Kintsugi: da vaso rotto a un’opera d’arte

Il kintsugi è un'antica arte giapponese che consiste nella riparazione di oggetti rotti usando una pasta, la lacca urushi, impreziosita con polvere d'oro o d'argento.

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Il kintsugi è un’antica arte giapponese che consiste nella riparazione di oggetti rotti usando una pasta, la lacca urushi, impreziosita con polvere d’oro o d’argento. Questa tecnica nasce per la riparazione di vasi e piatti in porcellana, ma può essere applicata anche ad altri oggetti.

I vasi riparati diventano addirittura più belli, perché mostrano le linee della loro storia, si mostrano nella loro unicità. Questa antica arte insegna che la bellezza può provenire da ciò che è stato rotto.

Per riparare i cocci si usa la lacca urushi

La lacca urushi, un prodotto naturale che viene ricavato dalla corteccia di alcune piante è molto appiccicosa e viene utilizzata da secoli in Giappone per riparare oggetti in legno o ceramica. La lacca viene usata come collante, mentre poi si utilizza la polvere d’oro o d’argento per abbellire queste cicatrici. Il tempo di essiccazione è di 3-7 giorni.

La storia di questa arte risale al 1400

L’arte del Kintsugi risale al 1400, quando venne inventata in Giappone.  Il nome “kintsugi” letteralmente significa “riparare con l’oro” e nasce dall’ingegno di antichi ceramisti, che ebbero il compito di riparare una tazza rotta da Yoshimasa, ottavo shogun a quel tempo. Quando vide la sua tazza riparata, fu colpito dalla sua unicità e bellezza.

La filosofia dietro il kintsugi

La filosofia dietro il kintsugi è quella di abbracciare l’imperfezione e di trovare bellezza nell’unicità delle cose imperfette. Inoltre ci ricorda che tutto è destinato a rompersi e a finire, ma questo non significa che non avrà una nuova utilità, una nuova vita. Questo possiamo anche vederlo come simbolo di rinascita e di resilienza, il rialzarsi dopo una caduta, vedere come le nostre ferite possono impreziosirci e donarci unicità.
Un altro punto è il concetto giapponese “mono no aware”, che si può tradurre come sensibilità delle cose, è un sentimento malinconico, che nell’ammirare la bellezza di un oggetto comprende anche che è destinato a un giorno a non esserci più. 

Il kintsugi è un ottimo esempio di riutilizzo degli oggetti

Se vediamo questa antica arte da un altro punto di vista ambientale, possiamo trovarci un aspetto di “filosofia” green non trascurabile. Riparare oggetti rotti è un’azione preziosa anche dal punto di vista dell’ambiente. Si ricicla qualcosa che si pensava di buttare via, si sceglie di ridare nuova vita a qualcosa che si pensava perso e che invece può diventare anche migliore. E’ il principio dell’economia circolare, applicato agli oggetti apparentemente anche poco significativi. Ma l’intenzione e lo scopo possono aiutarci a maturare la giusta consapevolezza e la giusta mentalità per affrontare sfide ben più importanti.

Da G.T.M.
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