La Svizzera ci insegna come bruciare correttamente la legna da riscaldamento

La domanda, soprattutto in questi tempi di rincari e oscillazioni vertiginose del prezzo del gas e di conseguente “caccia” (alle volte un po’ confusa e priva delle informazioni di base) alle fonti di riscaldamento domestico alternative, è di notevole attualità.

9 minuti di lettura
[strannikfox] © 123RF.com

Bruciare legna per riscaldamento è ecologico o no?
La domanda, soprattutto in questi tempi di rincari e oscillazioni vertiginose del prezzo del gas e di conseguente “caccia” (alle volte un po’ confusa e priva delle informazioni di base) alle fonti di riscaldamento domestico alternative, è di notevole attualità.
L’opinione comune sembra propensa a ritenere che, essendo il legno una materia prima naturale e rinnovabile, non ci sia niente di male per gli equilibri ambientali a bruciarne un po’ nelle stufe e nei camini delle nostre case. Ma ormai sappiamo per certo che non è così.


A fare un po’ di necessaria chiarezza ci pensa la Svizzera, Paese che per ovvie ragioni geografiche prende molto sul serio il tema del riscaldamento domestico, e che d’altra parte possiede una consolidata mentalità ecologica. E’ proprio grazie all’esperienza dei nostri vicini alpini che apprendiamo della rinnovata importanza di una figura che sembrava da tempo relegata al mondo delle fiabe, o a quello dei vecchi cari film disneyani. Sì proprio lui: lo spazzacamino.

“Il legno indigeno è un combustibile ecologico, ma solo se durante l’accensione si rispettano alcune regole” spiega Jonas Wieland, di Alpnach nell’Obwalden. Wieland si può fregiare dell’affascinante titolo di “mastro spazzacamino”, ed è allo stesso tempo presidente dell’Associazione svizzera dei controllori di impianti di combustione (ASCC).


Se l’accensione è eseguita correttamente “il riscaldamento a legna non produce praticamente fumo, che è la causa dei problemi”. L’effetto di un’accensione non effettuata a regola d’arte è ben visibile durante le giornate invernali, quando nei centri di pianura si creano delle formazioni stabili di aria fredda che trattengono i gas di scarico e le sostanze inquinanti. Allora il fumo dei camini si stende come una specie di velo sui centri abitati e forma una vera e propria nebbia.


E’ in questo “velo”, che potrebbe apparire anche suggestivo alla vista, che sono contenute in realtà grandi quantità di sostanze nocive: principalmente gli idrocarburi aromatici policiclici (PAH), la cui cancerogenicità è dimostrata, e le polveri fini che purtroppo ben conosciamo, ma di cui fatichiamo ancora a considerare la nocività degli effetti sugli esseri umani, come lo sviluppo di tumori e altre malattie. Ormai dovremmo sapere tutti che le più pericolose fra queste sono le particelle con un diametro inferiore a 2,5 micrometri (il cosiddetto Particulate Matter, PM2.5) che penetrano nel sangue attraverso i polmoni.

La Svizzera è impegnata da tempo sul fronte della riduzione delle emissioni di polveri fini. E, visto che gli svizzeri sono soliti fare le cose sul serio, ha ottenuto buoni risultati. Tra il 1990 e il 2019 le emissioni annue di PM2,5 dagli impianti a legna della Svizzera sono scese da circa 5400 tonnellate a 1500 tonnellate.
Per il mastro spazzacamino Wieland si può fare di più. A partire dagli impianti a legna per il riscaldamento di singoli ambienti. “Gli impianti di riscaldamento a caldaia più grandi sono in genere totalmente o in gran parte automatici” spiega. “Con i caminetti o le stufe in maiolica, il discorso cambia».

Alla Scuola universitaria professionale di Berna (BFH) a Bienne, dove si formano gli aspiranti controllori degli impianti di combustione, Wieland insegna con dimostrazioni pratiche il metodo corretto di accensione. «In un processo di combustione ottimale si generano praticamente solo vapore acqueo e CO2. Del legno rimangono soltanto ceneri finissime.»


