Più di 170 trilioni di particelle di plastica galleggiano negli oceani

Anche la pulizia è inutile, se la produzione continua al ritmo attuale.

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Il 5 Gyres Institute, un istituto di ricerca con sede a Santa Monica in California e leader nel movimento globale contro l’inquinamento da plastica, lancia un nuovo allarme.

Più di 170 trilioni di particelle di plastica galleggiano negli oceani, affermano gli scienziati californiani, che hanno redatto un report drammatico e molto documentato sull’argomento.

Sono Marcus Eriksen e Anna Cummins ad aver fondato, nel 2009, il 5 Gyres Institute, con l’obiettivo di indagare le questioni-chiave che riguardano l’inquinamento da plastica nei mari. Quanta plastica galleggia negli oceani del mondo? Dove si accumula? Sta causando danni alle persone e al pianeta? E, soprattutto, cosa possiamo fare al riguardo?

“Comprendere la presenza e le tendenze dell’abbondanza di plastica nel mondo è fondamentale per valutare i rischi attuali e potenziali futuri per gli esseri umani e gli ecosistemi” scrivono i ricercatori in questo ultimo report. Avvertendo però che “fare dei modelli affidabili dell’inquinamento da plastica nello strato superficiale dell’oceano (OSL) è complicato da complessi meccanismi di degrado, incrostazioni e trasporto in moto turbolento”.

Al netto dei problemi di metodo scientifico, i risultati pubblicati parlano piuttosto chiaro.

“Sebbene impegnativa, la quantificazione della massa globale di plastica è stata precedentemente stimata per l’OSL tra 93.000 e 578.000 tonnellate”, sostengono gli scienziati. “Abbiamo utilizzato dati precedentemente pubblicati e nuovi sulla plastica galleggiante negli oceani (su 11.777 stazioni) per creare una serie temporale globale che stima i conteggi medi e la massa di piccole plastiche nello strato superficiale dell’oceano dal 1979 al 2019. Oggi l’abbondanza globale è stimata in circa 82-358 trilioni di particelle di plastica del peso di 1,1-4,9 milioni di tonnellate”.

L’impressionante risultato sembra essersi determinato soprattutto negli ultimi anni. I ricercatori hanno osservato “una chiara tendenza rilevabile fino al 1990, una tendenza fluttuante ma stagnante da allora fino al 2005 e un rapido aumento fino ad oggi”.
La stima complessiva è di circa 170 trilioni di particelle di plastica che galleggiano negli oceani oggi.

“Questa accelerazione osservata della densità di plastica negli oceani del mondo, segnalata anche per le spiagge di tutto il mondo, richiede urgenti interventi politici internazionali” scrivono gli autori di 5 Gyres nella seconda parte del loro documento.

La loro richiesta è di una riduzione netta della produzione di materie plastiche nel mondo. Ma non si ferma qui. L’avvertimento è che “anche la pulizia è inutile” se continuano a essere immesse plastiche nell’ambiente al ritmo attuale.

“La pulizia è inutile se continuiamo a produrre plastica al ritmo attuale, e abbiamo sentito parlare di riciclaggio per troppo tempo mentre l’industria della plastica rifiuta contemporaneamente qualsiasi impegno ad acquistare materiale riciclato o progettare per la riciclabilità. È tempo di affrontare il problema della plastica alla fonte”, ha dichiarato Marcus.

Gli fa eco Edward J Carpenter, dell’Estuary and Ocean Science Center della San Francisco State University: “Sappiamo che l’oceano è un ecosistema vitale e abbiamo soluzioni per prevenire l’inquinamento da plastica. Ma l’inquinamento da plastica continua a crescere e ha un effetto tossico sulla vita marina. Ci deve essere una legislazione per limitare la produzione e la vendita di plastica monouso o la vita marina sarà ulteriormente degradata. Gli esseri umani hanno bisogno di oceani sani per un pianeta vivibile”.

In sostanza, i ricercatori chiedono che la responsabilità aziendale per la produzione di plastica venga applicata a livello globale, con una legislazione legalmente vincolante che affronti l’intero ciclo di vita della plastica, dall’estrazione e produzione fino alla sua fine vita.

Argomenti sui quali gli Stati membri delle Nazioni Unite si confronteranno questa primavera, per decidere (si spera) una stretta alla politica globale sull’inquinamento da plastica.

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