Cosa posso fare IO per combattere l’emergenza climatica? La risposta dei più titolati scienziati di tutto il mondo

Il “Guardian” ha promosso un sondaggio fra i migliori scienziati mondiali: quali sono le azioni efficaci che i singoli, cioè tutti noi, possiamo compiere per salvare il pianeta.

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Emergenza climatica – Di fronte ad una situazione che sembra diventare di anno in anno e di stagione in stagione sempre più preoccupante, la domanda che molti privati cittadini di tutto il mondo si pongono in maniera a volte angosciosa (vedi la eco-ansia) è: che cosa posso personalmente fare per combattere il riscaldamento globale?

Il quotidiano inglese “Guardian”, sempre molto attento alle problematiche ambientali e ai suoi risvolti politici ed economici globali, ha promosso nei mesi scorsi un interessante sondaggio, coinvolgendo centinaia dei migliori scienziati internazionali del clima.

380 degli 843 membri del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico dal 2018 hanno risposto al sondaggio. “Nel complesso” rileva il Guardian “gli scienziati si sono dimostrati estremamente pessimisti sulle prospettive di contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto degli obiettivi concordati a livello internazionale”.


Queste sono le domande che i giornalisti britannici hanno posto e le relative risposte degli esperti.

Qual è l’azione più efficace che i singoli possono intraprendere?

La maggior parte degli esperti (76%) si è espressa a favore del voto per i politici che si impegnano a prendere misure forti per il clima, sia nelle elezioni nazionali che in quelle continentali nel caso dell’Europa.

E’ da ricordare che questo è un anno elettorale per molti Paesi: gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’India, l’Unione Europea, il Messico, il Sudafrica e altri ancora si recheranno alle urne.

“La scienza c’è, ma la mancanza di volontà dei politici di tutto il mondo sta ritardando l’azione sul cambiamento climatico”. Le parole del Prof. Alexander Milner, dell’Università di Birmingham nel Regno Unito, sono condivise dalla maggioranza degli esperti.

E’ utile ridurre i voli aerei?

La seconda scelta per l’azione individuale più efficace, secondo gli esperti, è quella di ridurre gli spostamenti in aereo e i trasporti a combustibili fossili a favore di quelli elettrici e pubblici. Non solo il 56% l’ha sostenuta, ma due terzi degli scienziati interpellati ha dichiarato di aver ridotto il proprio numero di voli.

Gli esperti ricordano che il volo aereo è l’attività più inquinante che un individuo possa intraprendere, oltre a costituire gran parte dell’impronta di carbonio dei popoli “ricchi”. A livello globale i “super emettitori” che volano di frequente e che rappresentano solo l’1% della popolazione mondiale causano la metà delle emissioni di carbonio dell’aviazione. Sono i passeggeri aerei statunitensi che hanno di gran lunga la maggiore impronta di carbonio tra i Paesi ricchi.

Mangiare meno carne può aiutare?

La produzione di carne ha un impatto enorme sull’ambiente. La maggior parte delle persone nei Paesi ricchi mangia più carne di quanto sia considerato salutare, e più del 60% degli scienziati ha dichiarato di aver ridotto il proprio consumo di carne.
Quasi il 30% degli esperti ha dichiarato che mangiare meno carne è l’azione del singolo in assoluto più efficace per il clima.
Una percentuale non troppo lontana ha invece sostenuto che la prima cosa da fare sia la riduzione delle emissioni derivanti dal riscaldamento o dal raffreddamento delle case: ad esempio installando pompe di calore.

La protesta è una forma efficace di azione per il clima?

Altro tema importante, perché divide l’opinione pubblica anche all’interno di coloro che mostrano sensibilità per i temi ambientali, fra favorevoli e contrari alle proteste pubbliche e di piazza, a volte accompagnate da gesti eclatanti.

Ha risposto sì quasi un quarto degli scienziati, che dicono di aver partecipato a proteste per il clima, in quanto cittadini profondamente preoccupati per il riscaldamento globale. Si tratta di esperti provenienti da tutti i continenti, compresi quelli di Stati Uniti, Argentina, Germania, Bangladesh, Kenya e Australia.

C’è qualcos’altro che possiamo fare?

Se il 12% degli esperti ha sostenuto la necessità di avere meno figli, altri hanno dato risposte diverse. “Parlare del clima come della principale minaccia esistenziale alla stabilità della società”, ha detto uno di loro. Oppure “spostare i risparmi o i fondi pensione dagli investimenti in combustibili fossili a quelli verdi” è stata un’altra risposta di diversi esperti.

L’esperta inglese Vanesa Castán Broto ha suggerito di “smettere di lavorare per l’industria dei combustibili fossili”. Uno scienziato proveniente dal Camerun ha raccomandato di “evitare i prodotti responsabili della deforestazione, come alcune carni bovine, il legname e il cacao”.

L’azione individuale può davvero aiutare?

Su questa domanda cruciale, molti esperti hanno voluto sottolineare i limiti dell’azione dei singoli e dei privati cittadini. Una posizione condivisa è quella secondo cui “può arrivare solo fino a un certo punto. Sono necessari tagli rapidi e profondi alle emissioni di carbonio provenienti dal petrolio e dal gas, nonché da altri settori come quello dei trasporti, che sono al di fuori del controllo del singolo individuo”.

“L’azione individuale può essere solo una goccia nel mare: solo i cambiamenti sistemici saranno sufficienti”.

Si distingue da questa posizione il prof. Hiroyuki Enomoto, dell’Istituto Nazionale di Ricerca Polare del Giappone: secondo lui infatti le azioni individuali “pur avendo un impatto ridotto, sono importanti per aumentare la consapevolezza collettiva del problema”.

Gli scienziati si stanno impegnando in prima persona?

La risposta è affermativa, ed è motivata dal fatto che la preoccupazione del mondo scientifico è altissima. Molti degli esperti chiamati in causa prevedono livelli catastrofici di riscaldamento globale nel futuro prossimo; per questa ragione, stanno spostando la loro attenzione dalla fisica del sistema climatico verso azioni che rallentino il riscaldamento globale e proteggano le persone dagli impatti climatici.

Numerosi scienziati hanno dichiarato di aver prestato il loro tempo come testimoni esperti in cause legali sul cambiamento climatico; altri hanno detto che stavano aiutando gruppi a sviluppare nuove politiche climatiche. Altri ancora stanno intensificando i loro sforzi su progetti con le comunità vulnerabili “in modo che migliorino il loro adattamento ai cambiamenti climatici, i cui impatti sono già in atto e aumenteranno in futuro”.

C’è chi sceglie di dedicare almeno metà del suo tempo a promuovere azioni concrete e non solo ricerca, come direttore scientifico di un’azienda che si occupa di riforestazione responsabile. “Ci sono così tante persone sul campo che si preoccupano e che vogliono fare la differenza; questo è davvero incoraggiante e mi spinge a farlo”.

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Direttore Editoriale. Alessandro Di Nuzzo è giornalista, scrittore e responsabile editoriale di Aliberti editore dal 2001. Ha curato diversi volumi sulla letteratura italiana e straniera, come Leopardi. Ricette per la felicità (2015); Poeti francesi del vino (2016); Dante e la medicina (2021). Il suo primo romanzo, La stanza del principe (Wingsbert House-Aliberti, 2015), ha vinto il Premio Mazara del Vallo Opera prima. È autore con Alessandro Scillitani del docufilm Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci (2019). Tra i suoi libri: Francesco da Buenos Aires. La rivoluzione dell'uguaglianza.
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