Grazie Francesco. Il Papa e l’ambiente

Il Pontefice più “ambientalista” della Storia ci ha lasciato un messaggio forte. E un’eredità importante per chi verrà dopo di lui: niente passi indietro sulla questione.

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Immagine di fantasia raffigurante il Papa con il mondo che rappresenta la casa di tutti

“Laudato si’” non è un’enciclica “verde”. E’ un’enciclica sociale.

Papa Francesco .

Il Papa e l’ambiente

Così, con il suo inconfondibile stile diretto, capace di sintetizzare frasi pregne di significato e senza inutili perifrasi, ebbe a dire Papa Francesco a chi gli chiedeva se la sua fondamentale enciclica dedicata alla questione ambientale autorizzasse a parlare di una svolta “green” nella Chiesa cattolica.

Papa Francesco non amava le etichette: e certamente non voleva che quell’aggettivo – “verde”, “green” – troppo spesso sventolato come un vessillo da molte parti, senza che poi alle parole seguano concretamente i fatti – fosse adoperato a mo’ di slogan per definire o peggio ancora incasellare (e perciò sminuire) una riflessione, quella dell’enciclica forse a lui più cara, che invece rimane straordinaria per sintesi e ampiezza di vedute.

Sociale, e non (o meglio non solo) “verde”. Nel solco delle encicliche che la Chiesa, dalla Rerum Novarum di Leone XIII in poi, ha dedicato alla questione sociale: snodo fondamentale di ogni istanza di giustizia, libertà e uguaglianza del mondo moderno.

La “Laudato si’” del 2015 è stata a ragione definita “un testo dirompente”: ed il motivo è proprio quanto detto sopra.

Non è solo il primo documento papale dedicato interamente alla questione ambientale: è il primo in cui si parla esplicitamente, da parte della massima autorità cattolica, della necessità di una “ecologia integrale”.

Si è detto che la “Laudato si’” era in nuce nel pontificato di Papa Bergoglio sin dal primo giorno: anzi, dalla prima sera, quel 13 marzo del 2013 in cui presentandosi al mondo dalla loggia centrale di San Pietro il nuovo Papa scelse per sé il nome di Francesco.

La citazione del Cantico delle Creature nel titolo del documento stava dunque a significare con chiarezza che, nella visione di Bergoglio, San Francesco era un modello in qualche modo “assoluto” – anche tra i santi – non solo di amore per la povertà e per gli ultimi, ma anche riguardo all’armonia tra uomo, natura e Dio, così come emerge dai versi limpidi e altissimi della Lauda francescana.

Un ambientalismo spirituale e teologico

Le basi teologiche e spirituali della visione ambientalista di Papa Francesco sono ben esplicitate nella sua enciclica. Il primo “comandamento” a favore del rispetto della natura è che “l’uomo non è Dio”. Non è il padrone assoluto del creato, né quest’ultimo è uno schiavo a lui sottomesso.

I versetti della Genesi che potrebbe far pensare ad una prospettiva simile, sono da interpretarsi correttamente. Se è vero che Dio ha dato mandato all’uomo di soggiogare la terra (Gen 1,28) e di coltivarla, gli ha anche imposto di custodirla (Gen 2,15). Ed è un fatto che, sempre secondo la Genesi, “la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformata in un conflitto” (Gen 3,17-19).

Questa è dunque una frattura originale, che va risanata e ricucita con l’esercizio della cura e dell’amore.

Le pagine della “Laudato sì” lo spiegano molto bene:


Oggi dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati a immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature. È importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a “coltivare e custodire” il giardino del mondo (Gen 2,15). Mentre “coltivare” significa arare o lavorare un terreno, “custodire” vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica

una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura.
Ecologia integrale

Il cuore dell’enciclica, e di tutto il pensiero bergogliano, sulla cura dell’ambiente è però certamente da individuarsi nel nesso inscindibile tra giustizia ambientale e giustizia sociale: il che significa impegno per la pace, lotta alle povertà e alle disuguaglianze, tutela dei deboli e dei vulnerabili.

