In Ohio si sta verificando un nuovo disastro ambientale?

Il treno deragliato a East Palestine ha rilasciato sostanze chimiche potenzialmente nocive. In più le autorità hanno deciso di incendiare le sostanze fuoriuscite. Si temono danni alle persone e all’ambiente.

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immagine Eutenei AI

Il treno deragliato a East Palestine il 3 febbraio ha rilasciato sostanze chimiche potenzialmente nocive. In più le autorità hanno deciso di incendiare le sostanze fuoriuscite. Si temono danni alle persone e all’ambiente.

La notizia sembrerebbe avere avuto poco risalto sui media italiani, evidentemente troppo impegnati a seguire il pre-, il durante e il post-Sanremo. Ma qualcuno, magari googlando tra i siti di news internazionali o guardando un notiziario in lingua inglese, non avrà potuto non rimanere scioccato dalle immagini che giungono in questi giorni da East Palestine, Ohio.
Che cosa è successo in questo piccolo centro della più tipica provincia americana, che non fosse una strage a scuola o un intervento della polizia sfociato in omicidio del fermato?

E’ deragliato un grosso treno che trasportava sostanze chimiche pericolose, e alcune di esse si sono disperse nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Per evitare un’esplosione, le autorità, non si sa bene in base a quale competenza chimico-fisica o tantomeno ambientale, hanno fatto esplodere intenzionalmente una sostanza chimica chiamata cloruro di vinile. Dall’esplosione si è sviluppato un colossale pennacchio di denso fumo nero, che a molti ha ricordato un fungo atomico.

Detonazione controllata, è stata chiamata l’operazione. In realtà non sembrano affatto controllate e valutate le conseguenze che il gas di cloruro di vinile bruciato avrebbe provocato, a East Palestine e non solo.

Perché se è vero che l’incidente dell’Ohio non è, per il momento, un disastro ambientale della portata di Chernobyl, o della fuoriuscita di petrolio della BP o dell’avvelenamento da piombo a Flint, nel Michigan – solo per citare gli eventi più devastanti sulla salute umana e sull’ambiente causati dall’uomo negli ultimi decenni – è altrettanto vero che gli effetti a lungo termine causati da questa “esplosione controllata” sono un’oscura minaccia di cui non si conoscono affatto le conseguenze.

Prima di tutto perché queste coinvolte nell’incidente di East Palestine sono sostanze chimiche piuttosto inusuali. Gli scienziati non possono definire con accettabile sicurezza quale livello di esposizione al cloruro di vinile e ad altri composti emessi dal treno sia sicuro, né come interagiscono tra loro. Si aggiunge il fatto che i sensori utilizzati per misurare le concentrazioni hanno una scarsa sensibilità, secondo gli esperti stessi.
La conclusione (provvisoria) è dunque: non sappiamo. Non sappiamo quali quantità di queste sostanze potrebbero danneggiare le persone. E questo non è affatto rassicurante, come vorrebbero le autorità.

East Palestine è una cittadina di circa 4.700 abitanti al confine fra Ohio e Pennsylvania, non lontano da Pittsburgh. Il sito governativo, sul quale a tutt’oggi non si fa menzione di ciò che è accaduto il 3 febbraio, si apre con il classico slogan di benvenuto delle piccole comunità USA. East Palestine, the place you want to be. Il posto in cui vuoi stare. Non in questo momento, potrebbero rispondere gli abitanti con un’ironia di cui loro stessi farebbero volentieri a meno, si immagina.

Durante il viaggio verso est nell’Ohio, 38 vagoni di un treno merci della Norfolk Southern sono deragliati. Undici di essi contenevano sostanze chimiche pericolose: alcune si sono riversate sul terreno e nei corsi d’acqua. Altre sono state incendiate dalle autorità.

Cinque dei vagoni deragliati trasportavano cloruro di vinile, un gas incolore utilizzato per fabbricare tubi in PVC. Un altro vagone conteneva butil acrilato, un liquido trasparente usato per fare colla, vernice e altri prodotti.

