Chiunque abbia letto anche solo una manciata di poesie di Eugenio Montale – magari quelle studiate a scuola, nell’ultimo faticoso quadrimestre della quinta superiore – non può non ricordare l’intenso, pressoché essenziale legame tra i versi del premio Nobel 1975 per la letteratura e il paesaggio ligure.
Si potrebbe quasi dire che esista una “Liguria montaliana”: una terra con caratteristiche proprie e peculiari, non esattamente coincidente con quella reale, di certo non con l’immagine turistica più divulgata della regione.
Una Liguria aspra come i cocci di bottiglia della sua celebre poesia; arida e disadorna. Eppure proprio per questo ancora più affascinante, capace di trasmettere il “male di vivere” sotto una luce a volte obliqua, a volte abbacinata, ma oscuramente vitale e sempre gravida di significato.
Come è stato scritto, “leggere le poesie di Montale che richiamano la sua terra è come compiere un viaggio in quei luoghi sconosciuti”, e immedesimarvisi profondamente, aggiungiamo noi.
Per circa vent’anni, Eugenio Montale (che non fu solo poeta, ma anche giornalista, traduttore, critico musicale e scrittore) trascorse le sue vacanze a Monterosso: nella Villa Montale, appunto, “la pagoda giallognola” che sorge a Fegina, sospesa tra il mare e la macchia mediterranea.
Le liriche più celebri (e più belle) del poeta nato a Genova nel 1896 e morto a Milano nel 1981, come Meriggiare pallido e assorto, La Casa dei Doganieri, La punta del Mesco, I limoni, sono inscindibilmente legate a questa temperie naturalistica. Per dirla in termini di critica letteraria, ne sono il “correlativo oggettivo”.
Oggi è possibile, al turista curioso e desideroso di immergersi in un’esperienza fisica e spirituale al tempo stesso – fatta di odori, colori, visioni e versi di poesia – percorrere questa Liguria montaliana seguendo un itinerario puntuale e preciso, nonché sorretto dalle dovute informazioni.
Il Parco letterario dedicato a Eugenio Montale è un’area protetta in cui il viaggiatore attento può ritrovare le suggestioni e le tracce di uno dei più grandi poeti del ‘900.
E’ un contesto naturale e paesaggistico di grande potenza, quello che si offre al visitatore, in gran parte ancora intatto. Sono i “dorsi di colli e di cielo” che hanno ispirato molti versi del poeta, già riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1997 e poi protetti grazie all’istituzione, due anni dopo, del Parco Nazionale con l’Area Marina Protetta.
Con l’idea di coniugare la tutela paesaggistico-ambientale e la storia culturale dei luoghi, l’Ente Parco, in collaborazione con il Comune di Monterosso, ha creato un percorso di conoscenza di quella terra fatta di “lame d’acqua” e di “muri d’orto” attraverso la chiave di lettura dell’ispirazione poetica.
Il risultato sarà, per chi vorrà fare l’esperienza, una full immersion nelle Cinque Terre più autentiche: anche grazie ad iniziative culturali e momenti di scoperta guidata, che ogni anno arricchiscono il calendario degli eventi del Parco.
Oltre ai percorsi nel borgo di Monterosso, sono organizzate infatti durante tutto l’anno (ma in particolare da giugno a ottobre) delle vere e proprie escursioni sulla ricca rete sentieristica del Parco e nei luoghi di maggiore suggestione anche storico-artistica, come i Santuari mariani.
A condurre le escursioni e i percorsi dal Luglio 2021 (anno di istituzione del Parco Letterario) sono Carlo Torricelli, Guida escursionistica e Naturalista, e Cristina Currarini, Letterata.
Per ulteriori informazioni e il calendario delle iniziative, ecco i link:
https://www.parchiletterari.com/parchi/montale-e-le-cinque-terre-015/itinerari.php
https://www.parconazionale5terre.it/man_dettaglio_man.php?id=2685