Le pagine più intense e vibranti dell’enciclica sono sicuramente quelle contro la cultura dello scarto, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali – l’acqua in primis. Così come i passaggi dedicati al fondamentale legame tra crisi climatica e povertà.

Il problema dei “migranti climatici”, ad esempio, è una delle principali sollecitudini dell’enciclica:



E’ tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile.

Sulla responsabilità prima e ultima di queste drammatiche realtà, la “Laudato sì” è molto chiara: è il sistema economico-sociale basato sullo sfruttamento che genera tutto questo, o perlomeno lascia che avvenga senza intervenire.

I poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente. Così si manifesta che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi.

Il dito è dunque esplicitamente puntato contro la finanza mondiale e le sue logiche:

La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale.

Non c’è da stupirsi, dunque, se all’indomani della scomparsa del Papa, un editoriale piuttosto acre di un giornale come il Wall Street Journal lo ha in sostanza accusato di “aver difeso i poveri favorendo le idee che li mantengono tali”.
Francesco evidentemente aveva colpito nel segno, toccando il punto debole delle ideologie neo-capitaliste che tanto piacciono a Wall Street (prima, durante e dopo Trump) e ai suoi araldi.

Le azioni concrete di Papa Francesco

Quando si dice che Francesco è stato il primo Papa davvero “ambientalista”, si intende richiamare l’attenzione anche sulle azioni concrete a difesa dell’ambiente che, per primo appunto dal soglio di Pietro, ha voluto intraprendere. Partendo proprio dal territorio del Vaticano.

Francesco ha voluto con grande risolutezza che nascesse il “Comitato scientifico del progetto di sostenibilità ambientale ed energetica della basilica di San Pietro”. Per coordinarlo ha nominato il ricercatore ed esperto ambientale Walter Ganapini, già tra i fondatori di Legambiente, un professionista con decenni di studio e impegno ecologico alle spalle.

Tutto il Giubileo 2025 è un evento basato su rigorosi criteri di sostenibilità, oltre che ricco di iniziative che promuovono la salvaguardia dell’ambiente e la cura del Creato.

Solo per fare un esempio, l’asfalto che si utilizza per ripavimentare le strade di Roma in occasione del Giubileo è “green”, cioè realizzato con plastiche riciclate e grafene.

Sul ruolo, poi, di Francesco come voce autorevole e ascoltata che si è alzata in tutte le conferenze internazionali sul clima, i giornali e le news hanno dato ampio risalto.

Nel maggio 2024 ne ha voluta una proprio in Vaticano: la Conferenza internazionale della Chiesa Cattolica sulla resilienza climatica.

Oltre le “ideologie”. Il lascito di Francesco

Il ruolo che ha rivestito Papa Bergoglio nella difficile battaglia per la cura e la conservazione dell’ambiente-Creato è stato dunque una novità assoluta, e come tale ha dato fastidio a più di uno.

Soprattutto a coloro che continuano a “bollare” la cultura ambientalista come un prodotto di cieca ideologia, imbevuta di “para-marxismo” e di un anti-capitalismo illiberale e dannoso allo sviluppo dell’umanità.

Forte della sua visione spirituale, etica e teologica insieme, Francesco ha dimostrato al mondo che la cura dell’ambiente – intesa come opzione integrale e non come un pannicello caldo, da riporre via ogni volta che da’ fastidio a qualche interesse particolare – non è ideologia.

E’ solo e semplicemente, per usare un’espressione della liturgia, cosa buona e giusta.

fonti e approfondimenti:

Laudato si

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Direttore Editoriale. Alessandro Di Nuzzo è giornalista, scrittore e responsabile editoriale di Aliberti editore dal 2001. Ha curato diversi volumi sulla letteratura italiana e straniera, come Leopardi. Ricette per la felicità (2015); Poeti francesi del vino (2016); Dante e la medicina (2021). Il suo primo romanzo, La stanza del principe (Wingsbert House-Aliberti, 2015), ha vinto il Premio Mazara del Vallo Opera prima. È autore con Alessandro Scillitani del docufilm Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci (2019). Tra i suoi libri: Francesco da Buenos Aires. La rivoluzione dell'uguaglianza.
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