Per ottenere questo risultato, è fondamentale che i ciocchi di legna siano asciutti e posizionati in modo compatto nella camera di combustione. Al di sopra viene posizionato il modulo di accensione: quattro ciocchi sottili di legno di abete disposti a croce. Al centro, vanno sistemati un pugno di trucioli di legno imbevuti di cera. Una volta acceso il fuoco, bruceranno dapprima i ciocchi di legno di abete e poi la legna da ardere sottostante.


Il segreto è tutto qui, semplice e in fondo poco più che intuitivo: utilizzare ciocchi di legna asciutti, naturali e non troppo grossi, disporli nel modo corretto indicato, accendere il fuoco da sopra e tenere aperti il regolatore di tiraggio e la serranda del camino durante l’accensione. In questo modo il fumo si esaurisce nel giro di pochi minuti, assorbito dalle fiamme.
“Se invece l’accensione avviene da sotto, o se i ciocchi sono troppo umidi o grossi, o se il fuoco non è sufficientemente caldo a causa di un apporto inadeguato d’aria, si genera una grande quantità di fumo che viene rilasciata dal camino nell’ambiente esterno».

In tutto questo, il ruolo del mastro spazzacamino è molto importante. “Quando sono chiamato a pulire una stufa, sono in grado di capire dai depositi di fuliggine e dai resti di cenere se l’accensione è stata effettuata in modo scorretto o persino se sono stati bruciati dei rifiuti”, cosa scorrettissima e assolutamente da evitare per ovvie ragioni. “A quel punto” dice Wieland “cerco di capire dal cliente quale combustibile utilizza, come effettua l’accensione, come regola l’apporto d’aria. Non voglio fare il poliziotto, solo spiegare i vantaggi di un’accensione corretta.»


E’ anche una questione di psicologia, in fondo. «Non posso semplicemente dire a una persona che da anni accende il fuoco sempre allo stesso modo che sta sbagliando tutto». E si tratta pur sempre di “entrare” anche fisicamente nell’intimità delle abitazioni private, e si sa quanto ognuno di noi sia geloso della proprio libertà domestica.


I neofiti del riscaldamento a legna sono più disponibili ad accettare la “lezione”. Per convincere i presunti professionisti (un po’ come nell’accensione dei barbecue…) ci vuole invece un po’ di tatto: “In genere, alla fine ci si riesce sottolineando che tutto quello che fuoriesce dal camino si deposita di nuovo attorno a casa. Chi non osserva i comportamenti corretti avvelena l’ambiente circostante e l’aria che respira”.

Del resto, non è solo una questione di benevoli consigli. La Confederazione svizzera nel 2018 ha introdotto valori limite per le emissioni di polveri fini e di monossido di carbonio anche per gli impianti a legna con potenza nominale fino a 70 kilowatt. Un’accensione scorretta, dunque, è una vera e propria trasgressione. In caso di esercizio regolare, l’ordinanza contro l’inquinamento atmosferico (OIAt) prevede controlli a campione periodici; alcuni Cantoni richiedono anche un controllo delle ceneri.

Ecco perché gli spazzacamini svizzeri operano anche come controllori degli impianti di combustione, e il loro ruolo di controllo è determinante. In questo senso l’UFAM, l’Ufficio federale dell’ambiente svizzero, ha lanciato la campagna «Point of Fire» che fornisce ai professionisti numerosi suggerimenti su come indirizzare efficacemente la propria clientela verso metodi di accensione corretti.

Al termine della dimostrazione di Wieland, nella camera di combustione della stufa è rimasta solo un leggero strato di cenere bianca. E’ la prova che il legno è bruciato completamente sviluppando solo poco fumo. «È una bella sensazione fare le cose nel modo giusto e avere la situazione sotto controllo. Quando si tratta di accendere un fuoco, il legno per me non ha eguali». E dunque, evviva lo spazzacamino.

Lascia una recensione
error: Non puoi fare download !!