Eco attivisti o eco vandali?

Per lottare contro il cambiamento climatico è giusto prendere di mira il nostro patrimonio artistico e monumentale? Un’analisi del fenomeno.

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Eco attivisti – Da qualche tempo, giovani, a volte giovanissimi, ecologisti hanno iniziato a manifestare, perlopiù in Europa, il loro dissenso per l’assenza di concrete azioni politiche contro il cambiamento climatico, attaccando opere d’arte e monumenti, senza tuttavia, a detta loro, arrecare alcun danno.

Il modus operandi è sempre lo stesso: gli attivisti, in gruppo e talvolta anche da soli, imbrattano con salsa di pomodoro, zuppe o vernici lavabili quadri rigorosamente protetti da vetri, facciate di palazzi e statue, tutti bersagli importanti e dal forte significato simbolico, talvolta incollandosi anche al suolo o alle pareti dei musei e indossando magliette con slogan ecologisti.

Tra i primi episodi di questa, ormai trasversale, corrente dell’eco attivismo vi è stato l’imbrattamento dei Girasoli di Vincent Van Gogh alla National Gallery di Londra, il 14 ottobre 2022, da parte del gruppo britannico Just Stop Oil (fermate il petrolio), tra i più attivi insieme a Extinction Rebellion (ribellione all’estinzione).

Altre iniziative hanno, ad esempio, comportato il lancio di purea contro Il pagliaio di Claude Monet conservato al Museo Barberini di Postdam, in Germania; la rottura del vetro della Venere Rokeby di Diego Velázquez, sempre alla National Gallery di Londra; una torta letteralmente in faccia all’iperprotetta Gioconda di Leonardo da Vinci, al Louvre; e la passata di pomodoro sul bel volto della Ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer, al Mauritshuis dell’Aja.

Anche a casa nostra non sono mancati episodi simili nei confronti, ad esempio, della Primavera di Sandro Botticelli agli Uffizi o della scultura di Umberto Boccioni Forme uniche della continuità nello spazio, custodita al Museo del Novecento di Milano.

Segue poi la serie di azioni dimostrative che coinvolgono statue, monumenti e palazzi storici: Palazzo Vecchio a Firenze, la Cappella degli Scrovegni a Padova, l’Arco della Pace a Milano e Palazzo Madama a Roma sono solo alcuni degli obiettivi di queste “performance” ecologiste che, se inizialmente hanno destato stupore, incomprensione e spaesamento, generando reazioni contrastanti, con la loro reiterazione hanno forse perso la loro forza simbolica, portando l’opinione pubblica a una perdita di interesse e a una sorta di passiva accettazione.

Eppure, il fenomeno sembra essere tutt’altro che passeggiero, a tal punto che viene da chiedersi se per lottare contro il cambiamento climatico è davvero utile e giusto prendere di mira il nostro patrimonio artistico e monumentale. Le azioni degli eco attivisti funzionano? Sono legittime o sono assimilabili a atti vandalici? È proprio vero che le opere non subiscono danni?

Le opinioni a favore di questi giovani pronti a tutto per un futuro migliore sono numerose, ma sono altrettanto copiose le personalità che criticano l’eco attivismo portato avanti a discapito del patrimonio culturale.

Tra gli oppositori più decisi il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ha recentemente presentato in Senato un disegno di legge, approvato in data 23 novembre 2023, volto ad inasprire le disposizioni sanzionatorie “in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”.

L’obiettivo del Ministro è, citando le sue stesse parole, quello di “far pagare ai vandali i costi degli interventidi ripristino integrale del bene danneggiato” secondo il principio per cui “chi distrugge dovrà pagare di tasca propria” [Fonte: https://www.beniculturali.it/comunicato/25528].

Occorre infatti sottolineare che, per quanto il più delle volte le azioni di protesta siano innocue per le opere d’arte o i monumenti, comunque esse comportano un costo, talvolta ingente, di ripristino dello status quo, possibile solo ad opera di restauratori qualificati, previa presentazione di un progetto. È dunque vero che l’Arco della Pace di Milano, una volta rimossa la vernice, tornerà com’era, ma l’operazione avrà un costo stimato di circa 30 mila euro.

Stiamo, inoltre, parlando di opere antiche e uniche, che possono avere anche quasi quattrocento anni alle spalle (è il caso ad esempio della Ragazza con l’orecchino di perla). Movimentarle e sottoporle a manipolazioni e trattamenti, a seguito delle proteste dei giovani attivisti, già di per sé costituisce un rischio per la loro conservazione. Certo, l’ecologia è una buona causa, ma il gioco vale la candela?

Tra chi, invece, difende l’operato dei gruppi ambientalisti spicca il nome di Tomaso Montanari, storico dell’arte e rettore dell’Università per Stranieri di Siena. In un’intervista televisiva rilasciata a Giovanni Floris il 23 maggio 2023, ha infatti dichiarato che chi considera eco vandali gli attivisti dovrebbe riflettere sul fatto che, salvo azioni concrete contro il cambiamento climatico, Venezia scomparirà sotto il mare, Roma avrà la stessa temperatura di Marrakesh e, a quel punto, le tavole dipinte delle chiese si rovineranno in maniera definitiva.

Utilizzando le sue parole: “la protesta di questi ragazzi è un dito, ma dovremmo parlare della luna che incombe anche se facciamo finta di non vederla. […] A minacciare il patrimonio non sono le proteste ma è il cambiamento climatico, e credo che su questo non ci sia affatto consapevolezza” [Fonte: https://www.la7.it/dimartedi/video/montanari-chi-e-contro-gli-eco-attivisti-se-gli-dicessero-che-venezia-scomparira-24-05-2023-486749].

A prescindere da come la si pensi, è innegabile che il fenomeno dell’eco attivismo è spia di una crescente sensibilità verso l’imminente crisi climatica. Fino a che le nuove generazioni non otterranno la garanzia di un futuro migliore, dovremo fare i conti con queste provocazioni che, giuste o sbagliate che siano, contribuiscono a mettere in luce un problema purtroppo ormai radicato a livello globale.

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Claudia Russo ha studiato storia dell’arte a Siena, Parigi e Bologna. Appassionata di viaggi rigorosamente culturali e di serate conviviali un po’ meno impegnate, curiosa, determinata e amante del bello, trova sempre il tempo per una buona tazza di tè e per interrogarsi, con sguardo critico, sugli avvenimenti del nostro tempo
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