La nostra salute e quella del pianeta cominciano a tavola.

Un libro esplora come il nostro modo di mangiare impatta sugli equilibri ambientali

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La nostra salute : Ci sono alimenti che si potrebbero definire “amici del clima”. Guarda caso, questi stessi cibi sono anche i migliori amici della nostra salute. A spiegarcelo con molta chiarezza è Eliana Liotta nel suo libro Il cibo che ci salverà. Una lettura davvero illuminante, per chi voglia abbracciare uno stile alimentare allo stesso tempo salutare ed ecosostenibile.

Facciamo però una premessa. Secondo le stime della FAO, il bestiame da allevamento emette una quantità di gas serra pari più o meno alle emissioni di tutti i camion, le auto, i velivoli e le navi del mondo messi insieme. Sembra difficile da credere, ma è così.
Sempre secondo la FAO, la carne rossa fornisce solo l’1% delle calorie alla popolazione della terra, pur rappresentando il 25% di tutte le emissioni che derivano da agricoltura e allevamento.

Greenpeace ha poi messo sotto “inchiesta” gli allevamenti intensivi dal punto di vista della formazione di polveri sottili Pm 2,5. E ha scoperto che questi contribuiscono, eccome. In Italia, tra il 1990 e il 2018, è diminuito l’inquinamento dovuto ai trasporti su strada, all’industria e alla produzione energetica, mentre è aumentato del 10% quello legata alla zootecnia.
Se invece raddoppiassimo entro il 2050 i consumi di vegetali e dimezzassimo quelli di zuccheri, farine raffinate e carni rosse e trasformate, il riscaldamento globale avrebbe un significativo freno. Secondo la rivista The Lancet, si eviterebbero almeno 11 milioni e mezzo di decessi prematuri all’anno dovuti ad abitudini alimentari sbagliate e dannose.

La parte più interessante de Il cibo che ci salverà è però senza dubbio quella in cui illustra le cinque diete che possono mitigare le emissioni inquinanti e migliorare lo stato di salute, oltre che la linea, secondo le valutazioni dell’Onu.

Al primo posto – lo sapevamo già ma giova ripeterlo – la dieta mediterranea. Senza preclusioni verso alcuna categoria alimentari, prevede vegetali in abbondanza, carne rossa solo una volta alla settimana e un consumo moderato di latticini.

Poi c’è la cosiddetta dieta carnivora climatica: mantenendo uno stile onnivoro, almeno il 75% del consumo di carne di ruminanti e di prodotti lattiero-caseari è sostituito da carne di maiale, coniglio, pollo e tacchino. Le carni da consumare meno sono manzo, capretto, vitello e agnello. Maiale, molti tipi di pesce e pollame vanno un po’ meglio, mentre i formaggi hanno un maggiore impatto di carbonio.
Vengono poi la dieta pescetariana: consumo di pesce ma non di carne e, volendo, nemmeno di latticini; la dieta vegetariana, cioè senza carne e pesce ma con uova, latte e latticini; e la dieta vegana basata esclusivamente su fonti vegetali.

Anche i “carnivori” dunque possono fare uno sforzo “eco”. E non devono, secondo questo libro, nemmeno rinunciare del tutto alla carne rossa. A patto però che ne riducano sensibilmente il consumo.
E’ innegabile, però, che siano le fonti proteiche vegetali, come legumi, cereali integrali e frutta a guscio, le scelte alimentari più rispettose del clima.
Già lo sapevamo, ma non fa male ripassarlo e ricordarcelo ogni tanto.

Eliana Liotta
Il cibo che ci salverà. La svolta ecologica a tavola per aiutare il pianeta e la salute
La nave di Teseo, 2021

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