Al Vertice della Terra delle Nazioni Unite (il famoso Earth Summit) tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, una ragazzina canadese di soli dodici anni prese la parola per lanciare un messaggio ambientalista divenuto memorabile.Il suo nome è Severn Cullis-Suzuki. Qualche anno prima, insieme a un gruppo di coetanei, aveva fondato l’ECO: Environmental Children’s Organization, un’associazione che si proponeva di sensibilizzare i giovani e i giovanissimi alle problematiche dell’ambiente.
I ragazzi dell’ECO riuscirono a raccogliere fondi sufficienti per raggiungere Rio e partecipare alla conferenza. Il discorso di Cullis-Suzuki – che per i media diventò ben presto “La bambina che zittì il mondo per 6 minuti” – terminava con una coraggiosa domanda rivolta agli adulti decisori: “Are we even on your list of priorities?”
“Noi, le giovani generazioni, siamo almeno nella lista delle vostre priorità?”. Sono passati più di trent’anni, ma la domanda-appello resta quanto mai attuale.
Figlia di David Suzuki, uno dei primi scienziati a parlare di cambiamento climatico e noto divulgatore televisivo in Canada di temi ecologici, Severn aveva solo nove anni e frequentava le scuole elementari quando fondò, insieme ad altri giovanissimi, l’Environmental Children’s Organization.
Dopo la sua partecipazione al Vertice di Rio del ’92, fu insignita l’anno successivo del Global 500 Roll of Honour dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Sempre nel 1993 pubblicò un libro, Tell the World, dedicato alla salvaguardia ambientale.
Dopo aver frequentato l’Università di Yale, la Cullis-Suzuki è stata co-conduttrice della trasmissione televisiva per bambini Suzuki’s Nature Quest su Discovery Channel.
Nel 2002 è stata invitata al Summit Mondiale per lo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg insieme agli altri membri del progetto Skyfish da lei creato. Ha anche collaborato con lo Sloth Club in Giappone e con il Movimento Million Mothers post-Fukushima, un’associazione di madri che rifiutano l’energia nucleare.
Severn ha collaborato alla realizzazione di diversi documentari, come La voix de nos enfants (La voce di noi bambini). Oltre a Suzuki’s NatureQuest, in tv ha realizzato la serie Samaqan: Water Stories, prodotta per quattro stagioni.
E’ sposata e vive con suo marito e i suoi due figli a Haida Gwaii, le ex Isole della Regina Carlotta, nella Columbia Britannica (Canada).
Severn Suzuki Discorso alla Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo1992, Rio de Janeiro, Brasile
Salve, sono Severn Suzuki e parlo a nome dell’ECO – l’Organizzazione dei bambini ambientalisti.
Siamo un gruppo di ragazzi di 12 e 13 anni che cercano di fare la differenza: Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quigg e io. Abbiamo raccolto tutti i soldi per venire qui da noi stessi, per percorrere 5.000 miglia e dire a voi adulti che dovete cambiare il vostro modo di vivere.
Venendo qui oggi, non ho alcuna agenda nascosta. Sto lottando per il mio futuro. Perdere il futuro non è come perdere un’elezione, o qualche punto in borsa.
Sono qui per parlare a nome di tutte le generazioni a venire.
Sono qui per parlare a nome dei bambini che muoiono di fame in tutto il mondo, le cui grida restano inascoltate.
Sono qui per parlare a nome degli innumerevoli animali che muoiono in tutto il pianeta, perché non hanno più nessun posto dove andare. Io ora ho paura di uscire e di espormi al sole, a causa dei buchi nell’ozono. Ho paura di respirare l’aria, perché non so quali sostanze chimiche contenga.
Andavo… andavo a pescare a Vancouver, a casa mia, con mio padre; finché, solo pochi anni fa, trovammo il pesce pieno di cancro. E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono ogni giorno, svanendo per sempre.
Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici, giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle; ma ora mi chiedo se esisteranno ancora, e se i miei figli potranno vederle.
Voi non dovevate preoccuparvi di queste cose quando avevate la mia età!
Tutto questo accade davanti ai nostri occhi; eppure ci comportiamo come se avessimo tutto il tempo che vogliamo, e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni. E forse nemmeno voi le avete.
Non sapete come riparare i buchi nel nostro strato di ozono… Non sapete come riportare il salmone in un ruscello morto… Non sapete come riportare in vita un animale ormai estinto… Non sapete far rinascere le foreste che una volta crescevano dove ora c’è il deserto… Se non sapere come risolvere questi problemi, per favore smettete di provocarli.
Qui sarete anche delegati dei vostri governi, uomini d’affari, organizzatori, giornalisti o politici. Ma in realtà siete madri e padri, sorelle e fratelli, zie e zii – e tutti voi siete figli di qualcuno.
Sono solo una bambina; ma so che facciamo tutti parte di una famiglia composta da cinque miliardi di persone. In realtà sono 30 milioni le specie che compongono la nostra famiglia – e so che né i confini né i governi cambieranno mai questa situazione. Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti nella stessa situazione e dovremmo agire come un solo mondo verso un solo obiettivo.
Nella mia rabbia, non sono cieca; e nella mia paura, non ho paura di dire al mondo come mi sento. Nel mio Paese produciamo tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via. Eppure i paesi del Nord del mondo non condividono mai nulla con quelli che hanno bisogno di tutto. Anche quando abbiamo più del necessario, abbiamo paura di condividere; abbiamo paura di lasciare andare parte della nostra ricchezza.
In Canada viviamo una vita privilegiata. Abbiamo cibo, acqua e ogni tipo di riparo in abbondanza. Abbiamo orologi, biciclette, computer e televisori. L’elenco potrebbe continuare per due giorni. Due giorni fa, qui in Brasile, siamo rimasti scioccati quando abbiamo passato del tempo con alcuni bambini che vivevano per strada. Questo è ciò che ci ha detto un bambino: “Vorrei essere ricco e se lo fossi darei a tutti i bambini di strada cibo, vestiti, medicine, alloggio, amore e affetto”.
Se un bambino di strada che non ha nulla è disposto a condividere, perché noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi?
Non riesco a smettere di pensare che questi sono bambini della mia età, e che fa un’enorme differenza il luogo in cui nasci; che potrei essere uno di quei bambini che vivono nelle favelas di Rio. Potrei essere un bambino che muore di fame in Somalia, o una vittima della guerra in Medio Oriente, o un mendicante in India. Sono solo una bambina, ma so che se tutti i soldi spesi per la guerra fossero spesi per trovare risposte ambientali che pongano fine alla povertà e per fare accordi… che posto meraviglioso sarebbe questa Terra.
A scuola, anche all’asilo, ci insegnate come comportarci nel mondo. Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere le cose, a rispettare il prossimo, a pulire quando mettiamo in disordine, a non ferire le altre creature, a condividere, a non essere avidi. Allora perché poi andate là fuori e fate le cose che ci dite di non fare? Non dimenticate il motivo per cui partecipate a queste conferenze; per chi lo fate. Siamo i vostri figli. State decidendo in che tipo di mondo cresceremo.
I genitori dovrebbero essere in grado di rassicurare i propri figli dicendo: “Andrà tutto bene; non è la fine del mondo, e noi stiamo facendo del nostro meglio”. Ma non credo che voi possiate più dircelo. Siamo almeno sulla vostra lista delle priorità?
Mio padre dice sempre: “Sei quello che fai, non quello che dici”. Beh, quello che fai mi fa piangere la notte. Voi adulti dite che ci amate. Ma vi sfido – vi prego – a far sì che le vostre azioni riflettano le vostre parole.
Grazie