Agenda 2030: a che punto siamo? Mancano solo 6 anni

Entro il 2030 dovremmo aver raggiunto tutti i 17 obiettivi dall'Agenda 2030 per garantire a noi e al nostro pianeta uno sviluppo sostenibile: mancano solo 6 anni, a che punto siamo?

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Con buone probabilità vi sarà capitato, negli ultimi anni, di sentir parlare almeno una volta dell’Agenda 2030: il tema, in effetti, è di impellente attualità. Ricordiamo, allora, che cos’è questo documento fondamentale per le politiche della transizione “verde”: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un piano globale, adottato nel 2015 da 193 paesi membri delle Nazioni Unite, che contiene 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, in breve: SDGs) e 169 traguardi finalizzati a migliorare il mondo, entro il 2030, attraverso uno sviluppo inclusivo, equo e sostenibile.

I pilastri dell’Agenda 2030 sono cinque, le cosiddette 5P:

  1. People (persone), per mettere fine a fame e povertà e assicurare pari opportunità per tutti;
  2. Planet (pianeta), per proteggere il pianeta dalle devastazioni causate dall’uomo;
  3. Prosperity (prosperità), per garantire prosperità a tutti;
  4. Peace (pace), per combattere le disuguaglianze e migliorare il benessere dell’umanità;
  5. Partnership, per il raggiungimento degli obiettivi, lavorando in sinergia.

Il tutto è declinato nei 17 Goals che, però, non sono solo da intendere come una lista di priorità per migliorare la nostra vita e la salute del nostro pianeta, poiché sono anche un appello globale all’azione coordinata, alla cooperazione tra Stati, imprese, società civile e cittadini. Tutti, infatti, dobbiamo fare la nostra parte: è un grave errore pensare che l’Agenda 2030 sia qualcosa a cui si lavori solo nelle stanze del potere. Tutti noi siamo coinvolti e tutti possiamo fare la differenza.

Oltretutto, il tempo a disposizione è poco: il 2026 è dietro l’angolo! Certo, qualche progresso è stato fatto, ma a che punto siamo? Cerchiamo di tirare le somme e di capire a quali obiettivi ognuno di noi può contribuire nel quotidiano.  

Goal 1: sconfiggere la povertà in tutte le sue forme, ovunque

Purtroppo, il Covid-19 e la conseguente crisi socio-economica hanno dato un colpo non indifferente a questo obiettivo. Secondo quanto stimato dalla Banca Mondiale, prima della pandemia, la povertà estrema era in declino, passando dal 36% del 1990 al 10% del 2015. Tuttavia, la crisi sanitaria ed economica ha riportato milioni di persone sotto la soglia minima: nel 2023, la percentuale della popolazione che viveva ancora in condizioni di estrema povertà si assestava a circa il 9%, con disparità particolarmente acute nell’Africa subsahariana.

Goal 2: porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile

La fame, purtroppo, colpisce attualmente 735 milioni di persone, come confermano vari rapporti internazionali, tra cui il Global Hunger Index del 2023, che evidenzia un aumento del numero di persone denutrite rispetto agli anni precedenti, in gran parte a causa di guerre, cambiamenti climatici e crisi economiche. Cosa può fare ognuno di noi nel quotidiano? Possiamo certamente adottare comportamenti responsabili e solidali, come ridurre lo spreco alimentare e sostenere l’agricoltura locale, biologica e sostenibile, promuovendo un sistema alimentare più equo e rispettoso dell’ambiente.

Goal 3: garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età

Fortunatamente, le Nazioni Unite stimano che, a livello globale, la speranza di vita sia in aumento, e siano stati registrati miglioramenti nella riduzione della mortalità materna, neonatale e per malattie non trasmissibili. Tuttavia, i progressi sono stati rallentati dai cambiamenti climatici sempre più intensi, dall’aumento delle disuguaglianze, dall’instabilità geopolitica e da ostacoli come la pandemia di Covid. Anche in questo caso, ognuno di noi può fare la sua parte, adottando uno stile di vita sano, e sostenendo l’accesso alle cure attraverso la donazione di farmaci o la partecipazione a raccolte fondi (purché lanciate da enti affidabili e trasparenti).

