Perchè Italo Calvino è il più grande scrittore “ecologista” italiano

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Devo cercare un posto, – si disse, – dove l’acqua sia davvero acqua, i pesci davvero pesci.
Italo Calvino, Marcovaldo ovvero Le stagioni in città.

L’uomo e la natura; la loro unità, che è alla base della vita. La relazione essenziale che lega la vita umana al mondo che la circonda; il modo stesso di abitare questo mondo, che di decennio in decennio si fa, da parte dell’animale uomo, sempre più violento e distruttivo, fino a diventare, con una consapevole incoscienza, auto-distruttivo.

Forse nessun altro scrittore del secondo Novecento ha sentito con tanta intensità il dramma di questo rapporto in crisi, di questo patto da noi infranto verso il pianeta cui apparteniamo, come Italo Calvino.

Nato da due scienziati dell’ambiente – il padre era un famoso agronomo, la madre una botanica di grande valore – Italo è stato educato sin da bambino ad una visione del mondo che oggi diremmo di ecologia totale, per cui l’essere umano è innanzitutto una specie del pianeta – fondamentale e unica nel suo genere, ma pur sempre una delle innumerevoli specie che popolano “Gaia”.

Anche se è scomparso nel 1985 – prima che termini come “cambiamento climatico”, “esaurimento delle risorse” diventassero parte del lessico quotidiano – Calvino era ben consapevole della frattura tra natura e uomo che si stava consumando a causa dei comportamenti di quest’ultimo, dei danni irreparabili che l’animale intelligente e tecnologico stava creando e avrebbe creato sempre più massicciamente in futuro.

Nel 2023 saranno cento anni dalla nascita del grande scrittore, nato e cresciuto a Sanremo e vissuto a Torino, Parigi, Roma. Italo Calvino è certo uno dei letterati italiani del Novecento più conosciuti e amati nel mondo; un modello di invenzione e di stile, per la limpidezza della scrittura e l’inesauribile fantasia.
E però, la fantasia calviniana è basata sull’esperienza.

Prima di volare via libera e felice come Cosimo con la sua mongolfiera o di liberarsi come Bradamante alla fine del Cavaliere Inesistente, l’immaginazione di Calvino si nutre del senso vivo di essere, come uomo, una parte del cosmo. La parola e il pensiero, per lui, sono la conseguenza del vedere, dell’ascoltare, del sentire la natura vivente che lo circonda, e l’universo infinito e multiforme che lo contiene.

Le città invisibili sono certamente il libro calviniano che meglio rappresenta la sensibilità dell’autore nei confronti delle tematiche ambientaliste. Uscito nel 1972, quando l’ambientalismo era agli esordi, ha mantenuto nei decenni intatta tutta la sua potenza evocativa.

Il volume è composto da nove capitoli, ciascuno dei quali si apre e si chiude con un dialogo fra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari Kublai Khan: quest’ultimo interroga l’esploratore sulle città del suo immenso impero. Ciascun capitolo contiene cinque descrizioni delle città visitate da Marco Polo, tranne il primo e l’ultimo capitolo che contengono dieci descrizioni. In tutto, cinquantacinque città, ognuna con un nome di donna, misterioso e altamente significante.

Il rapporto tra le città e l’ambiente circostante è certamente il tema, il filo rosso della narrazione che più stupisce per la sua contemporaneità e addirittura la capacità di anticipare il dibattito attuale.
Leonia, ad esempio, è la metropoli che rifà sé stessa tutti i giorni:

La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche che dall’ultimo modello d’apparecchio.

La conseguenza è ovvia e inevitabile:

Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: […] l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove.

Il tema è dunque quello del continuo spreco, del consumismo sfrenato.
E incosciente, poiché nessuno sembra preoccuparsi delle conseguenze delle proprie azioni (“dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede”). Ne consegue un mondo invaso dai cumuli di spazzatura, che la città produce senza sosta.
Leonia, è stato detto, è la metafora della nostra società “usa e getta”. E dell’impotenza della società stessa, che quel caos informe e ingovernabile genera, a risolvere il problema della materia consumata ed accumulata in un processo vizioso e innaturale, in cui è infranta la regola del “nulla si crea e nulla si distrugge”. Troppo si crea; e di tutto questo, troppo poco si ricicla, né si riesce a distruggere.

Più ne cresce l’altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d’anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle altre città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.

1. – Continua

Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi 1972.

Direttore Editoriale. Alessandro Di Nuzzo è giornalista, scrittore e responsabile editoriale di Aliberti editore dal 2001. Ha curato diversi volumi sulla letteratura italiana e straniera, come Leopardi. Ricette per la felicità (2015); Poeti francesi del vino (2016); Dante e la medicina (2021). Il suo primo romanzo, La stanza del principe (Wingsbert House-Aliberti, 2015), ha vinto il Premio Mazara del Vallo Opera prima. È autore con Alessandro Scillitani del docufilm Centoventi contro Novecento. Pasolini contro Bertolucci (2019). Tra i suoi libri: Francesco da Buenos Aires. La rivoluzione dell'uguaglianza.
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