L’esposizione al cloruro di vinile può causare una serie di sintomi, tra cui il mal di testa. Con un’esposizione elevata, può causare una rara forma di cancro al fegato. Il problema è che, quando il gas viene bruciato, com’è stato fatto, i chimici ci spiegano che il cloruro di vinile rilascia cloruro di idrogeno e fosgene, altre due sostanze chimiche dannose, oltre a una serie di altri composti di combustione tossici. Dimenticavamo il butil acrilato: può causare una serie di disturbi respiratori.

I media americani riportano che un certo numero di residenti ha accusato nei giorni seguenti il disastro mal di testa, problemi respiratori e vertigini. Ma il punto è che non è chiaro quante sostanze chimiche siano state effettivamente versate nell’ambiente. Anche perché, come si è detto, non sono facili da misurare.

Delphine Farmer, una chimica della Colorado State University intervistata sugli effetti del disastro, ha voluto rassicurare i cittadini e gli abitanti della zona. “L’aria di East Palestine oggi non ti porterà al pronto soccorso”, ha detto. Il monitoraggio da parte dei funzionari sanitari non ha rilevato livelli nocivi di inquinanti atmosferici dal relitto fino a venerdì, inclusi cloruro di vinile e acido cloridrico. “La cosa grandiosa dell’aria esterna è che l’atmosfera è molto ampia”, ha aggiunto Farmer. “Queste sostanze chimiche si degradano nell’ambiente, alcune nel giro di pochi giorni”.

Nessun problema dunque? Un allarme infondato? La stessa Farmer ammette che molti dei sensori utilizzati per misurare la qualità dell’aria non sono molto sensibili. “Riescono a identificare una perdita in una fabbrica o la presenza di armi chimiche, non a rilevare tracce di sostanze chimiche nell’aria”. Ancora più preoccupante è l’ammissione che ha fatto Farmer subito dopo: “Gli scienziati non sanno davvero quale livello di esposizione sia sicuro a lungo termine. Questi sono strani composti che non sono ben testati”.

Per quanto riguarda le acque, le autorità sanitarie “sono molto più attrezzate per campionare sostanze chimiche nocive nei pozzi e nei corsi d’acqua rispetto all’aria”, sempre secondo Farmer. Finora i test hanno confermato che i pozzi d’acqua municipali sono sicuri da bere. Anche se – per maggior sicurezza – i cittadini che attingono acqua da pozzi privati ​​sono stati invitati a continuare a bere acqua in bottiglia, fino a quando i loro pozzi non saranno stati testati.

Intanto però le cose sembrano non essere esattamente così per la fauna selvatica. Poco dopo il disastro è stata riferita la morte di circa 3.500 pesci nei corsi d’acqua della zona.

L’unica soluzione al danno compiuto, per il momento, sembra essere quella della pulizia.

I funzionari degli enti sanitari sono impegnati a scavare terreni contaminati, arginare i torrenti contaminati e a rimuovere il più possibile le sostanze inquinanti dall’acqua. “Se non puliscono [la fuoriuscita] inizia a migrare”, ha ammesso un esperto in ingegneria ambientale.

E così, mentre le previdenti autorità americane – non altrettanto previdenti nel decidere di dare fuoco al cloruro di vinile – hanno già allestito una clinica medica a East Palestine per fronteggiare eventuali emergenze sanitarie che dovessero colpire la popolazione, l’unica cosa sensata che si può fare sembra essere quella di pulire tutto.

“Pulisci a fondo la tua casa” ha raccomandato Farmer, “soprattutto se ti trovi nella zona di evacuazione. Pulisci banconi, pavimenti e pareti. Lava ogni pezzo di tessuto compresi i vestiti e le lenzuola. E apri tutte le finestre e le porte”.

I consigli domestici però non sembrano bastare ai cittadini preoccupati e soprattutto infuriati. Il 16 febbraio il presidente dell’agenzia federale per la Protezione dell’ambiente (EPA), Michael Regan, è andato personalmente nella piccola comunità, per provare a rassicurare i residenti. Non è andata bene per lui: la visita è stata accolta con scetticismo e rabbia.
Sono almeno otto le azioni legali, le class action, già annunciate dai cittadini, che lamentano, oltre ai possibili danni alla salute, uno stato di forte e comprensibile stress psicologico personale e collettivo.

Da G.T.M.
Greentomeet
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