Goal 4: garantire un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa

Il Goal 4 ha visto, negli ultimi anni, dei progressi: la scolarizzazione è, in effetti, aumentata, così come l’alfabetizzazione giovanile. Anche sulla parità di genere c’è stato un miglioramento, seppur restando disparità significative in molti paesi. Tuttavia, nonostante i passi avanti, nel 2019, circa 258 milioni di bambini e giovani non avevano ancora accesso alle scuole. Zone di conflitto e povertà estrema rimangono ostacoli critici, con il 50% dei bambini non scolarizzati che vive in aree di guerra (Unstats.un.org). Come possiamo contribuire nel quotidiano? Possiamo innanzitutto supportare le nostre scuole e università; in secondo luogo, possiamo sostenere campagne locali o internazionali che lottano per il diritto all’istruzione nei paesi in guerra o in via di sviluppo; infine, possiamo, noi in prima persona, trasmettere ai nostri figli valori quali il rispetto della diversità, la tolleranza e l’inclusione.

Goal 5: raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di donne e ragazze

Per avere un’idea di quanto questo obiettivo sia difficile da raggiungere è sufficiente analizzare il caso italiano: i dati più recenti del Global Gender Gap Report 2024 indicano che l’Italia occupa l’87° posto su 146 nazioni per la parità di genere, con un arretramento rispetto agli anni precedenti (nel 2023 eravamo al 79° posto). Persistono forti disparità in ambito lavorativo e salariale, oltre a un elevatissimo tasso di violenza di genere: basti pensare alla drammatica vicenda di Giulia Cecchettin, che si consumava proprio a novembre di un anno fa. Tutti noi siamo chiamati a contrastare stereotipi e discriminazioni, educando i più giovani al rispetto.

Goal 6: garantire a tutti acqua pulita e servizi igienico-sanitari

Dal 1990, oltre 2,6 miliardi di persone hanno ottenuto l’accesso all’acqua potabile. Tuttavia, circa 663 milioni di persone restano senza risorse sicure e, per quanto riguarda i servizi igienici di base, ci sono ancora circa 2 miliardi di persone sprovviste di questi ultimi (unric.org/it). È importante, quindi, ridurre gli sprechi e utilizzare l’acqua in modo consapevole e responsabile. Evitiamo, inoltre, di buttare nei nostri lavandini sostanze quali, ad esempio, l’olio esausto, che è nocivo per l’ambiente e va smaltito nelle isole ecologiche.

Goal 7: garantire a tutti energia accessibile e pulita

A livello globale, sono stati fatti progressi significativi: il numero di persone senza accesso all’elettricità è sceso da 985 milioni nel 2015 a 685 milioni nel 2022 (www.worldbank.org). Tuttavia, le sfide restano enormi: l’energia pulita, prodotta da fonti rinnovabili, ad esempio, è ancora troppo poca. Per contribuire nel quotidiano, ognuno di noi può ridurre i consumi domestici, adottando buone pratiche come, ad esempio, non lasciare in stand-by gli apparecchi elettrici, ma spegnerli, o limitare l’uso del riscaldamento, impostando il termostato non oltre i 20 gradi.

Goal 8: promuovere una crescita economica sostenibile e un lavoro dignitoso per tutti

A livello globale, la crescita economica è in ripresa dopo gli impatti della pandemia, ma la situazione rimane disomogenea tra gli Stati. Oltretutto, mentre la disoccupazione globale ha mostrato segni di miglioramento, la disoccupazione giovanile e la povertà lavorativa restano dati preoccupanti, e questo riguarda anche l’Italia, il cui tasso di disoccupazione giovanile è molto elevato (www.ilo.org/it). Ognuno di noi, per contribuire al raggiungimento del Goal 8, può sostenere il commercio locale, favorendo l’economia circolare e equo-solidale, che promuove il benessere delle comunità locali.

Goal 9: costruire infrastrutture resilienti, promuovere l’innovazione e l’industrializzazione inclusiva

L’inefficienza delle infrastrutture nei paesi a basso reddito, che impedisce un accesso equo ai servizi essenziali, è ancora un dato preoccupante. Inoltre, l’industrializzazione, che ha ripreso a crescere dopo la pandemia, da un lato offre opportunità di lavoro, dall’altro mette spesso a rischio l’ambiente (UNRIC). L’adozione di nuove tecnologie che possano rendere l’industria meno inquinante rimane una sfida, e ci sono ancora significativi divari. Nel quotidiano, possiamo sostenere con i nostri acquisti le aziende che realizzano i loro beni con tecniche di produzione pulite o energie rinnovabili (ad esempio, certificate Carbon Neutral).

