Quanti di noi, alla fatidica domanda “preferisci il cane o il gatto?”, non hanno dubbi nel rispondere a favore dell'ultimo? Perché il cane sarà pure il migliore amico dell'uomo, ma anche il gatto esercita un fascino non da poco... animale elegante, indipendente e misterioso, è in grado di affascinarci e sedurci.
Ma, del resto, questa non è una novità: sin dalle prime civiltà, infatti, questo nobile animale è stato in grado di esercitare il suo fascino, venendo, talvolta, addirittura identificato come divinità o diventando simbolo di libertà e di raffinatezza.
In Egitto: la dea Bastet
Tra le prime civiltà, quella che ha senza dubbio più amato il gatto è stata l'Antico Egitto. Se vi è capitato di visitare qualche museo egizio, avrete sicuramente trovato in una vetrina almeno una statuetta raffigurante questa creatura: esse sono diffusissime poiché il gatto era considerato un animale sacro, associato alla dea Bastet.
Quest'ultima, dea della casa e della fertilità, protettrice delle donne e dei felini, era rappresentata proprio con la testa di gatto su un corpo umano: una Statuetta della dea Bastet, conservata al celebre Museo Egizio di Torino, ci dà una chiara idea di come gli egizi la immaginassero.
I gatti, dunque, nell'Antico Egitto, non erano soltanto amati come animali domestici, poiché erano anche portatori di forti significati simbolici legati alla sfera femminile, a tal punto che uccidere un gatto era considerato un crimine molto grave.
La morte di un gatto era generalmente un avvenimento molto doloroso per una famiglia, che osservava un periodo di lutto e spesso onorava il felino di degna sepoltura: gli archeologi hanno, difatti, ritrovato diverse tombe contenenti resti di gatti mummificati con oggetti votivi. Sempre a Torino, si conservano diversi esemplari di queste mummie speciali, che testimoniano come l'amore per questo animale andasse oltre la semplice compagnia domestica.
Il gatto in Grecia e nell'Antica Roma
A differenza degli antichi egizi, in Grecia il gatto perde un po' della sua allure: smette di essere un animale sacro e diventa perlopiù un animale utile, apprezzato come cacciatore di topi e altri parassiti.
In un contesto in cui mantenere delle adeguate condizioni igieniche non era scontato, il gatto assumeva un ruolo cruciale nelle case, veniva così addomesticato e la sua presenza era molto incoraggiata.
In epoca romana, i nostri amici felini invece recuperano un po' della sacralità persa, venendo nuovamente associati, su influenza della cultura egizia, alla fertilità e al mondo femminile, e diventando sacri alla dea Diana, dea della caccia, della luna e protettrice delle donne.
L'età medievale: il gatto animale demoniaco?
Quando si parla di Medioevo spesso si pensa a un'età buia, di decadenza e superstizione. Si pensa alle streghe, alle violente inquisizioni e ai gatti neri come simbolo del male. In realtà, questo falso mito è stato sfatato da intellettuali e storici del calibro di Marc Bloch, Jacques Le Goff e Umberto Eco, che hanno dimostrato come in realtà i secoli creduti bui fossero vivi sotto molti punti di vista.
Nel Medioevo, infatti, si riprendono i commerci, l'Europa è molto più collegata, la cultura prolifera nei monasteri e nelle corti, l'arte e l'architettura vivono stagioni fiorenti (si pensi al gotico). La superstizione? Certo, esisteva come in ogni epoca, ma i fenomeni più violenti di caccia alle streghe si concentrano tra fine Quattrocento e Seicento, ben dopo l'età medievale!
Per questo motivo, è sbagliato credere che, nel Medioevo, si pensasse al gatto come simbolo del demonio, poiché preziose testimonianze ci dimostrano come esso fosse invece considerato un fido amico, in grado di allontanare i topi e di tenere compagnia. Ad esempio, nei grandi monasteri medievali, dove i monaci si dedicavano alla copiatura di testi antichi, la presenza dei gatti era fondamentale, tant'è che essi compaiono spesso nelle miniature, quasi li si volesse omaggiare.
Il gatto in epoca rinascimentale
In epoca rinascimentale, il gatto sembra mantenere lo stesso ruolo di “custode della casa” che ha sempre avuto sin dai tempi dell'antica Grecia, ed è ancora una volta l'arte che ce lo dimostra: nella Madonna della Gatta di Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello, vediamo, ad esempio, una sacra famiglia molto umana, calata in una dimensione intima e domestica. Se ci soffermiamo, possiamo notare che ai piedi della Vergine è accucciata proprio una gatta, dettaglio non irrilevante, che dà, oltretutto, il nome al dipinto.
Ad associare l'animale alle figure della Madonna e del Bambino Gesù è anche Leonardo da Vinci: in un disegno conservato a Londra, molto tenero e dolce, l’artista ci mostra infatti il Messia che si diverte a giocare con un gatto che, forse infastidito, sembra sfuggirgli. Quest'animale dovette affascinare molto Leonardo, che lo ha più volte disegnato e che pare abbia, inoltre, dichiarato: “Anche il più piccolo dei felini, il gatto, è un capolavoro”.
Dall'epoca moderna ai giorni nostri
Più ci si avvicina alla nostra epoca, più il gatto diviene simbolo di mistero e seduzione e, allo stesso tempo, è tra gli animali domestici più amati. In epoca romantica, nell'Ottocento, i gatti diventano spesso protagonisti di opere letterarie o vengono ritratti assieme ai loro padroni.
Il poeta Charles Baudelaire, ad esempio, compose la poesia Il Gatto, descrivendo queste meravigliose creature come affascinanti e ambigue, capaci di evocare sia la serenità che il tormento:
“Viens, mon beau chat, sur mon coeur amoureux;
Retiens les griffes de ta patte,
Et laisse-moi plonger dans tes beaux yeux,
Melés de métal et d’agate.”
Quando, invece, il pittore impressionista Auguste Renoir ritrae la piccola Julie Manet la raffigura assieme al suo gattino, dal musetto tenero e sornione. Guardando questo dipinto, viene in mente che esso non è altro che un antesignano delle foto che ci facciamo con i nostri amici a quattro zampe per serbare un ricordo dei bei momenti passati insieme.
Insomma, il gatto, sin dai tempi degli antichi egizi, ha saputo conquistarsi il suo posto nel mondo, consolidando il suo status di uno degli animali domestici più amati da grandi e piccini.