A che ora è la fine del mondo?

L’allarme più drammatico è stato lanciato da una delle più prestigiose istituzioni di ricerca al mondo. 

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A che ora è la fine del mondo? :

L’allarme più drammatico è stato lanciato da una delle più prestigiose istituzioni di ricerca al mondo. Gli scienziati del National Center for ClimateRestoration di Melbourne hanno delineato uno scenario in cui entro il 2050 il riscaldamento globale supererà i tre gradi centigradi, innescando alterazioni fatali dell’ecosistema globale. In pratica, l’inizio della fine del mondo.
 Ma come ci si arriva? Soprattutto a causa della sottovalutazione del climate change che avverrebbe nel decennio 2020-2030: ovvero l’ultima chiamata, l’ultima occasione per mobilitare tutte le risorse al fine di ottenere un’economia a emissioni zero di CO2.


 Emissioni di anidride carbonica

Così nel 2030 le emissioni di anidride carbonica raggiungono livelli mai toccati negli ultimi due milioni di anni. Nel ventennio successivo, allora, si tenta di correre ai ripari: ma ormai è troppo tardi, la discesa all’inferno è già irreversibile. Nel 2050 il riscaldamento globale raggiunge tre gradi, di cui 2,4 legati alle emissioni e 0,6 al cosiddetto “carbon feedback”, la reazione negativa del pianeta al riscaldamento globale.
 L’anno 2050 è l’inizio della fine.

Gli ecosistemi terrestri collassano, in articolare Amazzonia, Artico e Barriera corallina. Il 35% della superficie terrestre, dove vive il 55% della popolazione mondiale, viene investita per almeno 20 giorni l’anno da ondate di calore letali. Il 30% della superficie terrestre diventa arida: dal Mediterraneo all’Asia occidentale, dal Medio Oriente all’Australia e al sud-ovest degli Stati Uniti. Tutte terre che diventano inabitabili per l’uomo. 

La crisi


 Segue una crisi idrica colossale, che affligge almeno due miliardi di persone. L’agricoltura globale collassa, i raccolti crollano del 20%, i prezzi delle derrate alimentari vanno alle stelle. Comincia un flusso enorme di “profughi climatici”, almeno un miliardo di persone.
 Da quest’ultimo sconvolgimento, sorgono guerre fra Stati, che sommate alle carestie portano in un tempo più o meno variabile alla fine della civiltà umana, come l’abbiamo conosciuta da circa 50.000 anni ad oggi.
 
 Rispetto all’ipotesi del 2100 come data-limite per la fine del mondo, lo studio australiano sostiene che esistono rischi di riscaldamento globale non calcolati dagli Accordi di Parigi e potenzialmente esiziali. Le ipotesi di climate change delineate nel 2015 – un aumento di tre gradi entro il 2100 – non terrebbero conto del meccanismo di “long term carbon feedback” con cui il pianeta tende ad amplificare i mutamenti climatici.

Se si tiene conto del “carbon feedback”, c’è la possibilità fondata di arrivare a tre gradi di riscaldamento già nel 2050, che salirebbero a cinque gradi entro il 2100.
 L’uomo non farebbe in tempo a vederli. Molti scienziati infatti ritengono che un aumento di quattro gradi sarebbe totalmente distruttivo per l’ecosistema del pianeta.

Il problema sono le cosiddette “soglie di non ritorno” climatiche. Ad esempio, la distruzione delle calotte polari, che porta all’innalzamento del livello del mare. Se queste “soglie di non ritorno” vengono oltrepassate, il climate change diventerà un evento non lineare e difficilmente prevedibile con gli strumenti oggi a disposizione.

Il 5 %


 Il riscaldamento globale si autoalimenterebbe anche senza l’azione dell’uomo, rendendo tardivo ogni possibile intervento sulle emissioni.
 Il rischio della fine della civiltà umana è stimato da scienziati come VeerabhadranRamanathan al 5%. Poco, in fondo? Mica tanto, a pensarci. «Chi prenderebbe un aereo sapendo che ha il 5% di possibilità di schiantarsi?», dichiara lo scienziato. Meditate, gente, meditate.

Direttore Editoriale. Alessandro Di Nuzzo è giornalista, scrittore e responsabile editoriale di Aliberti editore dal 2001. Ha curato diversi volumi sulla letteratura italiana e straniera, come Leopardi. Ricette per la felicità (2015); Poeti francesi del vino (2016); Dante e la medicina (2021). Il suo primo romanzo, La stanza del principe (Wingsbert House-Aliberti, 2015), ha vinto il Premio Mazara del Vallo Opera prima. È autore con Alessandro Scillitani del docufilm Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci (2019). Tra i suoi libri: Francesco da Buenos Aires. La rivoluzione dell'uguaglianza.
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