Goal 10: ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi

Anche a questo obiettivo la pandemia ha inflitto un duro colpo, amplificando le diseguaglianze, con effetti più marcati nelle fasce sociali più vulnerabili. In Italia, la situazione ha mostrato segnali di miglioramento: la distribuzione del reddito è leggermente migliorata nel 2022, ma la povertà rimane una questione rilevante, soprattutto nelle regioni meridionali (ASVIS). Per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo 10 possiamo focalizzarci sulla promozione della cultura dell’inclusione e sull’adozione di comportamenti responsabili, partecipando, ad esempio, ad attività di volontariato che promuovono la riduzione delle disuguaglianze a livello locale.

Goal 11: rendere le città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili

Per quanto riguarda questo obiettivo, la pandemia ha senz’altro evidenziato le disuguaglianze nelle città, specialmente nelle periferie e nelle aree meno sviluppate, ma ha anche creato un’opportunità per rivedere l’urbanizzazione in chiave sostenibile, puntando su una minore dipendenza dalle auto e aumentando gli spazi verdi. Tuttavia, le immagini di slum e di quartieri dove mancano del tutto i servizi di base, a causa di povertà o guerre, sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Il lavoro da fare è ancora tantissimo anche dal punto di vista della sostenibilità e sicurezza: pensiamo ad esempio alla qualità dell’aria di alcune città italiane come Milano o Taranto, devastata dall’industria. Che fare? In primis, preferire il trasporto pubblico, la bicicletta o i nostri piedi all’auto. Poi, fare senz’altro la raccolta differenziata e smaltire i rifiuti nel modo corretto.

Goal 12: garantire modelli sostenibili di produzione e consumo

I progressi globali in questo ambito includono azioni volte a ridurre il consumo eccessivo di risorse naturali e a prevenire gli sprechi, con obiettivi concreti come la riduzione del 50% dello spreco alimentare entro il 2030 e il miglioramento della gestione dei rifiuti attraverso il riciclo e la prevenzione. Ancora una volta, possiamo dare una mano smaltendo i rifiuti nella maniera corretta e evitando di gettare il cibo: compriamo di meno e usiamo in modo creativo gli avanzi… magari in una bella frittata. Scegliamo, inoltre, prodotti che sostengono il territorio e che siano i più naturali possibili, evitando di acquistare online e di alimentare, ad esempio, il meccanismo della fast fashion.

Goal 13: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico

Per quanto riguarda questo obiettivo, ciascuno di noi può rendersi conto di come i piccoli progressi che sono stati fatti negli anni non siano assolutamente sufficienti. Temperature impazzite e fenomeni climatici estremi stanno colpendo sempre di più il nostro pianeta e, in tal senso, la rielezione di Donald Trump a Presidente degli stati Uniti ha sollevato forti preoccupazioni. Gli sforzi internazionali proseguono, si veda ad esempio, la recente COP 29 di Baku, ma portano poi a risultati concreti? Quello che possiamo fare noi nel quotidiano è cercare di adottare uno stile di vita il più sostenibile possibile, riducendo i consumi, acquistando consapevolmente e prevenendo ogni tipo di spreco.

Goal 14: conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani e le risorse marine

L’obiettivo 14 riguarda la “vita sott’acqua”, tema attorno al quale persistono sfide significative. L’eccessiva presenza della plastica in mare, la pesca incontrollata e l’aumento delle temperature che minaccia la sopravvivenza di pesci e coralli sono solo alcune delle problematiche da affrontare. Certo, qualche progresso è stato fatto: sono, ad esempio, aumentati gli sforzi di ricerca scientifica per migliorare la salute degli oceani e sono, inoltre, stati firmati accordi internazionali contro la pesca illegale. Uno dei più significativi è l’accordo globale sulle misure di competenza dello Stato di approdo, promosso dalla FAO, che consente ai paesi di vietare l’ingresso nei propri porti a imbarcazioni che praticano pesca di frode, riducendo così la possibilità di commercializzare il pesce catturato illegalmente. Per quanto ci riguarda, dovremmo cercare di ridurre l’uso di plastica, dato che milioni di tonnellate ne finiscono in mare ogni anno. Inoltre, è importante acquistare pesce fresco, locale e di stagione.

