Cloudseeding. Difficilmente avrete sentito questa definizione prima d’ora, a meno che non siate dei professionisti nel ramo ambientale.
Probabilmente, però, nei prossimi mesi e anni familiarizzerete anche con queste parole: definiscono infatti una tecnica che si sta rivelando promettente per combattere l’inquinamento dell’aria.
La notizia viene dal Pakistan, precisamente dalla capitale Lahore. Una metropoli di 13 milioni di abitanti, afflitta da un tasso di inquinamento dell’aria quasi apocalittico.
All’inizio del mese di dicembre, la città si è dovuta pressoché fermare perché la qualità dell’aria era peggiorata a livelli insostenibili per la salute umana. Scuole, mercati e parchi sono stati chiusi per quattro giorni.
E così, sabato scorso, il governo del Punjab pakistano ha deciso di utilizzare il cloud seeding, appunto: cioè creare pioggia in dieci punti della città, grazie ad un piccolo aereo Cessna spedito tra le nuvole.
Per creare artificialmente nuvole, è necessario che ci sia abbastanza umidità già presente nella bassa atmosfera. La tecnica è semplice: si tratta di spruzzare comune sale da cucina mescolato con acqua sui banchi nuvolosi dagli aerei. Dopo qualche ora la nebbia si mescola con le nuvole e produce la pioggia. In inverno, le nuvole vengono “seminate” grazie allo ioduro d’argento, che viene sparato da un veicolo o da un aereo.
E il risultato, vi chiederete? Dalle dichiarazioni delle autorità pakistane traspare un po’ di delusione per le precipitazioni create, che sono state scarse. Tuttavia Bilal Afzal, ministro provinciale provvisorio per l’ambiente, ha assicurato che la qualità dell’aria di Lahore è migliorata con solo pochi millimetri di pioggia, scendendo da un AQI (indice di inquinamento) di oltre 300 a 189.
Il vero problema è che i benefici sono durati solo un paio di giorni, dopo di che l’inquinamento è tornato al livello precedente.
Ragione per cui le autorità hanno pianificato di effettuare regolarmente la “semina delle nuvole” durante la stagione in cui lo smog è più alto. “Se potessimo pulire la nostra aria spendendo solo il carburante per un piccolo aereo, ne varrebbe la pena”, ha detto Afzal.
L’espediente, però, non sembra essere proprio neutrale, quanto a effetti collaterali. Gli esperti climatici hanno avvertito che le conseguenze dell’inseminazione delle nuvole potrebbero essere imprevedibili. Il problema è che, come ha affermato Malik Amin Aslam, ex ministro dell’ambiente “una volta innescata la pioggia potrebbe essere difficile arrestarla” visto che l’interruzione della pioggia è dettata dalla natura.
Il rischio è anche quello di creare una vera e propria overdose, che può portare a grandinate o piogge torrenziali. Ha messo in guardia le autorità in questo senso anche il capo del programma sul cambiamento climatico presso l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, ed ex direttore generale del Dipartimento Meteorologico del Pakistan:
Il cloudseeding può fornire un sollievo temporaneo dallo smog, ma non è una soluzione sostenibile e potrebbe creare condizioni di aria secca, che a sua volta potrebbe rendere la nebbia e lo smog ancora più persistenti. “E’ come usare gli steroidi” ha detto. Una forma di doping ambientale, quindi.
La soluzione resta quella di affrontare le “vere fonti di smog, come i trasporti, le emissioni delle industrie, la combustione di raccolti e rifiuti e la scomparsa della copertura verde”. Al di là dei trucchi più o meno ingegnosi, insomma.