Cop 28 – Donne e transizione ecologica è arrivata l’ora.

In una Conferenza scossa da molte polemiche, il Gender Equality Day ha ricordato che le donne possono svolgere un ruolo fondamentale nelle soluzioni alla crisi climatica

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Donne e transizione ecologica -.Mentre ancora non si è spenta l’eco delle dichiarazioni-shock del sultano Al-Jaber, presidente della Cop28 di Dubai (“Non c’è nessuna prova scientifica della necessità di rinunciare ai combustibili fossili”) e mentre qualcuno si fa già domande circa l’opportunità di affidare una Conferenza così importante sull’emergenza climatica e ambientale ad un Paese come gli Emirati Arabi Uniti, alla seconda settimana di lavori è arrivata l’ora delle donne.

Il 4 dicembre, infatti, è stato il Gender Equality Day della Conferenza. Tutti i panel e le discussioni della giornata hanno evidenziato e dato ulteriore forza ad un concetto ormai assodato: le donne possono svolgere – e svolgono – un ruolo fondamentale nelle soluzioni alla crisi climatica. Alcune di loro sono ormai salite al ruolo di vere e proprie changemaker, e nei loro Paesi di provenienza sono alla guida delle azioni per il cambiamento.

Una tavola rotonda sulla piattaforma “Women Rise for All” è stata organizzata dall’Ufficio di partenariato delle Nazioni Unite presso Creator Hub, e ha sottolineato la leadership delle donne nell’ampliamento delle soluzioni sostenibili per l’attuazione dell’accordo di Parigi.

La stessa vicesegretaria generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed, intervenuta in video, ha ribadito il concetto: “Le donne sono in prima linea nella battaglia sul clima. Come scienziate, legislatrici, leader indigene, attiviste giovanili, stanno lottando per mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 gradi Celsius”.

Le donne relatrici si sono impegnate a seguire da vicino i risultati della Cop28, in particolare per quel che riguarda lo spinoso tema dei finanziamenti per una transizione energetica giusta, dall’eliminazione delle fonti fossili all’introduzione e allo sviluppo delle energie pulite.

Ma per fare questo, c’è bisogno che le donne “contino” ai tavoli delle decisioni. E’ insomma ancora una volta una questione di diritti.
Lo ha sottolineato il Direttore esecutivo di UN Women, Sima Bahous: “I diritti delle donne e delle ragazze devono essere al centro dell’azione per il clima, anche qui alla COP28. Dobbiamo garantire che le donne abbiano un posto al tavolo decisionale.

Dobbiamo rafforzare un processo decisionale inclusivo in modo che le voci delle femministe, dei giovani, degli indigeni e di altri movimenti di base possano essere ascoltate forti e chiare dal livello locale a quello globale”.

Un esempio concreto dell’importanza del ruolo femminile nella transizione ecologica lo ha portato Ignacia de la Rosa, leader della comunità di San Antero nella regione di Cispatá in Colombia. Ignacia ha raccontato del suo impegnativo e non facile lavoro su un progetto di “carbonio blu”, volto a conservare e ripristinare le foreste costiere di mangrovie nel bacino del fiume Sinú, in Colombia.

Parlando a UN News, la signora De la Rosa ha ricordato come l’offensiva contro le mangrovie dovuta all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, nonché all’industria dei materiali da costruzione, sia stata pesantissima in Colombia.

“Una sfida chiave” ha detto “è gestire la foresta in modo sostenibile in modo che la comunità possa continuare a ricevere i benefici che offre, mantenere le persone in contatto con le loro foreste e assicurarsi che vi vivano e mantengano i mezzi di sussistenza”.

Ignacia ha messo in pratica tutto questo. E con un mix di pratiche sostenibili di utilizzo delle mangrovie, non solo ha protetto una risorsa naturale, ma quella risorsa ora fornisce anche redditizie entrate turistiche da parte di birdwatcher e ambientalisti che visitano la zona.

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Da G.T.M.
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