L’inquinamento record della Pianura Padana arriva anche sul “Guardian”

Il prestigioso quotidiano inglese The Guardian è tornato ad occuparsi della Pianura padana per un motivo non certo onorevole: gli altissimi livelli di inquinamento ambientale della regione.

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Inquinamento record. Qualche settimana fa il prestigioso quotidiano inglese The Guardian è tornato ad occuparsi (lo aveva già fatto qualche tempo fa) della Pianura padana, per un motivo non certo onorevole: gli altissimi livelli di inquinamento ambientale della regione.

Impossible to live like this”: Italy’s Po Valley blighted by air pollution among worst in Europe. Questo il titolo dell’articolo – che non ha bisogno di traduzione, a parte forse “blighted”, “rovinato, devastato” – firmato dalla giornalista Angela Giuffrida.

“Gli abitanti di Cremona affermano che la vita sta diventando insopportabile a causa dell’inquinamento provocato dall’industria, dalle automobili e dalle produzioni degli animali da allevamento”.

Così comincia il quotidiano britannico, partendo nella sua indagine proprio da quella città – Cremona – che da diversi anni vanta nelle classifiche il poco invidiabile titolo di capoluogo di provincia più inquinato d’Italia (si vedano i vari report della EEA in proposito).

L’inviata del Guardian si è spinta nel cuore della pianura, a Crotta d’Adda, paesino di 600 abitanti, dove la popolazione vive da un po’ di tempo pressoché “barricata in casa”.

La causa è “il fetore insopportabile e potenzialmente nocivo, che ha causato vomito, difficoltà respiratorie, vertigini, occhi gonfi e mal di testa” e che proviene dalla vasta area di terreno agricolo direttamente adiacente alle loro case.

La frazione, spiega il quotidiano, è “circondata da allevamenti di maiali e pollame, le cui feci vengono trasformate in fertilizzante prima di essere ricoperte da uno spesso strato di terreno agricolo, in un processo noto come “spargimento dei fanghi”.

Principale imputato è il cosiddetto “gesso di defecazione”, un materiale solido ottenuto dall’idrolisi di materiali biologici utilizzando calce e/o acido solforico. “Sebbene il gesso da defecazione sia considerato un prodotto versatile in agricoltura, il rischio è che i gessi possano provenire da materiale classificato come rifiuto e quindi vietato all’uso nei fertilizzanti”.

“È impossibile vivere così”, commenta sconsolato un abitante davanti alla giornalista. “Non puoi uscire, non puoi fare nulla. Anche la tua casa non è più immune, perché la puzza penetra ovunque e dura per settimane. La ciliegina sulla torta è che viviamo in una zona circondata da tutti gli altri fattori che causano inquinamento”.

Questo dell’insieme dei fattori inquinanti concentrati in un’unica (e vasta) area è in realtà il vero tema del reportage del Guardian.

“La Pianura Padana” spiega l’articolista ai lettori d’oltre Manica “una vasta area geografica a cavallo tra le regioni settentrionali italiane tra cui Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, è tra le peggiori in Europa per l’inquinamento atmosferico”.

L’articolo ricorda come una precedente indagine del Guardian “ha rilevato che più di un terzo delle persone che vivono nella valle e nelle aree circostanti respiravano aria quattro volte superiore al limite delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per le particelle sospese nell’aria più pericolose”.

Insomma, anche gli inglesi sono preoccupati dei livelli di pollution della operosa Padania. E forniscono anche qualche numero, a differenza della maggior parte dei nostri media nazionali.

“Secondo l’EEA, la cattiva qualità dell’aria è da collegarsi a 50.303 morti premature in Italia nel 2020, e mentre la maggior parte si è verificata a Milano, Cremona è stata la provincia italiana con la più alta percentuale di decessi – tra 150 e 200 ogni 100.000 residenti – attribuiti al particolato fine. materia, o PM 2.5”.

I rischi per la salute sono dunque notevoli e molto preoccupanti. Maria Grazia Petronio, rappresentante dell’ISDE, l’Associazione medici per l’ambiente, spiega al giornale che “nessun organo del corpo è immune dal PM 2,5. Parliamo di tutti i tipi di cancro, di malattie respiratorie, problemi di fertilità e anche malattie cardiovascolari. Quando il PM 2,5 è alto riscontriamo un chiaro aumento degli attacchi di cuore”.

Se il problema è così grave (e lo è) cosa si fa per correre ai ripari? Cosa fanno le istituzioni, gli enti locali e quelli nazionali? si è chiesto il Guardian.


La risposta è critica: “Sebbene le iniziative locali come le piste ciclabili e le restrizioni sui veicoli che emettono inquinamento abbiano contribuito in qualche modo a combattere lo smog nella Pianura Padana, le autorità esitano a intraprendere azioni più forti poiché ciò comporterebbe un costo economico”. Semplice e diretto, com’è nella consuetudine degli anglosassoni.

Qualche miglioramento c’è stato, riconosce l’articolo. “Nell’ambito di un piano elaborato insieme alle autorità di Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, l’assessore lombardo all’Ambiente, Giorgio Maione, sostiene che la regione ha fatto buoni progressi negli ultimi anni nel tentativo di ridurre l’inquinamento.

Nell’ultimo decennio il livello delle polveri grossolane (PM10) in Lombardia, regione con più di 10 milioni di abitanti, è andato progressivamente diminuendo, così come il numero di giorni in cui è stato superato il limite di 50 mg/m3, anche se nel 2022 il limite dei 35 giorni è stato ancora superato”.

“Maione” ricorda il giornale “ha affermato che la Lombardia ha investito 19 miliardi di euro (16 miliardi di sterline) in iniziative per la riduzione degli inquinanti tra il 2018 e il 2022, la maggior parte dei quali è stata spesa per migliorare le infrastrutture di mobilità, compresi incentivi che consentono ai residenti e alle imprese di scambiare veicoli con veicoli più puliti”.


E tuttavia gli obiettivi che la UE ha fissato per il 2030 sono fuori discussione, ricorda il Guardian, quanto al loro raggiungimento. Non se ne parla proprio.

“L’assessore Maione sostiene che la regione sta facendo uno sforzo enorme, ma che è impossibile raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria dell’UE per il 2030 a causa dello svantaggio della sua posizione geografica”. “L’Italia infatti” conclude l’articolo inglese “è tra i paesi che spingono affinché le regole vengano allentate”.

Da G.T.M.
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