La stagione sciistica 2024-25 è alle porte e, come ogni anno, si ripropone la questione per gli appassionati di sci che hanno a cuore l’ambiente: come conciliare il piacere della discesa con un impatto ridotto sulla natura. Non è una sfida semplice. Non si tratta solo di scelte personali legate al tempo libero, ma anche di esigenze economiche che pesano sulle comunità montane.
Ma come si presenta davvero il dilemma “sci sì o sci no”?
La neve: uno scenario preoccupante
Prevedere in anticipo quanta neve cadrà è difficile, ma i dati del 2023 tracciano una tendenza preoccupante. Le rilevazioni della Fondazione CIMA mostrano un peggioramento costante sulle Alpi. Il giorno del massimo accumulo di neve, atteso per il 4 marzo, è ora minacciato da lunghi periodi di siccità.
Nel passato, tra i 10 e 13 miliardi di metri cubi d’acqua si accumulavano all’inizio di marzo, ma nel 2023 il numero è crollato a soli 6 miliardi. La neve, quando arriva, si scioglie più velocemente a causa delle temperature miti che spesso seguono le nevicate. Questo causa un aumento del fabbisogno d’acqua per l’irrigazione. E non dimentichiamo i ghiacciai: nel 2022, la fusione è iniziata molto prima del solito, e questa tendenza sembra destinata a ripetersi.
Sci e turismo invernale: un connubio da ripensare
L’Italia vanta ben 5.700 km di piste, e il momento di massimo afflusso di sciatori è tra gennaio e febbraio, durante le classiche settimane bianche. Ma è forse ora di ripensare a queste vacanze invernali, rendendole più “verdi”. Come? Bisognerebbe abbandonare l’idea della "neve a tutti i costi" e aprirsi a esperienze alternative. Passeggiate, ciaspolate, slittino, sci alpinismo e sci di fondo sono solo alcune delle tante attività che permettono di godersi la montagna in modo sostenibile.
Il tema dell’innevamento artificiale è un punto dolente. Per produrre neve artificiale servono quantità elevate di acqua ed energia. Già nel 2004, uno studio del CIPRA riportava che sulle Alpi venivano utilizzati circa 95 milioni di metri cubi d’acqua e 600 gigawattora di energia ogni anno. Oggi, questi numeri sono senza dubbio aumentati. Questa pratica, oltre a consumare risorse preziose come l’acqua, incide anche sui costi per gestori e sciatori.
Una soluzione potrebbe essere l’uso esclusivo di energie rinnovabili per l’innevamento e la sperimentazione di nuove tecnologie per una neve artificiale più sostenibile.
Vacanze sulla neve: potrebbe servire una nuova pianificazione
In Francia,oramai, lo Stato pianifica da decenni i periodi di vacanza in modo da distribuire meglio l'afflusso di turisti nelle località sciistiche. Un modello che oggi potrebbe rivelarsi utile anche in ottica ambientale, evitando picchi di inquinamento e consentendo di sfruttare al meglio le risorse naturali senza ricorrere ad inutili interventi artificiali. Potremmo iniziare ad organizzare le nostre vacanze seguendo il meteo piuttosto che le festività comandate, trovando neve vera e godendoci la montagna nel rispetto delle stagioni.
Le stazioni sciistiche più ecologiche in Italia
Nonostante non ci siano dati esaustivi per stilare una classifica delle stazioni più eco-friendly, alcune località si distinguono, più di altre, per le loro pratiche sostenibili. Un esempio è l’area San Martino di Castrozza-Passo Rolle, nel Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. Qui, le cabinovie e gli impianti funzionano a energia idroelettrica, e anche i cannoni sparaneve sfruttano risorse idriche in modo sostenibile.
Alpe Cimbra
L’Alpe Cimbra è il comprensorio di Folgaria, Lavarone, Luserna e Vigolana (100 km di piste). Nella zona un servizio di skibus gratuiti è a disposizione per tutto l’inverno: gli sciatori possono comodamente raggiungere le stazioni di partenza degli impianti dai loro hotel, b&b e appartamenti.
Inoltre, dall’estate del 2022, il progetto eco-friendly GREEN CARD offre un calendario ricco di escursioni, attività ambientali, laboratori sull’ecologia e possibilità di acquisto di prodotti locali km zero a prezzi scontati.
Racines
Le tre splendide valli (Val Giovo, Racines e Ridanna) che costituiscono l’area di Racines, al confine con l’Austria, hanno la possibilità di alimentare i loro impianti di risalita con l’energia prodotta dalla centrale locale di teleriscaldamento.
Il livello della neve sulle piste è poi misurato continuamente da una innovativa tecnologia: in questo modo il consumo di risorse utilizzate per l’innevamento artificiale sono ridotte al minimo indispensabile.
Anche a Racines sono i bacini di accumulo che forniscono l’acqua raccolta nei periodi di elevata piovosità per i mesi di basse precipitazioni. Non mancano poi le navette gratuite per raggiungere funivie, cabinovie e seggiovie.
Montespluga
Anche se adatto a sciatori esperti e abili nelle discese di scialpinismo, l’Homeland di Montespluga, a due passi dal confine svizzero, è un valido “apripista” per tutte quelle zone alpine che vogliano ospitare turismo invernale rimanendo “vergini” di funivie e impianti vari.
Con la chiusura invernale del passo, tutto il territorio dello Slpuga diventa un’unica grande “pista” da salire e scendere, seguendo i segnali e i cartelloni ben posizionati oppure accompagnati da guide alpine e maestri di sci.
Dai 1.908 metri del villaggio fino ai tremila delle cime più alte, gli sciatori possono scegliere tra undici percorsi in salita. Per i principianti ci sono lezioni di introduzione allo scialpinismo e corsi di skialp e splitboard. L’obiettivo è quello di arrivare a 3.642 ettari di neve fuoripista.