Foreste Romania? Difficile: è così che possiamo descrivere la situazione delle foreste vergini della Romania, uno degli ultimi baluardi naturali d’Europa, oggi sull’orlo di una crisi devastante. Questi ecosistemi straordinari, custodi di biodiversità unica e secoli di storia, sono oggi minacciati da interessi economici sempre più pressanti e da una gestione politica incerta, quando non del tutto assente.
Questo grido d’allarme va ben oltre i confini della Romania. Le foreste non sono solo casa per la fauna o barriera contro il cambiamento climatico: rappresentano un equilibrio fragile ma necessario tra uomo e natura. Ogni albero abbattuto senza controllo non è solo una perdita immediata. È un pezzo di patrimonio che scompare, una ferita inferta all’ecosistema globale. E mentre si discute di strategie, le motoseghe lavorano. Ogni giorno ci avviciniamo al rischio reale di trasformare questo tesoro naturale in un deserto silenzioso.
Il disboscamento illegale: una realtà che non si arresta
Molte ONG lanciano l’allarme: il disboscamento illegale è un’ombra che continua a devastare aree strategiche come i Carpazi Meridionali, i Monti Făgăraș e le zone Natura 2000, riconosciute per la loro importanza cruciale nella salvaguardia della biodiversità europea. Tuttavia, la loro capacità di resistere è messa a dura prova. L’industria del legno respinge le accuse, bollando le critiche di Greenpeace e Agent Green e di altre associazioni come eccessivamente generiche. E il dibattito all'interno del paese continua.
E mentre le discussioni restano aperte, la visita di accertamento effettuata dalla Comunità Economica Europea in Romania a maggio 2023 ha prodotto un resoconto, pubblicato a novembre 2023, estremamente chiaro: ogni anno in Romania vengono abbattuti 20,6 milioni di metri cubi di legname oltre le quote previste, con un ritmo di tre metri cubi ogni ora. Neanche le aree protette sono risparmiate: tra il 2021 e il 2022, dai siti Natura 2000 sono stati estratti 13 milioni di metri cubi di legname senza valutazioni di impatto ambientale, disattendendo normative che avrebbero dovuto preservarle.
L’introduzione del sistema di monitoraggio digitale SUMAL 2.0, pur rappresentando un progresso, non è riuscita a frenare il fenomeno. Il risultato è devastante: un paesaggio mutilato, dove un tempo regnavano alberi secolari, ora c’è solo il vuoto.
Le foreste rumene non sono un problema isolato. Con il 43% del territorio dell’Unione Europea coperto da boschi, il loro ruolo è cruciale per combattere il cambiamento climatico. Ma la Strategia Forestale dell’UE, che punta a piantare tre miliardi di alberi entro il 2030, rischia di fallire senza un intervento deciso. Il disastro rumeno non è solo una questione locale: è un banco di prova per le politiche ambientali europee.
Gli interventi dell'Europa
Nel 2020, la Commissione Europea aveva già lanciato un monito: con una lettera di costituzione in mora, chiedeva interventi urgenti per fermare il disboscamento illegale in Romania. Da allora, però, poco è cambiato. Le violazioni continuano, anno dopo anno, mentre le foreste scompaiono sotto i colpi incessanti delle motoseghe. Nel novembre 2023, un nuovo richiamo formale ha ribadito l’urgenza di agire. Il problema è chiaro: mancano controlli efficaci, sanzioni che facciano davvero paura e, soprattutto, una visione integrata per gestire in modo sostenibile le risorse forestali. E mentre Bruxelles insiste, sul terreno si continua a perdere tempo prezioso.
La società civile risponde
Le istituzioni arrancano, ma la società civile è già in movimento. Attivisti, ONG e cittadini uniscono le forze per difendere un patrimonio che appartiene a tutti. Tra le proposte più urgenti ci sono il ripristino degli habitat naturali, la gestione dei bacini idrografici e l’adozione di pratiche sostenibili per trattenere l’acqua e prevenire l’erosione del suolo. Tuttavia, questi sforzi rischiano di rimanere gocce nel mare se non supportati da politiche governative incisive e da un reale impegno internazionale.
Il tempo è dalla parte delle motoseghe?
Le foreste vergini della Romania sono più di un simbolo: rappresentano una sfida cruciale per l’intera Europa. Ogni giorno perso rende più difficile invertire la rotta. Sapremo ascoltare il grido della natura? La domanda è aperta e la risposta, per ora, incerta. La speranza è che il richiamo della foresta possa essere più forte del rombo delle motoseghe, ma il tempo stringe. Ogni albero abbattuto avvicina l’Europa a una perdita irreparabile, ogni ora che passa rende più urgente una risposta.
fonti e approfondimenti:
Pacchetto infrazioni di febbraio: decisioni principali
Bruxelles, 12 febbraio 2020
Resoconto di missione della Comunità Economica Europea del novembre 2023