L’idrogenodotto H2Med che collegherà Portogallo, Spagna e Francia è stato presentato a margine del nono vertice Euromediterraneo di Alicante dopo che Sánchez, Macron e Costa si sono riuniti per discutere gli ultimi dettagli.
Sarà, come ha dichiarato il premier spagnolo, “il primo corridoio dell’idrogeno dell’Ue”, destinato ad aumentare l’autonomia energetica e a sostenere la transizione ecologica del continente.
Secondo le previsioni espresse dagli stessi leader, entrerà in funzione “verso la fine del decennio” e costerà attorno ai 2,5 miliardi.
Idrogenodotto H2med
H2Med sarà finanziato almeno al 50% da risorse messe a disposizione dall’Ue – anche se su questo non si è ancora stabilito nulla di certo – e sarà riconosciuto come infrastruttura strategica da tutta l’alleanza continentale. Lo ha confermato la stessa Ursula von der Leyen: “Si tratta di un progetto di Interesse Comune, idoneo a ricevere i finanziamenti europei. H2Med ha il potenziale per aiutarci a costruire una spina dorsale europea per il trasporto dell’idrogeno”, ha aggiunto.
Quasi nelle stesse ore arrivava l’annuncio che l’idrogenodotto si estenderà fino alla Germania.
Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron durante la conferenza stampa a Parigi al fianco del cancelliere tedesco Olaf Scholz in occasione delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario del Trattato dell’Eliseo.
“Il progetto H2Med” ha detto Macron “grazie a dei finanziamenti europei, collegherà il Portogallo, la Spagna e la Francia con la Germania, che sarà un partner di questa infrastruttura nel campo dell’idrogeno”.
Si tratta, per ammissione stessa dei contraenti il patto, di una risposta europea “ambiziosa” e “rapida” all’Inflation reduction act (Ira), un pacchetto legislativo di circa 400 miliardi di dollari stanziato dal presidente USA Joe Biden che dal primo gennaio 2023 agevolerà imprese e famiglie nella transizione green.
L’impegno preso dai leader europei è infatti quello di creare un “corridoio dell’energia verde” che rispetti le esigenze della transizione ecologica. I Paesi si sono impegnati a veicolare solo “idrogeno verde”, cioè prodotto con l’esclusivo utilizzo di energie rinnovabili: requisito necessario per accedere ai finanziamenti europei.
Non è un impegno da poco, se si considera che a tutt’oggi produrre “idrogeno verde” continua ad essere più caro che produrre “idrogeno grigio”, ottenuto cioè utilizzando i combustibili fossili. La Spagna assicura però che nel 2030 l’idrogeno verde avrà prezzi competitivi e diventerà anche più economico di quello grigio entro il 2050, grazie soprattutto allo sviluppo del fotovoltaico nel sud della Spagna.
L’idrogeno protagonista del dibattito sulle nuove fonti di energia
L’idrogeno, dunque, torna al centro del dibattito sulla decarbonizzazione dell’economia. Con quali prospettive realistiche, però?
L’idrogeno è un elemento abbondante e, nella sua forma pura gassosa (H2), è un combustibile che brucia in modo simile ad altri gas quali il metano. Rispetto agli altri combustibili tradizionali, è quello con il massimo contenuto di energia per unità di peso (fino a tre volte superiore rispetto alla benzina). Inoltre nel processo non si producono emissioni inquinanti o CO2 ma semplicemente acqua.
Il punto è, però, che l’idrogeno non è disponibile in natura nella forma utile agli scopi energetici (come molecole di H2 in forma gassosa): deve essere prodotto artificialmente da composti in cui è legato, come ad esempio metano o acqua, spendendo energia a partire da fonti energetiche primarie.
Questo impiego di energia per il processo di estrazione comporta costi economici e ambientali (come emissioni inquinanti ed esaurimento delle risorse), a meno che per produrlo non vengano utilizzate fonti rinnovabili. Il rischio è poi quello di rendere il ciclo completo termodinamicamente svantaggioso (si utilizza più energia di quanta se ne ricava).
Rispetto alla produzione dal metano (reforming), o dalla gassificazione del carbone, il processo di estrazione di idrogeno meno inquinante è quello dall’acqua (elettrolisi) se viene impiegata energia prodotta con fonti rinnovabili.
E’ proprio la diversità delle fonti di estrazione e la loro compatibilità ambientale che definisce la “famosa” scala di colori della produzione di idrogeno: idrogeno verde, se prodotto con l’elettrolisi alimentata da energia rinnovabile; grigio, se estratto dal metano o da altri idrocarburi; blu, se estratto da idrocarburi e associato a sistemi di cattura e stoccaggio della CO2; viola o rosa, prodotto tramite elettrolisi dell’acqua usando elettricità prodotta dal nucleare; e nero, se estratto dall’acqua usando la corrente prodotta da una centrale elettrica a carbone o a petrolio.