Stiamo perdendo la battaglia: il grido d’allarme sull’aumento della CO2

I dati dell'Organizzazione Mondiale della Meteorologia rivelano una realtà preoccupante: le emissioni di CO2 non solo non diminuiscono, ma aumentano inesorabilmente. La nostra ultima chiamata per salvare il pianeta potrebbe essere già qui

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La notizia è che non stiamo vincendo. Anzi. Stiamo perdendo la battaglia.

Quale battaglia? Quella contro il crac ambientale, la eco-catastrofe verso la quale è avviato il nostro pianeta.

E’ la dura verità. Contro tutti i messaggi falsamente positivi: quelli per cui senza fare nulla o quasi, senza sacrificare nulla del nostro status attuale, solo con qualche piccolo aggiustamento – che comunque non deve costare niente a nessuno rispetto allo standard attuale – vedrete, riusciremo a saltar fuori anche da questa crisi; in fondo siamo sopravvissuti alle peggiori catastrofi, alle epidemie, alle guerre mondiali; l’umanità è più forte delle avversità, anzi è più furba di loro, è più intelligente e scaltra; e alla fine troveremo l’uovo di Colombo, il colpo di genio che riuscirà a rimettere le cose a posto senza dovere rinunciare a nulla.

E invece le cose non vanno così. La realtà è un’altra: anzi è proprio di segno contrario. Non stiamo raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo posti – come comunità mondiale, non come singolo Stato retto da qualche governante utopista.

Soprattutto il principale, quello senza il quale – a detta degli scienziati, se la scienza vale ancora qualcosa nell’opinione pubblica – tutto il resto è inefficace o comunque poco più che panacea.

La riduzione della CO2.

Stiamo perdendo la battaglia principale, quella perduta la quale il “nemico” dilagherà nei nostri territori devastandoli, come accadeva nella antiche invasioni.

La CO2 non solo non diminuisce. Ma aumenta.

Questa è la notizia di questi ultimi giorni. Ed è una brutta notizia, anche se qualcuno al solito la minimizzerà o la passerà sotto silenzio – anzi è già successo in questi giorni.

Sono i dati dell’ultimo report diffuso dall’OMM, l’Organizzazione mondiale della Meteorologia (OMM). Si tratta della massima agenzia mondiale per la Meteorologia, nata dall’International Meteorological Organization nel 1873 e divenuta nel 1951 l’agenzia degli Nazioni Unite nel campo della meteorologia e delle scienze ad essa legate.

Il riassunto del report parla chiaro.

Nel 2023 la CO2 atmosferica è aumentata in quantità maggiore rispetto alla media decennale. Rispetto al 2022, c’è stato un aumento della media annuale di 2,3 ppm. Questo significa che l’attuale livello di CO2 atmosferica è già superiore del 51% rispetto a quello dell’era preindustriale.

Negli ultimi vent’anni, cioè da quando la coscienza dell’emergenza ambientale si è fatta largamente condivisa e diffusa, le emissioni hanno avuto un vero e proprio exploit: +11,4% di CO2.

Il livello di CO2 registrato lo scorso anno è stato pari a 420 ppm: confrontandolo coi dati del 2004, anno in cui era di 377,1 parti per milione (ppm), si è verificato un aumento di 42,9 ppm. Cioé dell’11,4%, nel giro di 20 anni.

Lo scorso anno, Il maggiore exploit nella crescita della CO2 atmosferica (2,4 ppm) si è verificato tra il 2014 e il 2023. Ovvero negli ultimi dieci anni. Nonostante tutto quello che è (o non è) stato fatto.

E non è tutto. Una causa non secondaria, secondo il report, dell’aumento che sembra inarrestabile di gas serra sono gli incendi boschivi, che portano anche ad una diminuzione della capacità di assorbire il carbonio da parte delle foreste.

Ma è possibile quantificare meglio e con più esattezza la portata di questo incremento e soprattutto del suo impatto sull’atmosfera e il territorio?
Certamente sì, anche se la strada della scienza è ancora lunga in questa direzione. Il concetto base, spiegano gli scienziati, è quello di forzante radiativo, che misura l’influenza di un fattore come l’aumento della CO2 nel bilancio tra energia che entra ed energia che esce fra Terra e atmosfera. In altre parole, esso indica il peso che un fattore ha nel processo dei cambiamenti climatici.

Bene, questo forzante radiativo causato dai gas serra, secondo le stime National oceanic and atmospheric administration, è cresciuto nel periodo che va dal 1990 al 2023 di ben il 51,5%.
Fra i gas serra a lunga durata, la CO2 è stimata responsabile di circa l’81% di questo incremento.

Insomma, i dati parlano chiaro. La necessità di agire veramente ed efficacemente è sempre più pressante. La famosa “ultima chiamata” per il pianeta Terra è sempre più vicina: se non è già questa.

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Direttore Editoriale. Alessandro Di Nuzzo è giornalista, scrittore e responsabile editoriale di Aliberti editore dal 2001. Ha curato diversi volumi sulla letteratura italiana e straniera, come Leopardi. Ricette per la felicità (2015); Poeti francesi del vino (2016); Dante e la medicina (2021). Il suo primo romanzo, La stanza del principe (Wingsbert House-Aliberti, 2015), ha vinto il Premio Mazara del Vallo Opera prima. È autore con Alessandro Scillitani del docufilm Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci (2019). Tra i suoi libri: Francesco da Buenos Aires. La rivoluzione dell'uguaglianza.
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