Si può ancora parlare di turismo sostenibile quando i centri storici delle città d’arte sono invasi da folle di visitatori, il costo della vita spinge i residenti a trasferirsi altrove, e l’identità culturale si piega alle logiche del mercato turistico?
Queste sono alcune delle domande al centro del G7 del Turismo, svoltosi a Firenze dal 13 al 15 novembre 2024. Un vertice importante, che ha discusso sul modello di sviluppo turistico attuale, troppo spesso orientato alla quantità e non alla qualità.
L’agenda del G7, come sempre ambiziosa, ha affrontato temi come il turismo sostenibile, la regolamentazione degli affitti brevi, la digitalizzazione dei flussi turistici e l’overtourism.
Buone intenzioni, certo, ma saranno sufficienti per alleggerire le città dalla pressione crescente del turismo di massa?
Overtourism: quando il turismo diventa un problema
Overtourism. Un termine che ormai conosciamo bene e che non descrive più solo le folle davanti alla Torre di Pisa o a Piazza San Marco. È un fenomeno che mina le basi stesse della vivibilità urbana, trasformando città storiche in parchi tematici per turisti.
I numeri parlano chiaro: l’Italia è una delle destinazioni più visitate al mondo, e questo è positivo, ma quasi l’intero flusso turistico si concentra in poche città, causando un sovraffollamento che mette a rischio il patrimonio culturale, l’ambiente e la qualità della vita dei residenti. Nel 2023, la sola Roma ha registrato un record di presenze, poco meno di 50 milioni.
A Firenze, città simbolo del G7 2024, si è registrato un forte aumento dei turisti “saltuari” negli ultimi vent’anni. Una delle cause sono gli affitti brevi e l’uso massiccio delle piattaforme di home-sharing, che hanno reso complicato, a dir poco, per i fiorentini vivere nel cuore della loro città. Così, gli immobili destinati all’uso turistico, nel giro di pochi anni, sono aumentati a dismisura, diminuendo il parco di immobili destinati a una sistemazione permanente.

Firenze risponde: un piano in dieci punti
Proprio per affrontare questi problemi, il Comune di Firenze ha presentato un piano articolato in dieci punti. Tra le misure :
- Stop alle cassette per le chiavi (keybox): vietato installarle sugli edifici storici per limitare il proliferare degli affitti brevi non regolamentati.
- Divieto di altoparlanti per le guide turistiche: un modo per ridurre l’inquinamento acustico e migliorare l’esperienza dei visitatori.
- Promozione di percorsi alternativi: l’obiettivo è distribuire i flussi turistici su aree meno battute, valorizzando luoghi meno noti ma altrettanto significativi.
Sono provvedimenti sufficienti? Probabilmente no, ma rappresentano un passo nella giusta direzione.
Esempi internazionali: Venezia e Amsterdam
Se Firenze sperimenta, altre città hanno già adottato misure drastiche per fronteggiare l’overtourism. Venezia, per esempio, ha introdotto una tassa d’ingresso per i visitatori giornalieri e ha limitato la dimensione dei gruppi turistici.
Amsterdam ha deciso di andare oltre: niente nuovi hotel nel centro, divieto di Airbnb in alcune zone e restrizioni per le navi da crociera. Risultato? Una città che sta riconquistando il suo spazio vitale, anche se non senza polemiche.
Si discute di turismo sostenibile, ma manca una visione comune
Si può davvero parlare di turismo sostenibile senza un quadro regolamentare che superi i confini nazionali? Per ora, le città europee sembrano affrontare il problema in ordine sparso, ognuna con le proprie soluzioni, spesso diverse e in alcuni casi incompatibili tra loro.
Il turismo che vogliamo (davvero)
La domanda cruciale emersa dal G7 del Turismo 2024 non riguarda solo la gestione dei flussi turistici, ma il modello stesso di turismo che vogliamo per il futuro. Si tratta di scegliere: vogliamo un turismo che arricchisca le città, rispettandone i ritmi, i residenti e il patrimonio culturale? Oppure un turismo che si limita a consumare, lasciandosi dietro poco più di foto e rifiuti?
Perché, diciamolo chiaramente, se è vero che il turismo è un motore economico essenziale, è altrettanto vero che, se mal gestito, rischia di distruggere proprio ciò che rende queste città così uniche.
Firenze, Venezia, Barcellona: le città d’arte sono sempre in prima linea nel fronteggiare il turismo di massa, a volte senza un supporto adeguato. Non si può continuare a lasciare che siano le singole città a combattere questa battaglia. Servono strategie comuni, regole condivise e, soprattutto, un impegno concreto a mettere la sostenibilità al centro di ogni scelta.
Positivo è che il G7 di Firenze abbia dato qualche segnale incoraggiante, ma restano alcune ombre. Una cosa, però, è certa: il primo passo per risolvere un problema è riconoscerne l’esistenza. In questo, Firenze ha mostrato che le città possono essere non solo vittime, ma anche esempi di resilienza e innovazione.