Che cos’è un “Ecomuseo”?

Il termine, che designa particolari tipologie di museo a cielo aperto, nasce negli anni settanta del Novecento, e oggi è sempre più diffuso: vediamone il significato e qualche esempio concreto.

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Per capire che cosa si intende con il termine ecomuseo bisogna partire dalla sua genesi: in Europa, gli anni settanta del Novecento sono un periodo di grande fermento dal punto di vista sociale, ma anche artistico e culturale. La società post-industriale dibatte, infatti, sugli effetti devastanti che l’industria ha avuto e continua ad avere sull’ambiente, e su come l’arte e i musei debbano, a loro modo, rispondere, sensibilizzando la popolazione sul tema. 

Si cerca, pertanto, di immaginare soluzioni museali più nuove e al passo con i tempi. Siamo, del resto, negli anni in cui l’industria ha mostrato tutti i suoi limiti in termini di disagio sociale e inquinamento; lacerti di vecchie fabbriche abbandonate testimoniano un passato triste e ancora doloroso.

Che fare di questi edifici di archeologia industriale? Molti diventano veri e propri musei a cielo aperto, luoghi che testimoniano una fase della storia europea, e che, proprio per questo, non vanno abbattuti, ma valorizzati, in quanto monito per un futuro migliore.

Fino ad allora per “museo” si intendeva generalmente un luogo chiuso, separato dal mondo esterno, per accedere al quale era necessario varcare una soglia; di certo “museo” non era una porzione di territorio: l’idea di trasformare un’intera area, priva di mura e sotto gli occhi di tutti, in un museo fu, in tal senso, rivoluzionaria.

Si iniziarono, così, a preservare tutte quelle zone che recavano una testimonianza importante sul passato, riflettendo ambienti di vita tradizionali, storici e culturali, in un’ottica di tutela del paesaggio e delle tradizioni, per una società più ecologica, che potesse riscoprire le proprie origini.

Ecomusei: musei per una società più ecologica

Per queste tipologie di musei fu coniato il termine “ecomuseo”, che designa, dunque, un museo non più chiuso tra quattro mura, ma articolato su un’intera area territoriale, che non ha solo visitatori, ma anche abitanti, e che riflette una comunità. Come scrisse nel 1985 Georges Henri Rivière, celebre museologo francese che ragionò a lungo sull’ecomuseo:

“Il concetto di ecomuseo propone un modello di museo senza confini: da vivere piuttosto che da visitare. Uno specchio nel quale la popolazione locale cerca una spiegazione del territorio a cui è legata. È un’espressione dell’uomo e della natura, colloca l’uomo nel suo ambiente naturale.”

Con l’ecomuseo, il mondo della cultura ha risposto all’esigenza di ricongiungersi con natura e tradizionidi una società a cui gli effetti dell’industria cominciavano purtroppo a essere ben noti. Ritrovare il legame con il passato, con ritmi più lenti e con modi di vivere più ecologici è sostenibili è l’obiettivo dell’ecomuseo.

Dagli anni settanta in poi, moltissimi ecomusei sono sorti in tutta Europa: oltre a essere luoghi in cui si possono ammirare abitazioni tradizionali, edifici storici, testimonianze di modi di vivere del passato, sono anche centri di ricerca sul territorio che rappresentano e sulle sue tradizioni. Si occupano, inoltre, di organizzare numerose attività che sensibilizzano la popolazione al rispetto dell’ambiente in cui vivono. Diversi ecomusei si ritrovano anche nella nostra Penisola: vediamone qualche esempio.

L’Ecomuseo delle Case di Terra di Villa Ficana

L’Ecomuseo delle Case di Terra di Villa Ficana si trova a Macerata, nelle Marche, ed è un intero quartiere di case costruite in terra e paglia nel corso del XIX secolo (Ecomuseo Villa Ficana). Il borgo è fortunatamente scampato alla cementificazione selvaggia che in passato ha devastato gran parte del nostro Paese, e riflette la storia della comunità di contadini che lì abitava.

Attraverso laboratori didattici, visite guidate e attività di ricerca e sensibilizzazione rivolte a visitatori di tutte le età, l’Ecomuseo di Villa Ficana si pone come obiettivo quello di tutelare e valorizzare le risorse ambientali, storiche e culturali del territorio, al fine di promuovere uno sviluppo locale sostenibile.

Le case di terra e paglia dell’ecomuseo maceratese sono, inoltre, un perfetto esempio di architettura vernacolare della nostra Penisola, e dimostrano come in passato bastava poco per costruire edifici efficienti, sostenibili e durevoli nel tempo. Insomma, spunti preziosi per le sperimentazioni architettoniche del futuro, che talvolta recuperano in maniera positiva il legame con la tradizione e con il territorio.

L’Ecomuseo della Valle d’Itria

Anche l’Ecomuseo della Valle d’Itria, la celebre valle dei trulli in Puglia, mira a preservare e valorizzare l’identità culturale della comunità locale, al fine di orientarne lo sviluppo secondo una logica di sostenibilità e di partecipazione (Ecomuseo Valle d’Itria).

Le attività che l’ecomuseo mette in campo sono diverse: attraverso seminari, conferenze, mostre e campagne informative, ad esempio, si occupa di fare ricerca e di promuovere le radici storiche e culturali della Valle d’Itria e dei suoi abitanti. Vi sono poi laboratori didattici per le scuole; visite guidate; iniziative per gli adulti volte a sensibilizzare sulla necessità di un turismo ecosostenibile, che rispetti il territorio e le sue tradizioni; restauri e interventi di valorizzazione di antichi ambienti di vita; infine, si lavora al recupero dei prodotti agricoli tradizionali e dell’artigianato locale.

Questi musei a cielo aperto, in definitiva, hanno rivoluzionato il modo di intendere il museo, che da luogo chiuso e elitario è diventato un luogo aperto e vissuto, capace di riflettere una comunità e un territorio in modo partecipativo, mettendo in luce tradizioni, storia e ambiente naturale.

Nati come risposta ai problemi dell’industria sull’ambiente, gli ecomusei sono diventati veri e propri presidi di sensibilizzazione su ecologia e sviluppo sostenibile, luoghi di tutela delle risorse locali e di valorizzazione del passato e delle tradizioni.

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Claudia Russo ha studiato storia dell’arte a Siena, Parigi e Bologna. Appassionata di viaggi rigorosamente culturali e di serate conviviali un po’ meno impegnate, curiosa, determinata e amante del bello, trova sempre il tempo per una buona tazza di tè e per interrogarsi, con sguardo critico, sugli avvenimenti del nostro tempo
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