Ghiacciai sempre più in pericolo a causa del riscaldamento globale: gli ultimi dati

Il riscaldamento globale sta esercitando una pressione senza precedenti sui ghiacciai di tutto il mondo. Le evidenze scientifiche più recenti dipingono un quadro allarmante: quali sono gli ultimi dati? E qual è la situazione in Italia?

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Il problema del riscaldamento globale è da anni sulla bocca di tutti, d’altro canto anche nella nostra quotidianità ne subiamo gli effetti: estati sempre più calde, piogge sempre più scarse e nevicate sempre più rare. Nelle zone montane, il tema è cocente. Si pensa a costruire nuovi impianti sciistici ma c’è davvero un futuro per il turismo invernale?

In primis, cosa ci dicono i dati sulla situazione globale dei ghiacciai? Purtroppo, come ci si poteva aspettare, non ci danno belle notizie: il riscaldamento globale sta, infatti, esercitando una pressione senza precedenti sui ghiacciai di tutto il mondo, accelerandone lo scioglimento e minacciando ecosistemi, risorse idriche e attività umane. Le evidenze scientifiche più recenti dipingono un quadro allarmante, sottolineando l’urgenza di interventi mirati.

Lo stato dei ghiacciai mondiali

Secondo un recente studio di National Geographic Italia, la maggior parte dei 200.000 ghiacciai del nostro pianeta sta mostrando evidenti segni di riscaldamento, con un assottigliamento medio compreso tra uno e due metri all’anno. Se si continua così, a livello globale, entro il 2100 si sarà sciolto tra un quarto e la metà del volume dei ghiacciai, con conseguenze devastanti per tutti noi.

Lo scioglimento dei ghiacciai, in effetti, contribuisce in modo significativo all’innalzamento del livello del mare, con implicazioni dirette per le comunità costiere di tutto il mondo. In uno studio pubblicato su Nature Climate Change, gli scienziati avvertono che la perdita accelerata di ghiaccio potrebbe destabilizzare interi ecosistemi marini, modificando le correnti oceaniche e influenzando il clima globale.

Inoltre, l’ultimo rapporto dell’Arctic Monitoring and Assessment Programme (AMAP), pubblicato nel 2021, ha evidenziato che la probabilità di un’estate artica senza ghiaccio è dieci volte maggiore in uno scenario di riscaldamento globale di 2°C rispetto a uno di 1,5°C. Secondo la maggior parte dei modelli climatici, entro il 2050 potremmo assistere per la prima volta a un Artico quasi privo di ghiaccio marino nel mese di settembre.

I ghiacciai italiani: una situazione critica

Anche in Italia, i ghiacciai stanno subendo una drastica riduzione. Dal tardo Ottocento a oggi, più di 200 ghiacciai alpini sono scomparsi, lasciando il posto a detriti e rocce. Le proiezioni indicano che, entro la fine del secolo, le superfici glaciali potrebbero ridursi a un quarto di quelle attuali.

La perdita di biodiversità è conseguenza diretta di questa tragica situazione: come sottolinea il report “Carovana dei Ghiacciai 2024” di Legambiente , la diminuzione della quantità e della qualità del cibo disponibile rappresenta una condizione particolarmente critica per la fauna alpina, come la pernice bianca, la lepre bianca e l’ermellino.

La mancata corrispondenza tra la stagione della neve e la muta espone questi animali a una maggiore visibilità, rendendo più difficile la ricerca di cibo e la fuga dai predatori. Studi recenti evidenziano una perdita di area idonea per la pernice bianca compresa tra il 17% e il 59%, a seconda degli scenari di riscaldamento ipotizzati.

Testimonianze di alpinisti e guide di montagna confermano, purtroppo, questa tendenza. Marco Confortola, alpinista italiano di fama internazionale, ha spesso dichiarato che, in trent’anni ha visto i ghiacciai ritirarsi in modo impressionante, con zone che una volta erano ricoperte di ghiaccio perenne e oggi sono solo rocce e detriti. Tutto ciò ha un impatto devastante non solo sul paesaggio, ma su tutta la vita della montagna.

