8 anni fa alla Cop 21 di Parigi si sanciva il principio dell’equità intergenerazionale

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Il principio dell’equità intergenerazionale, sancito nel 2015 con il Trattato di Parigi, riveste un’importanza fondamentale per il nostro futuro. Questo concetto si basa sulla necessità di garantire una giustizia tra le generazioni presenti e future, affrontando le sfide ambientali ed economiche che ci attendono. Concretizza di fatto quello quanto già espresso nell’art. 3.1 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).

Quell’accordo storico, firmato da 195 Paesi, rappresentò un notevole passo avanti nella concezione di lotta ai cambiamenti climatici e alle azioni da intraprendere, perché prendeva atto formalmente del fatto che le azioni da intraprendere vanno in un qualche modo concordate con le generazioni su cui ricadranno.

Con il passare degli anni, abbiamo assistito a cambiamenti climatici sempre più evidenti e a effetti devastanti sulla biodiversità del nostro pianeta. L’equità intergenerazionale ci invita a considerare i nostri comportamenti attuali e come essi possano influenzare negativamente la vita dei nostri discendenti. Appare sempre più chiaro che è nostro dovere agire in modo responsabile per preservare l’ambiente per le generazioni future.

L’applicazione del principio dell’equità intergenerazionale contribuisce anche alla creazione di una società più equa ed inclusiva. Ci spinge a riflettere sulle disuguaglianze socio-economiche che esistono nel mondo e su come queste possano essere perpetuate o ridotte dalle nostre azioni attuali. Promuovendo la giustizia tra le generazioni, lavoriamo verso un futuro in cui tutti abbiano pari opportunità di sviluppo e benessere.

Dopo 8 anni circa (l’accordo è del 12 dicembre 2015) dalla sua adozione, il principio dell’equità intergenerazionale ha avuto importanti sviluppi nella politica internazionale, almeno a livello di intenzioni generali: sempre più Paesi stanno riconoscendo l’urgente bisogno di considerare gli interessi delle generazioni future nelle decisioni politiche ed economiche.

In sostanza, si è sancito il diritto internazionale per le nuove generazioni di fare valere le proprie ragioni. Diverse associazioni all’epoca fecero sentire la loro voce in questo senso: ad esempio Youngo, un’associazione giovanile a livello internazionale riconosciuta dalle Nazioni Unite. Anche associazioni italiane come l’Italian Climate Network si fecero sentire (qui il bollettino di allora).

Non si può più prescindere, quando definiamo il concetto di sostenibilità, dall’impatto che avranno le nostre azioni sulle generazioni future. E’ un loro diritto internazionale. Ma a 8 anni di distanza, quanto di quel principio possiamo dire sia stato effettivamente posto in essere?

Da G.T.M.
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