Se è vero che il rischio incendi in un Paese come l’Italia è significativo in tutto l’arco
dell’anno, sappiamo bene come nel periodo estivo il pericolo del fuoco per boschi e
foreste aumenti sensibilmente.
Durante la scorsa stagione degli incendi (dal 15 giugno al 15 settembre 2023) sono
stati quasi 75.000 ettari di territorio quelli danneggiati dal fuoco (dati ISPRA). Di
questi, quasi 11.000 erano coperti da ecosistemi forestali.
E’ un dato impressionante. Ma attenzione: i danni provocati dagli incendi possono
diminuire del 50% nelle aree gestite. I boschi certificati per la gestione forestale
sostenibile hanno una probabilità di essere interessati da incendi in misura fino a 9
volte inferiore rispetto a quelli non certificati.
Questo è quanto emerge dall’ultimo studio voluto dal PEFC, acronimo che sta per
“Programma per il mutuo riconoscimento degli schemi di certificazione forestale”:
un’organizzazione globale di sistemi nazionali di certificazione forestale.
La ricerca è intitolata: “Una governance attiva delle aree agro-pastorali, forestali e
protette mitiga gli impatti degli incendi boschivi in Italia”. Coordinata dal prof.
Davide Ascoli dell’Università degli studi di Torino e firmata dai principali attori del
settore tra cui Antonio Brunori, Segretario generale PEFC Italia, questa ricerca ha
preso in analisi il territorio italiano in relazione al pericolo incendi. Il risultato è
chiaro: lo sviluppo rurale, le attività agro-pastorali, la gestione forestale sostenibile e
la natura attiva hanno un ruolo importante nell’impatto degli incendi sul territorio.
Su 48.953 eventi di incendio sul territorio italiano analizzati, per un totale di 999.482
ettari di area bruciata nel periodo di studio tra il 2007 e il 2017, i risultati
suggeriscono come una governance attiva del territorio abbia contribuito a costruire
negli ultimi decenni in Italia paesaggi resistenti e resilienti agli incendi.
Quali sono state le azioni positive? Sono le politiche previste dal Programma di
Sviluppo Rurale; le certificazioni forestali; i programmi di conservazione della
biodiversità, come quelli previsti nel Programma Life (uno dei programmi “storici”
della Commissione Europea, operativo dal 1992. Il principale strumento finanziario
dell’Unione europea dedicato all’ambiente e all’azione per il clima).
“Il cambiamento climatico è purtroppo sempre più spesso causa o concausa di
incendi difficilmente controllabili e disastrosi, ed è evidente come siano necessarie
attività che aiutino a regolare e contenere le perdite di servizi ecosistemici e di
copertura forestale”, ha spiegato Marco Bussone, Presidente PEFC Italia.
E’ la “disattenzione per il patrimonio boschivo e pascolivo” che ci ha indebolito,
spiega ancora Bussone, lasciando moltissimi ettari di foresta abbandonati ad uno
stato selvaggio e rischioso.
Perciò è urgente intervenire. E tuttavia, “dei 100 milioni di euro di risorse stanziate
dal Decreto incendi nel settembre 2021, il Ministero della Coesione ai Territori deve
ancora ripartire circa 40 milioni. Queste risorse sono più che necessarie, perché
devono essere spese per la prevenzione con investimenti mirati in attività sui
territori e dentro i boschi stessi”.
Antonio Brunori, segretario generale di PEFC Italia, non ha dubbi: “I dati raccolti e
analizzati nello studio non fanno che confermare in maniera decisa come le strategie
europee del Green Deal siano l’unica strada da percorrere”. Per limitare i danni degli
incendi, il rimedio è “un sistema di governance che riconosca il ruolo chiave della
gestione del territorio per garantire la protezione civile e la conservazione degli
ecosistemi in presenza di cambiamenti climatici e di uso del suolo”.
Intanto l’estate italiana degli incendi, fino a questa metà del mese di agosto,
presenta dati in chiaroscuro.
Nella penisola e nelle isole si sono verificati più incendi, ma di entità minore. I roghi
hanno colpito più degli anni precedenti alcune regioni del Sud e il Lazio, ma le
superfici interessate non sono aumentate. Il merito va dato alla tempestività degli
interventi e alla prevenzione a livello regionale.
Purtroppo restiamo primi in Europa per numero di incendi, anche se le superfici
coperte dagli eventi sono inferiori rispetto a quelle di altri Paesi.
Lo dicono i dati satellitari del sistema europeo Effis-Copernicus. In tutto sono stati
registrati 254 episodi a livello nazionale ( di incendi che hanno coinvolto più di 30
ettari di superficie), per un totale di 28.634 ettari di terra bruciata (dati aggiornati
all’8 agosto), pari al 24% degli episodi censiti su scala europea.
Romania, Spagna e Francia hanno meno incendi rilevati, rispettivamente 230, 170 e
148 da gennaio ad oggi. Il record negativo resta intatto anche sul lungo periodo: la
media 2006-2023 rileva 290 episodi all’anno in Italia, seguita dai numeri di
Portogallo (205) e Spagna (203).
Il dato relativo alla superfice bruciata è invece “a favore” dell’Italia, rispetto agli altri
Paesi: circa 28mila ettari in Italia nel 2024, meno che in Bulgaria e Spagna
(rispettivamente, 38.850 e 34mila ettari circa). Anche la media 2006-2023, pari a
circa 56.700 ettari bruciati ogni anno nel nostro Paese, risulta inferiore rispetto ai
record di Portogallo (93.736 ettari) e Spagna (81.623 ettari)