Ecoansia: cos’è e perché può essere utile

Da quando la ragazza di Catania si è commossa e ha fatto a sua volta commuovere il ministro Pichetto Fratin al Giffoni Film Festival parlando di ecoansia, si è scatenato un polverone mediatico su questa parola. Ma cosa significa questo termine? Ed è davvero sempre un'emozione negativa?

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Da quando la ragazza di Catania si commosse e fece a sua volta commuovere il ministro Pichetto Fratin al Giffoni Film Festival parlando di ecoansia, si è scatenato un polverone mediatico su questa parola e su questo concetto generando pareri contrastanti. Cerchiamo di capire bene cos’è, cosa significa, il suo impatto sulla vita quotidiana e perché può diventare nostra alleata.

L’ecoansia è una delle emozioni correlate al cambiamento climatico. Potremmo anche parlare di eco-rabbia, eco-senso di colpa ecc. Si tratta di uno stato psicologico molto impattante sulla persona, con tanto di attacchi di panico, estrema paura per il futuro ecc… Ma gli esperti tengono a precisare che non necessariamente deve essere qualcosa di patologico.

Tutti proviamo tristezza, ma non per questo siamo depressi, similmente tutti proviamo ansia, che è un sentimento assolutamente normale e naturale. È giusto che ci sia, è una sensazione assolutamente protettiva. Anche l’ecoansia, se usata in maniera costruttiva, può aiutarci ad esempio a migliorare l’ambiente.

Se non ci fossero emozioni negative, infatti, andremmo incontro principalmente a due situazioni:

  1. Non ci accorgeremmo di un pericolo, con il rischio di intaccare la nostra incolumità. L’ansia e la paura sono due emozioni assolutamente fondamentali per la nostra esistenza, sono primordiali e intrinseche nella nostra natura. Se queste emozioni sono presenti in momenti inopportuni e/o in maniera esagerata, ecco che si scatena la patologia.
  2. Rimarremmo sempre nella stessa situazione, senza migliorare mai. Senza una dose di sconforto, senza paura per quello che succederà in futuro non saremmo portati a cambiare noi stessi e le circostanze intorno a noi.

L’ecoansia è un’etichetta che si mette in realtà per identificare più emozioni negative correlate al cambiamento climatico e all’ambiente: paura, nervosismo, rabbia, stress ecc. E’ essenzialmente la paura del futuro, che genera sentimenti di angoscia, di ansia, ma anche di perdita di speranza e di impotenza – questi ultimi comuni nella depressione.

Esiste un’ecoansia che possa tornarci utile e spronarci a costruire un mondo migliore? Secondo alcuni, infatti, il punto è che non c’è abbastanza ecoansia: se ce ne fosse a sufficienza allora avremmo già attuato cambiamenti importanti.

Possiamo classificare le sensazioni provocate dal cambiamento climatico in varie classi:

  1. Risposta di tipo ansiogeno in cui abbiamo emozioni come nervosismo e paura che provocano una reazione di difesa, come minimizzazione del rischio.
  2. Risposta come senso di colpa e vergogna che sono orientate più a sé stessi; in questo caso si hanno atteggiamenti di tipo riparativo.
  3. Risposte come l’angoscia, che sono sentimenti di perdita e che possono provocare effetti che arrivano all’isolamento.

L’ecoansia, oltre ad avere una sfaccettatura di ansia di tipo esistenziale, come preoccupazione per il futuro, ha anche una componente sociale. L’individuo si pone la domanda: “cosa penseranno le persone intorno a me se faccio/dico questo?” . Noi umani siamo animali sociali, fatti per essere interdipendenti tra di noi. La paura dell’abbandono è antica e radicata in noi, in quanto essere abbandonati dal gruppo in una società preistorica poteva voler dire morire.

E’ quindi normale che adattiamo il nostro comportamento a chi abbiamo intorno, o comunque ci circondiamo di persone che possano appoggiarci ed essere simili a noi per non rimanere soli. Ed ecco che il modo in cui ci approcciamo anche ai cambiamenti che dovremmo mettere in atto per il clima dipende anche da chi abbiamo intorno. Se intimare ai colleghi di fare la raccolta differenziata in ufficio può farci etichettare come dei fissati rompiscatole, chiaramente saremo molto meno portati a farlo.

L’ecoansia è un’emozione orientata al futuro, al cosa si può fare per migliorare, è proattiva. Ed è su questo che bisogna spingere anche nelle forme patologiche, cercare di attenuarla e rendere positivo un sentimento di base negativo.

In conclusione, si possono rilevare due atteggiamenti opposti. Se da una parte abbiamo un’ecoansia estrema, dall’altra possiamo avere il rifiuto e la negazione di questi problemi. Come abbiamo accennato poco prima, nei media spesso si tende a parlare dell’ecoansia più grave, come se tutte le persone che la provano avessero sintomi gravi. Questo può provocare un rifiuto totale su queste tematiche, magari considerando tutta la questione alla stregua di un capriccio o come una costrizione a fare dei cambiamenti.

Vi rimandiamo al nostro podcast Kloros per l’ascolto di un’intervista ad un medico esperto tra i più noti d’italia su questo argomento il Dott. Casolari.

Fonte dell’articolo : https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyg.2022.981814/full

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