BELPAESE INVIVIBILE – Episodio 2

L’Italia: un Paese inabitabile entro la fine del secolo. E’ questo l’allarme decisamente catastrofico lanciato nell’aprile del 2022 da uno studio commissionato dal quotidiano tedesco Berliner Morgenpost.

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Aprile 2022. Le fosche previsioni del Berliner Morgenpost

L’Italia: un Belpaese inabitabile entro la fine del secolo.
E’ questo l’allarme decisamente catastrofico lanciato nell’aprile del 2022 da uno studio commissionato dal quotidiano tedesco Berliner Morgenpost.
Lo scenario prevede che sul nostro territorio rimarrebbe solo il 62% della popolazione attuale, circa 39 milioni di persone. La causa principale sarebbe da imputarsi alla scarsità di acqua: combinata con i disastrosi danni provocati dalle sempre più numerose e ingenti inondazioni.

Il report del 2020 del CMCC sul Belpaese

Questi dunque i principali scenari di previsione usciti negli ultimi anni: tutti più o meno a tinte davvero fosche, se non apocalittiche.
Prendiamo in considerazione, ora, una fonte più strutturata e in grado di darci un quadro complessivo, se non più attendibile, certo più compiuto. Il report del 2020 elaborato dal CMCC: la Fondazione Euro-Mediterranea sui Cambiamenti Climatici, una struttura di ricerca scientifica fondata nel 2005 dall’allora Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (MATT), e che opera nel campo della scienza del clima.

Alla domanda su quali saranno gli effetti del cambiamento climatico sul nostro Paese e come sarà l’Italia del 2100 è dedicato il report “Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in Italia”, pubblicato nel 2020 dal CMCC.

Premessa essenziale del documento sono i cosiddetti Percorsi Rappresentativi di Concentrazione (Representative Concentration Pathways, RCP) ovvero degli scenari climatici espressi in termini di concentrazioni di gas serra, che vengono usati dai climatologi come base per prevedere i cambiamenti climatici. Nel Report sono stati utilizzati due diversi scenari RCP:

RCP 4.5 Lo scenario considerato il più realistico. Le emissioni di gas serra raggiungeranno un picco verso il 2040, per poi iniziare a declinare, portando ad un aumento delle temperature medie globali di circa 2°C.

RCP 8.5 Lo scenario più drammatico: una crescita delle emissioni ai ritmi attuali, che porterà entro il 2100, ad un aumento delle temperature medie globali di circa 5-6°C.

Partendo da questi scenari RCP, il report ha utilizzato dei modelli climatici per prevedere il clima dell’Italia del 2100.
Il risultato univoco è quello di un’Italia più calda: un aumento delle temperature medie di circa 3,2°C per RCP4.5 e di circa 6,3°C per RCP8.5.

Le temperature medie attese per l’Italia sono dunque più alte rispetto a quelle globali. Il motivo è che il bacino mediterraneo, di cui l’Italia fa parte, è considerato uno degli “hotspot” del cambiamento climatico, con un riscaldamento che supera del 20% l’incremento medio globale.

Passiamo ad un altro parametro decisivo per gli scenari futuri: le precipitazioni. Il livello di precipitazioni annuali non dovrebbe variare di molto: ma è il risultato dell’effetto “compensazione”, ovvero del fatto che in alcune aree del paese le precipitazioni aumenteranno ed in altre diminuiranno.
Infatti il centro-sud vedrà una forte diminuzione della piovosità, con frequenti periodi siccitosi e carenze idriche, in particolare durante l’estate. Al contrario, nelle regioni settentrionali ed in particolare nelle zone alpine si verificherà un aumento delle precipitazioni.

Instabilità: è l’altra parola-chiave del clima italiano dei prossimi decenni. Aumenteranno infatti i fenomeni climatici estremi: piogge torrenziali, gelate fuori stagione, notti tropicali (durante le quali la temperatura non scenderà sotto i 20°C), periodi siccitosi.

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