proprio da quella multinazionale che ideò la celebre bevanda! Nelle pubblicità della Coca-Cola Babbo Natale acquisì la sua immagine più famosa: vestito di rosso, con la pancia prominente, sorridente e allegro, pronto a distribuire regali a tutti. Ma perché la Coca-Cola aveva bisogno di Babbo Natale? Semplice: aveva bisogno di un testimonial che incentivasse le vendite nei mesi invernali, e Babbo Natale fu ritenuto perfetto per questo ruolo.

La Coca-Cola, dunque, aveva bisogno di Babbo Natale, ma Babbo Natale aveva proprio bisogno della Coca-Cola? Credo che se potessimo chiederglielo ci risponderebbe: “che danno di immagine! Già c’era chi mi vedeva come uno che portava solo regali, alimentando il consumismo… poi la Coca-Cola ha dato il colpo di grazia! Oggi, anche a causa sua, molti mi vedono come il simbolo di un mondo consumista, dove l’importante è ricevere regali materiali e possedere oggetti.”

Effettivamente, il nostro caro Babbo Natale avrebbe ragione… negli anni, è diventato l’emblema del consumo, del benessere economico, e dell’accumulo di oggetti: tutte cose che al nostro pianeta non hanno di certo fatto bene. Pensateci, abbiamo sempre realmente avuto bisogno di quello che abbiamo chiesto a Babbo Natale? I giocattoli che ci ha regalato li abbiamo ancora o sono, ahimè, finiti nella spazzatura quando c’era qualcosa che ci piaceva di più?

Babbo Natale non sarebbe affatto contento di tutto ciò! La sua natura può avere sfaccettature ben diverse da quelle che siamo abituati a vedere: egli può, e credo vorrebbe, essere anche un grande insegnante di sostenibilità, in grado di mostrarci come possiamo diventare persone migliori e più rispettose dell’ambiente.

Innanzitutto, come viaggia Babbo Natale? Non usa di certo un motore rumoroso che inquina l’aria, ma una slitta che vola silenziosa, trainata da renne. E i regali? L’esercito di elfi che lavora per lui, creando i giocattoli che noi gli chiediamo, è stanco di tutta questa plastica! Meglio il legno, la stoffa, la carta o del materiale riciclato.

Che poi, chi ha detto che i regali debbano essere solo balocchi? Un pomeriggio al parco, un viaggio con la famiglia, un libro da leggere insieme, un seme da piantare nel giardino non sono cose altrettanto importanti nella vita? Un giocattolo, dopotutto, si rompe o ci stanca, un bel ricordo, invece, resta per sempre con noi! A volte, per fra felici gli altri, non servono oggetti materiali, basta un pensiero o un gesto di amore.

Se, poi, Babbo Natale potesse esprimersi sui nostri stili di vita, credo che avrebbe molto da dirci: per esempio, si arrabbierebbe perché i ghiacci del Polo Nord, dove vive durante tutto l’anno in previsione del Natale, sono sempre di meno e sempre più minacciati dall’inquinamento.

Viaggiando nel cielo e vedendo il mondo dall’alto, del resto, si deve rendere ben conto di quanto, a causa nostra, il nostro pianeta sia malridotto. Troppi rifiuti e troppo poco verde… per questo ci controlla e si assicura, ogni volta che i apriamo i regali, che smaltiamo correttamente i materiali e che non sprechiamo nulla!

Il vero spirito del Natale, dopotutto, non è solo ricevere oggetti, ma anche prendersi cura gli uni degli altri e della Terra. Anche i piccoli gesti, come scegliere un regalo sostenibile o non abbandonarsi agli sprechi e al consumismo, possono fare una grande differenza. Così, ogni anno, Babbo Natale continua il suo viaggio, sperando di vedere dall’alto un mondo migliore: se ascoltiamo il suo messaggio possiamo diventare, anche noi insieme a lui, custodi di un Natale più green.

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Claudia Russo ha studiato storia dell’arte a Siena, Parigi e Bologna. Appassionata di viaggi rigorosamente culturali e di serate conviviali un po’ meno impegnate, curiosa, determinata e amante del bello, trova sempre il tempo per una buona tazza di tè e per interrogarsi, con sguardo critico, sugli avvenimenti del nostro tempo
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