Il gatto nero porta sfortuna? Sfatiamo questo mito!

Ma è proprio vero che i nostri amici felini dal pelo nero portino sfortuna? Forse è solo una questione di punti di vista...

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Greentomeet Media TeamIl gatto nero porta sfortuna? Sfatiamo questo mito!

Che il gatto nero porti “sfiga” è uno dei pregiudizi più radicati e diffusi nella nostra società, a tal punto che, In Italia, un gattino dal pelo nero ha molte meno possibilità di essere adottato rispetto ai suoi simili di un altro colore. A pesare su di lui la spada di Damocle del pregiudizio, ma anche, ahimè, il fatto che i gatti neri siano poco fotogenici (verrebbe da dire poco “instagrammabili” in una società che posta qualsiasi aspetto della propria vita sui social) proprio a causa della loro pelliccia fulva.

Insomma, vengono male in foto, portano pure sfortuna... non ci fanno un po' pena? Cerchiamo allora di sfatare questo falso mito del "gatto nero porta sfortuna", così questi gattini, pur restando poco fotogenici, almeno non verranno più additati come portatori di malocchio!

Come nasce questo pregiudizio?

La credenza che i gatti neri portino sfiga nasce durante il periodo della caccia alle streghe che, al contrario di quanto comunemente si crede, non fu un fenomeno tipicamente medievale, ma si concentrò soprattutto tra fine Quattrocento e inizio Seicento.

Il gatto nero, con il suo manto che si confondeva con la notte e la sua natura, tipica del resto di tutti i gatti, sfuggente e indipendente, iniziò ad essere creduto un'incarnazione del demonio. Si pensava che le streghe potessero trasformarsi in gatti neri per muoversi indisturbate di notte, oppure si credeva il gatto nero un fido compagno di queste creature maligne.

Quest'idea potrebbe nascere dal fatto che, talvolta, le donne che vivevano sole, e che quindi erano viste con sospetto in una società in cui la donna doveva sempre sottostare o al padre o al marito, si prendevano cura dei gatti randagi, per compagnia e anche per utilità, visto che il gatto scacciava topi e altri parassiti. Queste donne, proprio per il loro stile di vita indipendente, erano purtroppo spesso additate come streghe, e i gatti collegati a loro.

Ovviamente, si trattava solo di credenze senza alcun riscontro. Con il tempo, però, l’idea che il gatto nero fosse malvagio divenne parte della cultura popolare e rimase radicata anche dopo la fine delle persecuzioni. Quanti di noi, infatti, evitano tutt'oggi di attraversare la strada se prima è passato un gatto nero?

Ma è stato sempre così?

Eppure, il gatto non è sempre stato associato al maligno. Gli antichi egizi addirittura lo consideravano una divinità, a tal punto che uccidere un gatto era considerato un crimine punito con la morte. Gli archeologi hanno, in effetti, ritrovato numerose statuette e raffigurazioni di questo animale: tra l’altro, molte di esse sono in bronzo e paiono rappresentare proprio un gatto nero!

Certo, gli anni che ci separano dagli antichi egizi sono molti, tuttavia, anche in epoca moderna è possibile reperire esempi di gatti neri che, più che portatori di sfortuna, divennero vere e proprie icone popolari. Caliamoci, ad esempio, nell’atmosfera della Parigi bohémienne della fine del XIX secolo: il nome di uno dei locali più iconici della città in quel periodo era proprio Le Chat Noir, il gatto nero.

Fondato nel 1881 da Rodolphe Salis nel quartiere di Montmartre, era un cabaret letterario e artistico, arredato in maniera eclettica e suggestiva, che divenne presto il punto di ritrovo per artisti, scrittori e musicisti. L’atmosfera misteriosa e affascinante del locale era, del resto, evocata proprio dal suo nome che, con il senno di poi, non ha di certo portato sfortuna visto che Le Chat Noir è stato, e rimane ancora oggi, un'icona della cultura parigina bohémienne, un simbolo di creatività e di libertà artistica che ha ispirato le generazioni successive.

Una questione di punti di vista

Anche attualmente, non tutte le culture vedono il gatto nero come portatore di sventura, anzi, lo associano a un significato positivo.

In Giappone, ad esempio, un gatto nero è considerato un talismano che allontana gli spiriti maligni e garantisce prosperità, tant'è che le statue del “Maneki Neko” (il gatto che saluta) sono ampiamente utilizzate nei negozi e nelle case per attirare fortuna e clienti.

Anche in paesi più prossimi al nostro, sia geograficamente sia culturalmente, come Inghilterra e Scozia, avere un gatto nero in casa è visto come un segno di prosperità, e riceverlo in dono è considerato un augurio di buona fortuna.

Non è, dunque, solo una questione di punti di vista?

I social media e la riabilitazione del gatto nero

A tal proposito, molti utenti dei social media, quali singole persone, enti che si occupano di adozione di felini o associazioni animaliste, hanno cominciato ad usare i loro account al fine di sfatare il falso mito che il gatto nero porti sfiga, mostrando come esso sia affettuoso, intelligente e meraviglioso come qualsiasi altro gatto, e incoraggiandone le adozioni.

Oltretutto, forse non tutti sanno che il 17 agosto, negli Stati Uniti, si celebra il "Black Cat Appreciation Day", ricorrenza creata proprio per sensibilizzare le persone e contrastare la discriminazione che i gatti neri subiscono ancora oggi, specialmente nei rifugi, dove spesso, come si diceva, hanno meno probabilità di essere adottati.

In Italia e in altri paesi europei la Giornata del Gatto Nero si celebra, invece, tra poco: il 17 novembre. Tutti pronti allora a sfatare questo falso mito, liberando la mente da queste ingiuste superstizioni e gridando a gran voce che il gatto nero NON porta sfortuna!

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Da G.T.M.
Greentomeet
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