Globicefali spiaggiati in Scozia: Anche questo è senza dubbio uno dei drammi dell’estate 2023.
Le 50 e più balene (per la precisione, globicefali) morte in uno spiaggiamento di massa sull’isola di Lewis in Scozia sono un triste spettacolo che ha impressionato ed emozionato molti spettatori dei telegiornali di tutto il mondo.
Intorno alle 7 di domenica 16 luglio, i soccorritori marini chiamati a Traigh Mhor, una lunga striscia di sabbia costiera (il nome significa “spiaggia grande”) dell’isola di Lewis (Ebridi esterne), si sono trovati di fronte ad una visione drammatica.
I rapporti iniziali suggerivano che c’erano circa 55 balene spiaggiate. Presto si è scoperto che solo 15 erano ancora in vita.
L’ente di beneficenza British Divers Marine Life Rescue (BDMLR) ha cercato di rimettere in linea di galleggiamento due delle balene che ancora sembravano capaci di muoversi. Una è riuscita a riprendere il mare. L’altra si è bloccata dopo poco tempo ed è morta, così come altri tre.
Gli animali erano balene cosiddette “pilota”. Si tratta in realtà di grandi delfini oceanici, che secondo gli esperti sono la specie di cetacei più suscettibile agli spiaggiamenti di massa.
L’evento più drammatico, però, doveva ancora accadere. Infatti, intorno alle 15:30 è stato deciso che le restanti balene sarebbero state soppresse. “Considerando da quanto tempo i globicefali erano rimasti fuori dall’acqua oltre alle pessime condizioni” hanno spiegato i veterinari “è stato deciso che avrebbero dovuto essere soppressi per il loro stesso bene.
Si è subito aperta la questione circa la causa dello spiaggiamento.
I responsabili di BDMLR hanno dichiarato che una delle balene morte sembrava aver avuto un prolasso vaginale, quindi si sospetta che l’intero branco si sia arenato a causa del parto di una femmina. “Le balene pilota sono famose per i loro forti legami sociali” hanno spiegato “quindi spesso quando una balena si trova in difficoltà e si arena, il resto segue”.
In un clima di allerta militare dovuto alla guerra in Ucraina, però, a molti sono tornati in mente gli studi compiuti negli ultimi anni che hanno accertato un nesso fra gli spiaggiamenti di cetacei e l’attività dei sonar militari.
Nello studio “Blue whales respond to simulated mid-frequency military sonar” pubblicato nel 2013 e al quale aveva partecipato lo stesso Sto-Creme NATO di La Spezia, il team di ricercatori (statunitensi e britannici) rilevava come “i sonar militari a media frequenza (1-10 kHz) sono stati associati ai letali spiaggiamenti di massa di odontoceti che compiono immersioni profonde”, benché si precisasse che “gli effetti sul rischio di estinzione delle specie di balene con fanoni sono praticamente sconosciuti”.