Intelligenza artificiale: il consumo di energia è una questione non rimandabile

Quanta energia consuma l'intelligenza artificiale? È una domanda che probabilmente non ci poniamo, nonostante il crescente impatto di questa tecnologia nella nostra vita quotidiana.

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Quanta energia consuma l’intelligenza artificiale? È una domanda che forse non ci poniamo nonostante il crescente impatto di questa tecnologia sulla nostra vita quotidiana. L’IA sta rivoluzionando numerosi settori, dall’automazione industriale alla medicina, passando per la guida autonoma e l’assistenza virtuale. Ma quanto è sostenibile dal punto di vista ambientale?

Perché consuma energia

Probabilmente, se non siamo molto pratici di tecnologia, tenderemo a considerare l’IA (intelligenza artificiale) qualcosa di etereo. In realtà, questa richiede una grande quantità di hardware per funzionare, formato da centinaia o migliaia di computer concentrati in specifiche aree all’interno di strutture immobiliari definite come data center. Alcuni di questi sono talmente grandi che hanno consumi energetici pari a quelli di una città di centinaia di migliaia di abitanti. E parliamo di un solo data center: in realtà, sono numerosi nel mondo e in genere appartengono a grandi società informatiche.

Queste strutture, o parte di esse, vengono utilizzate per l’addestramento degli algoritmi di intelligenza artificiale, che richiedono enormi quantità di dati archiviati su dispositivi fisici o tramite il cloud. Questo sistema richiede energia per alimentare le componenti, a partire dai processori. Sono strutture che producono calore e quindi necessitano di essere raffreddate con ulteriore richiesta di energia.

Gli algoritmi dell’intelligenza artificiale sono “programmi” e, attenzione, il virgolettato non è casuale: il termine programmi è riduttivo. Infatti, “girano” (come dicono gli esperti del settore) su macchine dotate di processori, dischi, memorie RAM e circuiti elettronici: un po’ simili ai nostri computer, ma enormemente più potenti, più grandi e quindi molto più energivori.

Come le grandi aziende risolvono il problema

Negli ultimi anni, le grandi aziende informatiche sono diventate particolarmente sensibili all’impatto ambientale di questi data center, perciò mettono in atto azioni per la produzione e l’utilizzo di energia rinnovabile. Se vuoi avere la percezione di cosa siano questi data center e come viene affrontata la questione energetica, ti consigliamo di visitare il sito di Google: https://www.google.com/intl/it/about/datacenters/. Ne vale la pena, resterai meravigliato di questa realtà.

Non tutte le aziende hanno la stessa impostazione

Come si può ben immaginare, questa gara all’IA si gioca a livello globale. Ci sono nazioni dotate di importanti data center alimentati con energia prodotta da idrocarburi. Il servizio fornito da questi data center potrebbe essere meno ecologico di quanto ci aspettiamo, con un significativo impatto ambientale. Considerando poi che i dati “corrono” sui server in tutto il mondo, può essere complesso capire dove il servizio è veramente stanziato.

Il consumatore può decidere, se informato

I servizi informatici vengono utilizzati spesso dalle persone senza pensare troppo a come e da dove nascano. Nonostante ciò, una maggiore sensibilità ecologica, come già succede in altri settori, potrebbe far propendere l’utente verso l’uso di un servizio di un’azienda piuttosto che un’altra: ma per fare questo deve essere informato.

Nascono ogni giorno nuovi servizi di intelligenza artificiale che di fatto si “appoggiano” ai server dei player principali. Questi servizi servono milioni di persone ogni giorno; questo determinerà inevitabilmente una maggiore richiesta di potenza di calcolo e di conseguenza sempre più richiesta di energia. Per citare un nostro grande scrittore: “Ai posteri l’ardua sentenza”.

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