Goal 15: proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri

Per portare a casa l’obiettivo 15, andrebbero intraprese buone pratiche quali la protezione, il ripristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi, la gestione delle foreste, la lotta contro la desertificazione e la protezione della biodiversità. A livello globale, si stanno facendo progressi, ma i dati mostrano che il degrado del suolo, la deforestazione e la perdita di habitat per la flora e la fauna continuano ad essere problematiche urgenti. Secondo i dati più recenti, in media, negli ultimi 50 anni, sono spariti 12 milioni di ettari di foresta l’anno: il dato fa tremare i polsi. Per contribuire personalmente a questo obiettivo, possiamo ridurre il nostro impatto ecologico facendo scelte più consapevoli, come ad esempio acquistare prodotti certificati come sostenibili o a impatto ambientale ridotto.

Goal 16: promuovere società pacifiche e inclusive

Per ridurre la violenza e l’instabilità è necessario un rafforzamento della giustizia e delle istituzioni, e questo riguarda non solo Stati in cui i diritti non vengono rispettati o situazioni di guerra (in tal senso, il lavoro dell’ONU è fondamentale), ma anche l’Italia stessa, in cui la fiducia nel sistema giudiziario e nelle istituzioni è scarsa e in calo. Per rendersene conto, è sufficiente vedere i dati – inquietanti – dell’affluenza alle elezioni: per le Europee, nel 1979, votò l’85,6% della popolazione, nel 2024 ha votato solo il 48,31%… meno della metà degli aventi diritto! Interessarsi alla politica, esercitare il nostro diritto e dovere di voto e sostenere organizzazioni che lavorano per la giustizia sociale è fondamentale. Ma lo è anche promuovere, incominciando dai nostri figli, una cultura del rispetto e della tolleranza (pensiamo ancora una volta al numero spaventoso di femminicidi che avviene ogni anno!). 

Goal 17: rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato globale

Il Goal 17 riguarda le “partnership per gli obiettivi”, ovvero la cooperazione internazionale, l’integrazione di risorse e competenze a livello globale e la promozione di politiche che favoriscano lo sviluppo sostenibile attraverso il lavoro comune tra governi, settore privato, società civile e comunità internazionali. Qualche progresso c’è stato circa la mobilitazione delle risorse, soprattutto attraverso aiuti internazionali destinati a rafforzare la capacità fiscale dei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, c’è molta disparità: non tutti gli Stati hanno, infatti, migliorato la loro capacità di attrarre investimenti. Alcuni restano ancora fuori da queste dinamiche. Se si pensa, ad esempio, al commercio, i paesi meno sviluppati continuano a lottare per aumentare la loro quota di esportazioni globali e per avere un accesso equo ai mercati internazionali (sdgs.un.org/goals/goal17). I recenti conflitti in Ucraina e in Medio Oriente lasciano poi non pochi dubbi sulla capacità degli Stati di fare sinergia e lavorare assieme a una pace mondiale e a uno sviluppo sostenibile.

Il lavoro da fare, in conclusione, è ancora tanto, e non serve chissà che esperto per capire che, salvo miracoli, non riusciremo a completare l’Agenda in questi 6 anni. L’importante, però, è non perdere di vista la meta e continuare a camminare, poiché fermarsi è impossibile: ne va della sopravvivenza del nostro Pianeta e di tutti noi. Per questo motivo, siamo tutti chiamati a contribuire: ogni azione, anche se piccola e apparentemente inutile, può fare la differenza.

Claudia Russo ha studiato storia dell’arte a Siena, Parigi e Bologna. Appassionata di viaggi rigorosamente culturali e di serate conviviali un po’ meno impegnate, curiosa, determinata e amante del bello, trova sempre il tempo per una buona tazza di tè e per interrogarsi, con sguardo critico, sugli avvenimenti del nostro tempo
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