Le nevi dell’Appennino: un futuro incerto per il turismo invernale

Il cambiamento climatico sta influenzando anche le catene montuose dell’Appennino, con ripercussioni significative sul turismo invernale. Le nevicate di fine 2024 sul Terminillo avevano acceso le speranze degli operatori turistici, ma l’aumento delle temperature ha reso impossibile mantenere la neve al suolo, vanificando anche gli sforzi per l’innevamento artificiale. Tutto ciò mette in evidenza la vulnerabilità delle stazioni sciistiche appenniniche di fronte al riscaldamento globale.

Secondo il report “Nevediversa 2024” di Legambiente, in montagna nevica sempre meno, aumentando costi e consumi per innevare artificialmente gli oltre 5.000 km di piste da sci. Il Ministero del Turismo ha deciso, pertanto, di stanziare 148 milioni di euro per finanziare gli impianti di risalita… contro i 4 milioni destinati alla promozione dell’ecoturismo.

Non sarebbe forse il caso di aumentare anche i finanziamenti destinati a un turismo diverso che possa aiutare a cambiare rotta, virando verso un nuovo futuro per il turismo invernale ad alta quota?

Uno studio dell’Università di Torino ha evidenziato che, senza interventi strutturali, molte stazioni sciistiche situate sotto i 1.500 metri potrebbero diventare economicamente insostenibili già entro il 2040. Dunque, è necessario e impellente pensare a una diversificazione delle attività turistiche, puntando su escursioni invernali, sport outdoor e turismo culturale.

Verso un turismo invernale sostenibile

In definitiva, la crisi climatica impone una riflessione profonda sul futuro del turismo invernale, soprattutto nelle aree appenniniche e nelle località alpine a bassa quota. L’innevamento artificiale, oltre a comportare elevati costi economici, ha un impatto ambientale significativo, richiedendo grandi quantità d’acqua ed energia. Inoltre, non sempre garantisce risultati soddisfacenti, soprattutto in condizioni climatiche avverse.

La proposta di Legambiente è quella di superare l’innevamento artificiale, lavorando a una riconversione degli impianti e puntando su un turismo invernale più sostenibile. Diversificando le attività turistiche, valorizzando l’ambiente naturale, le professionalità locali e il patrimonio storico e architettonico delle aree montane forse si può uscire dal tunnel e vedere la luce.

Un esempio concreto di questo cambio di paradigma è rappresentato dal progetto europeo “Beyond Snow“, che mira ad aumentare la resilienza socio-ecologica dei comprensori sciistici situati sotto i 2.000 metri, i più vulnerabili al cambiamento climatico.

Attraverso dieci aree pilota distribuite in sei paesi alpini, Beyond Snow sviluppa percorsi di sviluppo sostenibile e soluzioni implementabili, coinvolgendo cittadini e decisori politici mediante attività di formazione e sensibilizzazione. Uno degli output principali è la creazione di uno strumento digitale innovativo per supportare le decisioni in materia di resilienza, reso disponibile gratuitamente alla comunità alpina.

Insomma, la situazione è tragica, ma non è mai troppo tardi per un cambio di rotta: promuovere un turismo più sostenibile e consapevole, capace di valorizzare le risorse naturali senza comprometterle ulteriormente si può e si deve fare, perché purtroppo stiamo già facendo i conti con uno scioglimento dei ghiacciai senza precedenti.

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Claudia Russo ha studiato storia dell’arte a Siena, Parigi e Bologna. Appassionata di viaggi rigorosamente culturali e di serate conviviali un po’ meno impegnate, curiosa, determinata e amante del bello, trova sempre il tempo per una buona tazza di tè e per interrogarsi, con sguardo critico, sugli avvenimenti del nostro tempo
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