Idrogeno pulito – Un gas che brucia in modo pulito. L’idrogeno, ormai lo sappiamo, è uno dei combustibili che dovranno disegnare il futuro “verde” dell’energia e della nostra stessa vita. E’ e sarà sempre più necessario produrne in maggior quantità, più velocemente, più economicamente, e soprattutto in maniera pulita: per arrivare a quella “economia a idrogeno” di cui da troppi anni si parla senza vedere ancora apprezzabili risultati.
Oggi, infatti, gran parte dell’idrogeno è ancora ottenuta da combustibili fossili, mediante un processo (chiamato steam reforming) che rilascia proprio quei gas responsabili del riscaldamento del pianeta che dovremmo eliminare.
Occorrerebbe dunque investire nei processi di produzione: più puliti, più economici, più innovativi. Purtroppo, non lo stiamo facendo.
E’ quanto rileva un preoccupato rapporto stilato dall’Agenzia internazionale per l’energia, l’IEA. Rapporto che parte da un dato eloquente: l’idrogeno prodotto attraverso processi puliti o meno inquinanti rappresenta oggi meno dell’1% della produzione e dell’utilizzo totale del gas.
La spinta globale verso l’idrogeno pulito si è fermata, denuncia l’IEA. A frenarla sono principalmente l’aumento dei costi e il ritardo nel sostegno politico da parte dei governi.
Sembra un paradosso, se si considera come dice il rapporto IEA che gli annunci di nuovi progetti sull’idrogeno a basse emissioni aumentano quasi di giorno in giorno. La tecnologia avanza a passi spediti; ma gli sviluppatori aspettano il sostegno del governo prima di investire. Un sostegno che tarda ad arrivare.
Il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol, ha ricordato come “negli ultimi anni il mondo ha visto uno slancio incredibile dietro i progetti sull’idrogeno a basse emissioni. Ma un ambiente economico difficile sta mettendo alla prova la determinazione degli sviluppatori di idrogeno e dei politici a portare a termine i progetti pianificati”.
Vediamo un po’ di numeri. La domanda globale di idrogeno è salita a 95 milioni di tonnellate nel 2022: una crescita che ha avuto luogo nei settori industriali tradizionali ed è stata soddisfatta pressoché interamente con combustibili fossili.
L’idrogeno può invece essere prodotto in modo più pulito per elettrolisi dell’acqua, cioè attraverso la scissione delle molecole di H2O utilizzando elettricità proveniente da fonti rinnovabili (turbine eoliche, pannelli solari); oppure catturando la stessa anidride carbonica (il cosiddetto idrogeno blu: una tecnologia che, va detto, presenta ancora molte criticità).
Il rapporto dell’AIE, che considera entrambi i metodi come a basse emissioni, ha rilevato che la produzione annuale potrebbe raggiungere i 38 milioni di tonnellate nel 2030 se tutti i progetti annunciati venissero realizzati. Per la precisione, 27 milioni di tonnellate proverrebbero dall’elettrolisi e 10 milioni di tonnellate dalla cattura del carbonio.
Come si è detto, però, i progetti sono quasi tutti ancora sulla carta. Finora le aziende hanno preso una decisione finale di investimento solo per il 4% di essi.
Di chi è la responsabilità? Come si è già detto, il rapporto la divide equamente o quasi fra la situazione economica e l’azione, o meglio la non-azione dei governi, che hanno compiuto alcuni sforzi per aumentare l’offerta di idrogeno, ma sono stati troppo lenti nell’incoraggiarne la domanda.
Secondo il rapporto, se da una parte gli obiettivi per la produzione di idrogeno ammontano a 35 milioni di tonnellate, quelli per creare domanda ammontano a soli 14 milioni di tonnellate.
“La crescita del mercato dell’idrogeno è caratterizzata dalla sfida specifica di aumentare contemporaneamente l’offerta, la domanda e le infrastrutture” spiegano gli autori del rapporto. “La nostra ricerca mostra che le politiche attuali portano a una scarsità a breve termine e a un’incertezza a lungo termine dell’idrogeno verde”.
Bisogna, insomma, gettare il cuore oltre l’ostacolo e compiere un grande sforzo in avanti. Il rapporto cita come esempio quello della produzione di aerei da combattimento negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, oppure (questo secondo è forse meglio scelto) il boom della rete ferroviaria ad alta velocità in Cina.
Ancora una volta, il messaggio è che non si può più rinviare a domani quello che deve essere fatto oggi.
“Questo è il decennio critico per ridurre il costo dell’idrogeno a basse emissioni”, ha infatti affermato Timur Gül, responsabile delle tecnologie energetiche dell’IEA.